La purezza di un mondo Zen

Un’architettura molto personale dove il modernismo europeo più radicale si sposa con l’aulica tradizione nipponica.

Questa villa, che sorge nella zona residenziale di Fukuoka, la maggiore città dell’isola di Kyushu, è opera di un noto architetto giapponese contemporaneo, Kazuhiko Oishi. Il 20  marzo di quest’anno l’isola è stata colpita da un terremoto di grado 7 della scala Richter, fortunatamente senza il successivo tsunami, e la villa, costruita con appropriati criteri antisismici, ha resistito. Sarebbe stato un peccato perderla, perché si tratta di un’opera significativa dell’architettura giapponese contemporanea.Per comprenderla meglio occorre rifarsi al momento in cui i maestri del Movimento Moderno europeo entrarono in contatto con l’architettura giapponese tradizionale. Grazie alla “politica culturale” di Hitler che mise gli architetti tedeschi d’avanguardia in una terribile lista di proscrizione, tutti i migliori furono costretti ad allontanarsi, e alcuni furono attratti proprio dal Giappone che in quel momento favoriva i contatti con intellettuali e artisti occidentali. Questo contatto fu per gli architetti europei un colpo di fulmine: in quelle architetture antiche di secoli vedevano compiutamente realizzati i loro princìpi.In costruzioni lignee come quella di Katsura vedevano realizzati alcuni principi costruttivi tipicamente “razionalisti” come la struttura lasciata in evidenza, la rinuncia alla decorazione, l’essenzialità delle forme. Fu un periodo di amore reciproco, e un architetto famoso come Bruno Taut si stabilì in Giappone per tre anni scrivendo il libro, “Il Giappone
visto con occhi europei”, dove a proposito della residenza principesca di Katsura scrisse: “È un’architettura spoglia e pura, innocente come un bambino”. Ma torniamo alla villa di Fukuoka.

Il soggiorno è stretto sui lati corti da due ampi setti in cemento a vista ad altezza parziale, e da una parete intonacata con una striscia vetrata superiore, mentre verso il giardino ha una vetrata a tutta altezza. Il soffitto sembra sostenuto dai vetri.KAZUHIKO OISHI, architetto
Il suo concetto base di Architettura: creare uno spazio a misura delle persone, creare edifici per catturare la natura poetica e astratta del rapporto tra lo spazio e la gente che lo utilizza. Inoltre, attraverso la riconfigurazione dei rapporti, cercare di costruire ogni volta con nuovi metodi e nuovi modi di utilizzo delle tecniche di costruzione.Centralità del progetto: la creazione di un tetto piano a sbalzo molto aggettante permette di avere un soggiorno dove il soffitto sembra poggiare sulle esili strutture della parete vetrata.
Innovazione: dopo la creazione di uno spazio irreale con figure geometriche primarie tutto viene trasfigurato dalla luce, sia naturale sia artificiale.
Uso dei materiali: il pavimento è in grandi piastrelle senza fughe dai colori quasi neutri, mentre le pareti alternano il bianco puro al cemento a vista e agli intonaci dai colori pastello.
Nuove tecnologie: una protezione “a binario” contro i terremoti.“Spoglia e pura” sono aggettivi attribuibili anche a questa architettura che, se osservata dall’esterno, mostra piani geometrici sia orizzontali sia verticali lanciati nello  spazio con molto dinamismo. E in questa scomposizione si può cogliere quell’elemento di gioco che può farla definire “innocente”. Ma si tratta pur sempre di una scomposizione
per piani che deriva dal Neoplasticismo, cioè da un’avanguardia europea. Cosa c’è invece di legato alla cultura giapponese, che vi circola come un profumo inafferrabile? È il rigore delle proporzioni e l’astratto disegno “orientale” delle vetrate, oltre che l’esasperato uso delle trasparenze. C’è molta ritualità in queste forme, un sapore difficilmente riscontrabile nell’architettura europea contemporanea.Il giardino che vi è all’interno (trasandato al momento della foto) potrebbe venire trattato a rastrello come un giardino Zen e nessuno si stupirebbe, perché qui l’atmosfera è magica e molto meditativa. Vi è qui, in questa concezione immateriale degli spazi, la presenza di una religione, il Buddismo, che predica il vuoto come essenza della realtà e come punto di arrivo della meditazione del saggio. Forse il tedesco Bruno Taut già negli anni ‘30 coglieva in una categoria dello spirito, quella dell’innocenza di un bambino, il significato ultimo dell’architettura e dello spirito giapponese. In una parola: è la visione del mondo Zen che cerca di riportare gli uomini alla purezza di chi gioca innocente senza provare i conflitti e le passioni degli adulti, che qui diventa la purezza delle forme architettoniche come invito alla purezza di cuore.

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