Recupero abitativo di una tettoia

Progetto di Paolo Scrigna, architetto
Servizio e testo di Leonardo Servadio

La tettoia serviva da deposito e nell’ambiente agricolo dell’hinterland torinese di qualche decennio fa avrebbe potuto essere forse anche un fienile.
Oggi è divenuta invece un’opportunità: un volume costruito che poteva essere reso abitabile.
La sua ubicazione, in un contesto divenuto residenziale, ovviamente favoriva la trasformazione.
E il suo orientamento, con le pareti aperte verso sud, favoriva la collocazione di una facciata vetrata ma schermata che utilizzasse al meglio l’energia solare.

In alto: la tettoia come si presentava prima dell’intervento. Le grandi aperture verso sud hanno permesso la collocazione di grandi vetrate su quella che diventa la facciata principale dell’edificio, senza modificarne il profilo.
Sotto: la pianta. I locali di servizio sono posti verso nord, i locali per la vita del giorno sono posti verso sud.
In basso: i diversi prospetti – si noti la schermatura solare che prolunga il profilo del tetto.
A sinistra: la ristrutturazione completata, con l’annesso sul lato ovest. Il rivestimento esterno è in piastrelloni di terracotta.

Armonizzandosi con le edificazioni circostanti (case mono o bifamiliari di costruzione relativamente recente) il progettista, arch. Paolo Scrigna, ha scelto di mantenere il disegno della tettoia preesistente, trasformando radicalmente invece il “contenuto” tecnologico dell’edificio. La ristrutturazione così ha conservato la copertura a doppia falda in coppi, tipici della zona, ha mantenuto i colori che sulle pareti si riscontrano tutto attorno, ma ha realizzato un edificio abitativo con soluzioni tecnologiche e materiali di avanguardia, finalizzati al risparmio energetico.
Nell’impostare il progetto di ristrutturazione si è ottenuta la possibilità di ampliare l’edificio di 30 mq: questo non ha portato a una trasformazione del profilo originario della tettoia, ma si è tradotto semplicemente in un basso corpo annesso che per superfici esterne si distingue nettamente dall’esistente.
In pratica la ristrutturazione ha mantenuto la tettoia nella sua valenza formale, ma ha recuperato, al suo interno e nell’ampliamento, un valore abitativo totalmente nuovo, caratterizzato da una tendenza verso la casa passiva, a
bassissimo consumo energetico.

Come scrive il progettista: “Sono stati presi in considerazione i principi cardine dell’edilizia sostenibile: forma compatta, orientamento, isolamento termico, inerzia termica, attenzione ai ponti termici, apporto solare, fonti riciclabili.”
Il volume ottenuto con la realizzazione di un solaio in laterocemento (a livello di quello del deposito), sostenuto dai vecchi pilastri in mattoni e da nuovi pilastri in cemento armato, ha definito una nuova area in cui sono stati collocati,
nel lato nord i servizi (bagni e cabina armadio) mentre nel lato sud sono stati posti gli spazi abitativi caratterizzati da ampie aperture.
Questo ambiente è definito dalla vecchia muratura (due mattoni semipieni con 3 cm di lana di vetro) e da quella nuova (blocchi polarizzati da 25 cm).

La coibentazione è stata realizzata sulle facciate con 10 cm di lana di roccia e con una parete ventilata in terra cotta, e con uno strato di 16 cm di lana di roccia sul tetto.
Le aperture sono state realizzata con serramenti in legno dotati di vetrocamera basso emissiva con argon interno (Uw= 1,32/1,36 W/mqK) protetta da un brise-soleil che regola il passaggio dei raggi solari in relazione alle stagioni, chiudibili da persiane scorrevoli. Il tetto “freddo”, staccato dal volume abitativo, consente una continuità all’isolamento termico (eliminazione dei ponti termici) e permette la circolazione dell’aria che produce un abbassamento della temperatura della zona sotto il tetto nella stagione estiva. Nello spazio libero tra tetto e solaio sono posti gli impianti di ventilazione.
La parete ventilata in terracotta evita i fenomeni di condensazione, permette l’isolamento acustico e aumenta l’inerzia termica della parete.
La climatizzazione è realizzata con un generatore, costituito da una pompa di calore aria – acqua abbinata a una caldaia a condensazione che eroga il calore attraverso un pavimento radiante. Il tutto è gestito da un computer che in funzione della temperatura esterna fa lavorare la pompa di calore o la caldaia: l’acqua circola a 35°C in inverno, a 10°C in estate.

In alto: il rendering mette in risalto la composizione delle pareti, che sono ventilate e protette da uno spessore di lana di roccia.
Sotto: la serpentina che conduce acqua calda o fredda sotto il pavimento; particolare della struttura del tetto e dei sostegni che la collegano alla struttura della casa; i brise – soleil che schermano la facciata.
A destra dall’alto: la schermatura solare le cui lamelle a seconda delle stagioni fermano o lasciano passare le radiazioni solari: d’estate la luce non cade sulle facciate, mentre d’inverno sì. Schema della circolazione dell’aria nelle diverse stagioni.

LE SCHERMATURE SOLARI
La differenza tra l’uso di fonti di energia “alternativa”, quali quella solare o di utilizzo di energia dalla “rete”, e l’assenza di fonti di energia, è ciò che distingue la casa “passiva” dalle altre costruzioni.
Per passività si intende la possibilità che un edificio elabori direttamente l’energia presente nell’ambiente.
I pannelli solari (fotovoltaici o termici) costituiscono fonti “attive” di energia.
“Il termine Passivhaus (casa passiva) deriva dal fatto che l’edificio è in grado di riscaldarsi pressoché da solo sfruttando i carichi gratuiti interni (persone, apparecchiature, illuminazione artificiale) solari e grazie all’elevato isolamento termico dell’involucro è in grado di mantenere a lungo il calore accumulato, richiedendo quindi un fabbisogno energetico di riscaldamento così basso da poter essere fornito all’occorrenza da un sistema impiantistico a bassa potenza…”.
Così scrive Fabio Sciurpi nel volume “Passivhaus. Evoluzione energetica e comfort ambientale negli edifici italiani” (a cura di Cristina Carletti e Fabio Sciurpi, Pitagora Editrice). In un certo senso una casa totalmente passiva costituisce un punto di arrivo cui si tende: in funzione delle circostanze ambientali in cui è ubicato l’edificio, le sue caratteritische “passive” possono essere complementate da installazioni “attive” quali i collettori solari o le sonde geotermiche.
In questo edificio in Piemonte i sistemi di isolamento delle pareti, il sistema usato per tenere staccato il tetto dal resto dell’edificio, la collocazione strategica delle aperture e delle schermature solari, appartengono al concetto di casa passiva.
Di particolare rilevanza al proposito sono le schermature solari, o brise – soleil.
Si tratta di lamelle inclinate e regolabili che fermano la luce diretta del sole impedendo che questa raggiunga le superfici vetrate nei mesi più caldi, quando il sole passa più alto in cielo durante la giornata. In questo modo si evita l’effetto serra. Nei mesi invernali, quando l’altezza del sole sull’orizzonte è minore, i raggi solari invece colpiscono direttamente le finestrature permettendo un riscaldamento dell’ambiente interno.

CONTROLLO ENERGETICO DEGLI EDIFICI
Per progettare con efficacia la gestione termico-ambientale di un edificio, è necessario studiare i flussi d’aria interni e conformare l’architettura in modo tale che tali flussi favoriscano il raffrescamento in estate e il riscaldamento in inverno. In ogni caso è necessario predisporre una fuoriuscita apicale dell’aria calda, onde evitare che si formino sacche di aria calda che tendono a trasmettere la temperatura al resto della casa. In questo edificio del Torinese il tetto staccato dalla struttura consente l’afflusso di aria esterna che circola nel sottotetto e in parte alimenta l’impianto di ventilazione, in parte fuoriesce dall’apertura centrale.
Il pavimento radiante fornisce un apporto positivo che si somma all’effetto ottenuto con il controllo della luce solare incidente.
Così in estate, quando le schermature evitano un riscaldamento delle facciate vetrate verso sud, nella serpentina sotto il piano di calpestio viene fatta circolare acqua fredda, che contribuisce a ridurre il calore ambientale.
In inverno avviene il processo inverso: al contributo dell’ingresso dei raggi solari attraverso le grandi vetrate sud, si somma il contributo della circolazione di acqua riscaldata a una temperatura moderata (35°C).

 

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