Quando il fuoco apre la porta dei ricordiIn un angolo della mia tavernetta… Libero Licameli

Emilia Valli e il marito, sono ritratti davanti a un fogolâr di amici

Quando il fuoco apre la porta dei ricordi
“Nella mia mente di donna moderna con origini cittadine, l’idea di camino è connessa al ricordo di giorni di festa; e, come tale, rimane legata a sentimenti di gioia. In ogni festa familiare, che io rammento, il camino era al centro di ogni rituale. Per questo, ancora oggi, il profumo dei legni mi richiama immagini di memorie remote, per affacciarsi con un fluttuare dolce e vago in una zona non ben distinta, tra mente e cuore, senza che mi sia subito chiaro da dove provengano. In questo modo rivedo la caotica allegria delle feste della mia gioventù: davanti ad un camino. La primissima infanzia non si dimentica del tutto, anche se si lasciano i luoghi che ci hanno visto bambini. In particolare, il ricordo di un camino rimane indelebile nella mia mente: quello della casa di zia Sarina, a Riofreddo, nei pressi di Cave del Predil. La casa, distrutta poi dal terremoto del ‘76 aveva una cucina vasta e luminosa, piena di bricchi di ceramica, piatti alle pareti e rami lucenti, che, socchiudendo gli occhi, al riverbero del “ciocco”, mi parevano stelle sfavillanti di mille barbagli d’oro. Era una cucina calda, solida, rassicurante, malgrado il caos di gente cibi e stoviglie, che ingombravano il grande tavolo di legno massiccio e scuro, come le panche, la piattaia e le madie. Da un lato, al centro di una sorta di alcova, era il basso fogolar, coperto dalla larga cappa circolare rifinita dal volant di cotone a quadretti rossi, sul cui bordo si allineavano in bella mostra cucume e chicchere di ceramica. Attorno al fogolar, si attendeva che la polenta fosse pronta da scodellare. Poi, finalmente, quando la polenta prendeva a staccarsi dalle pareti del paiolo e la crosta abbrustolita iniziava ad arrotolarsi sotto il mestolo, staccato il recipiente dal gancio, la zia ne batteva un paio di volte il fondo sulla pietra d’angolo del camino (perché la polenta potesse “accomodarsi” bene) e, quindi, con un gesto unico e deciso, la capovolgeva sul largo legno, al centro della tavola, facendola uscire tutta in un sol colpo, ben compatta e unita in un unico cumulo dorato. Quando si era tutti a tavola, la zia svolgeva “il filo” che teneva avvolto attorno all’impugnatura del tagliere e, tenendolo tra le due mani, lo passava sotto la forma, tirandolo in su decisa, alla distanza di circa un centimetro per staccare tante belle fette calde che divideva ai commensali. Un rituale che concludeva gettando un pezzetto della propria porzione tra le braci: un offerta di cibo a coloro che non c’erano più. Reminescenze di momenti sereni in cui noi bambini vivevamo la semplicità dei nostri giochi al magico riverbero del fuoco, senza renderci conto di accumulare nella parte più remota del nostro cuore il sentimento profondo che ci avrebbe per sempre legato ai nostri luoghi: uno stato d’animo perenne, che, pur sopito più tardi dal logorio di una vita più attiva, sarebbe talora riaffiorato vivo ed emozionante a riportare intatti i tempi andati”. Emilia Valli

In un angolo della mia tavernetta…
Pubblichiamo con piacere la foto e la testimonianza che ci ha inviato Libero Licameli. “Sono un lettore delle vostre riviste che documentano la realizzazione di camini o ambienti con camini prodotti da affermate ditte. È il caso della Palazzetti alla quale mi sono rivolto a mezzo di un rappresentante di zona per acquistare Palex Ecomonoblocco Exagone 78. Dopo la messa in opera a cura dell’installatore, ho realizzato con la partecipazione di un fratello laborioso e di un artigiano locale, esperto e appassionato della costruzione dei camini, i lavori di muratura e rifinitura in pietra e cartongesso dei contorni del camino, recuperando l’uso di un adiacente forno a legna inattivo ma già esistente da molti anni, collegando l’impianto in conformità alle norme per la sicurezza suggerite dall’installatore. In pratica ho recuperato nel modo più opportuno e piacevole, un angolo di tavernetta di circa 70 metri quadri”.
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