Renzo Piano: la pietra su cui si fonda il progetto

Renzo Piano: La pietra su cui si fonda il progetto

«L’aula liturgica sorge sulla cima del colle, non lontano dal monastero dei cappuccini e dalla chiesa precedente» riferisce il progettista, Renzo Piano. «La grande dimensione della croce in pietra alta quaranta metri fanno di questo affaccio verso il mare all’orizzonte un punto certo di riferimento da lontano. La copertura della chiesa infatti, poco sviluppata in
altezza e circondata da alberi, è visibile solo una volta giunti in prossimità del sagrato. Dal vecchio monastero dei Cappuccini, questo sagrato triangolare in leggera pendenza invita i pellegrini a scendere verso la chiesa. Qui, nei giorni di festa, potranno trovare posto decine di migliaia di persone.

Altre seimila siederanno all’interno del luogo di culto…. Non è stata prevista una facciata monumentale, ma semplicemente un fronte d’accesso vetrato arricchito dal colore e dalle immagini dell’Apocalisse. Attraverso questa parete trasparente, quando i teli dipinti sono chiusi, l’interno della chiesa sarà visibile dalla piazza. Inoltre, le ali della copertura rivestite in rame si protendono verso il sagrato in un gesto amichevole di accoglienza, creando una specie di portico e togliendo enfasi all’ingresso….
Gli archi in costruzione. La pietra locale è stata portata a Carrara per essere lavorata.

Nella chiesa di Padre Pio, la pietra è selciato e copertura, ma anche materiale strutturale: la campata principale di quarantacinque metri di larghezza rappresenterà forse il più lungo arco portante in pietra mai realizzato: e non è gusto per il record. È semplicemente voglia di esplorare quello che si può fare con la pietra oggi, quasi mille anni dopo le cattedrali gotiche. Il virtuosismo tecnico non è fine a se stesso, ma risponde a una precisa scelta formale. A San Giovanni Rotondo la chiesa sboccia dalla pietra della montagna. Di pietra sono muri, sagrato, archi di sostegno, la grande croce.Abbiamo deliberatamente insistito su un solo materiale per farne la chiave espressiva del progetto».

Vi sono due serie di archi: la prima origina dal
centro dell’aula, la seconda ne allarga il perimetro.
Sui grandi archi in pietra, tutti diseguali tra loro,
una duplice serie di barre regge la copertura.

In un’intervista pubblicata sul quotidiano Avvenire il 23 giugno scorso, Piano ha spiegato così il motivo del tipo di pianta prescelto: «Me l’ha suggerito il luogo: perché anche i luoghi parlano, anche se talvolta gli architetti non li sanno ascoltare. La piccola valle alle spalle della vecchia chiesa ha un carattere evidente. Suggerisce nella discesa l’idea del grande sagrato che si completa in basso nello spazio ad andamento circolare: di qui la forma della chiesa. Dettata anche dal fatto che se si vuole avvicinare l’assemblea il più possibile all’altare questa forma ad andamento circolare è la migliore. Le grandi arcate separano l’aula in spicchi: ognuno di questi ha dimensioni simili a quelle di una chiesa da 300/400 posti. E ogni spicchio è come una piccola chiesa. La sensazione di magniloquenza delle grandi chiese deriva dal fatto che lo spazio non è interrotto. Invece qui è ritmato dagli archi di pietra che reggono la copertura, oltre che dalle panche di rovere le cui tavole sono spesse 10 centimetri. Gli archi sono diseguali tra loro, di ampiezza crescente». La forma architettonica ha dato luogo ad un’aula «Ricca di vibrazioni e di sonorità ambientale. Non solo quando si leva la voce del magnifico organo, ma anche per effetto della luce, che filtra indiretta nell’ambiente e si concentra in modo diretto solo sull’altare… ».

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