Quattro case a Capri

Quattro case a Capri, localizzate sul Monte Tuoro, immerse nel verde della pineta o proiettate sul vuoto panoramico, costituiscono la testimonianza di una singolare avventura imprenditoriale, intrapresa negli anni 1940-1960 dal Comm. Antonio Lezza, giornalista internazionale e grande appassionato delle isole partenopee.
Un’avventura mossa dalla ricerca del bello che non si sottomette alle logiche del profitto e che, forse proprio per questo, si conclude con un epilogo poco fortunato, e con le degenerazioni di cui l’architettura costituisce sempre una fedele e spesso spietata testimonianza.
La Fonte Gaia, la Grande Tuoro, la Vedetta e l’Ardita rappresentano quattro episodi di un unico racconto architettonico in cui è possibile rileggere il passaggio progressivo da un’idea di casa che fa riferimento alla tradizione spaziale locale, vincolata alla modellazione del suolo, ad una che esprime in termini alti, a volte sublimi, un senso dell’abitare volto al disegno del panorama. Ovvero, l’evoluzione dalla casa rustica, intimamente legata alla terra dall’alternanza di spazi aperti e spazi chiusi che ne delimitano l’ambito di appartenenza, alla casa di vacanza, audacemente proiettata ad accogliere l’orizzonte lontano.
Se la Fonte Gaia definisce spazi circoscritti in cui stabilire dirette relazioni tra ambiti interni ed esterni, in un’alternanza di episodi costruttivi che sembrano scaturire da un processo additivo prodottosi nel tempo, la Grande Tuoro evidenzia la sintesi di un’immagine architettonica compiuta, in cui l’articolazione edilizia si riunifica nel grande volume che domina lo spazio circostante.
Con la Vedetta si afferma il processo di affrancamento della costruzione dalla soggezione alla terra: la casa è uno schermo proiettato sul panorama lontano, un meccanismo spaziale capace di raccoglierne le suggestioni, diventando essa stessa strumento di esaltazione delle sue qualità paesaggistiche.
La villa l’Ardita fornisce la sintesi definitiva del distacco dal contesto, per intraprendere un dialogo forte con un luogo ideale che la casa proietta dalle sue ampie vetrate: un paesaggio in cui convivono, in perfetta simbiosi, la forza dionisiaca della alta massa rocciosa di Monte Solaro e l’apollinea superficie d’acqua della sottostante Marina Piccola.

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