Riminese o romagnola?I due volti della piadina


Piadina – la ricetta

Impastate 500 gr. di farina con 200 gr. di strutto, sale quanto basta, un pizzico di bicarbonato di sodio e l’acqua necessaria per ottenere un impasto solido. Dividere l’impasto in parti grandi come un pugno. Con il mattarello ricavare cerchi di 15-20 cm di diametro e 1/2 cm di spessore. La piadina si cuoce sul ‘testo’ di terracotta o su una piastra di ferro rovente, ma all’occorrenza si può utilizzare anche una padella in Teflon. Bisogna girarla spesso e ‘punzecchiare’
la superficie con le punte di una forchetta, per evitare che si formino bolle d’aria. Si mangia calda farcita di prosciutto, formaggio, erbe cotte, insalata o nella versione dolce con Nutella.

Riminese o romagnola? I due volti della piadina

Chiamato da Giovanni Pascoli il ‘cibo nazionale dei Romagnoli’, la piadina non ha lo stesso aspetto e sapore se la si
gusta nel riminese, piuttosto che tra Ravenna e Cesena. Più sottile e povera di grassi la prima, per poterla meglio arrotolare una volta farcita, più alta e ricca di strutto la seconda. Tra le due piadine, per anni, si è combattuta una guerra a colpi di ricette e ricerche storiche per rivendicare il titolo di indiscussa regina della Romagna. La piadina, la cui origine è antica, la si fa risalire ai Romani e ha avuto tra i suoi cantori illustri esponenti della letteratura italiana,
come Marino Moretti, Aldo Spallicci e Giovanni Pascoli, passa attraverso mode e tendenze gastronomiche del momento rimanendo sempre attuale grazie all’inventiva e alla creatività delle ‘piadaiole’ che la farciscono nei modi più originali. Gustoso ‘scrigno’ per affettati, salumi, ma anche per la golosa Nutella (senza tralasciare le varianti più innovative, come la piadina con il formaggio greco Feta, rucola e vesuviani, o quella con pecorino al tartufo, rucola e crema di porcini) la ‘pié’ – ma anche ‘pjida’, ‘pieda’ o ‘pji’ nelle varianti del dialetto romagnolo – rappresenta l’ideale filo conduttore per un viaggio gastronomico in terra di Romagna da proporre ai propri ospiti per una serata estiva a tema.

La piada è anche regina della tavola: sostituisce il pane e ben si sposa con piatti di carne e pesce. Parente stretto
della piadina è il crescione: una piada ripiegata su sè stessa e farcita. Nella ricetta originaria era ripieno di verdure (di solito erbe di campo saltate in padella con aglio e olio), oppure di zucca, patate e formaggi e, come la piadina, veniva cotto sul fuoco su un ‘testo’ di materiale refrattario. Per i ‘puristi’ a Villa di Montetiffi, nei dintorni di Cesenatico, sopravvive ancora l’antichissima tradizione della fabbricazione delle teglie in argilla per la cottura della piadina, di cui si ha notizia a partire dal XVI secolo, mentre a Gambettola si possono acquistare kit per la piadina da appendere in cucina con teglia, scopino in saggina per pulirla e ricettario. Tra le curiosità non deve sfuggire che la piadina riccionese di Roberto Bagli è stata inserita da Coop Italia nella dieta mediterranea fornita agli astronauti russi.

Foto e testo: APT Emilia Romagna

Il muro di contenimento dei terrazzamenti, in pietra a secco, contiene una funzionale cucina con forno a legna e piani di preparazione dei cibi attrezzati. Una soluzione che si integra con profondo rispetto nell’ambiente e permette di non rinunciare alle comodità.

 

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