Profumo di legno antico

La virtù di una tradizione antica che porta i segni della saggia pazienza contadina e di un modo di vivere fondato sulla coerenza con la natura, sulla prossimità col bosco, con gli alberi e con le pietre: questo testimoniano i tabià, le edificazioni di area culturale ladina. È qualcosa che oggi, quando l’architettura a volte perde la capacità di armonizzarsi con l’intorno se persegue l’obiettivo di emergere e di dominare, acquista il senso della preziosità, da recuperare e conservare con cura. Il tabià è una delle espressioni di una cultura che dal Medioevo ha gelosamente conservato, attraverso secoli di invasioni e guerre, le proprie, lontane origini ladine. L’edificio poggia su una base in pietra e sorge con assi di legno e tetto in scandole: come s’usava un tempo, era sia fienile, sia stalla, sia abitazione. Gli ambienti erano raccordati ma distinti, la casa nella parte alta. Non sono molti i tabià sopravvissuti, ma la nuova sensibilità verso l’antico e l’autentico porta a recuperarli, riscoprendo in essi i pregi di un costruire ecologico.

Nelle foto: L’arredamento è stato studiato nel dettaglio seguendo il percorso culturale della tradizione contadina e realizzato da Olympia Style di Carmignano di Brenta.Quello di cui qui si parla sta nel cuore storico di Colle Santa Lucia, non lontano dalla sede dell’Istituto culturale ladino (già casa Chizzali Bonfardini, del 1612), a fronte di casa Piazza (del 1585). È stato costruito, presumibilmente nella metà del XVI secolo, in pietra basaltica e larice ed è stato già ristrutturato nel 1862, come testimonia la data iscritta sulla travatura bordonale di copertura.
L’intervento attuale ha mirato a salvaguardare l’aspetto esterno dell’edificio, riutilizzando i materiali originari. La parte in pietra (dove stava la stalla) è stata consolidata, il doppio solaio è stato smontato recuperandone le assi di larice: in tal modo si sono ricavate le altezze adeguate per l’abitabilità.La parte superiore in legno è stata smontata e alzata con un sistema di martinetti per inserire nuove travature e pilastrini in legno, creando nuovi solai e ricavando quattro porzioni abitative con accessi indipendenti, nel rispetto delle normative socio-economiche e storico-culturali. Le assi recuperate dalla vecchia stalla, ripulite e trattate a olio, sono state riutilizzate per il rivestimento interno degli spazi abitativi: oltre al pregio estetico, tale sistemazione ha consentito anche di ottenere condizioni di coibenza coerenti con gli standard attuali di classificazione energetica.
Il tetto è stato adeguato con rivestimento superiore in scandole spaccate di larice rosso.

Nella foto: Il segno dell’eclettica armonia è ricco di suggestioni cromatiche che emergono anche nei tendaggi, nei cuscini, nelle tappezzerie e nel divano realizzati da Gianni Pierobon di Cittadella.CENTRALITÀ DEL PROGETTO: RISTRUTTURAZIONE DI UN TABIÀ TRADIZIONALE, RICAVANDONE DIVERSI SPAZI ABITATIVI.
INNOVAZIONE: USO DEL LEGNO DI RECUPERO PER RIVESTIRE GLI INTERNI ANCHE IN FUNZIONE COIBENTE.
USO DEI MATERIALI: QUELLI DELLA TRADIZIONE, PIETRA E LEGNO.
NUOVE TECNOLOGIE: SMONTAGGIO E RIMONTAGGIO DELLE STRUTTURE, USO DI MARTINETTI PER INSERIRE NUOVE TRAVATURE.COLLE SANTA LUCIA (IN LADINO: COL, IN TEDESCO VERSEIL) È UN PICCOLO COMUNE (418 ABITANTI) NELLA PROVINCIA DI BELLUNO. AL DI LÀ DEL PREGIO TIPICO DELLE ZONE DOLOMITICHE, CON GLI AMPI, MAESTOSI SCENARI, LA SUA RICCHEZZA STA ANCHE NELLA MEMORIA ANTICA: È UNO DEI 18 COMUNI CHE FORMANO LA LADINIA, L’AREA CULTURALE IN CUI È STATA TRAMANDATA L’ANTICA LINGUA DERIVATA DAL LATINO. È UN “COMUNE SPARSO”: NON ESISTE UNA FRAZIONE CAPOLUOGO CHE DIA IL NOME AL COMUNE E IL MUNICIPIO SI TROVA IN FRAZIONE VILLAGRANDE, CHE QUINDI A VOLTE È INDIVIDUATO SEMPLICEMENTE COME “COLLE SANTA LUCIA”. NEL CUORE DEL CENTRO STORICO (IN FRAZIONE DI VILLAGRANDE), È NOTEVOLE LA CASA CHIZZALI BONFADINI (IN LADINO: CEJA DE JAN), OGGI SEDE DELL’ISTITUT CULTURAL LADIN. I NUCLEI CHE VI AFFERISCONO COMPRENDONO I TRE COMUNI DI COLLE SANTA LUCIA, CORTINA D’AMPEZZO E LIVINALLONGO DEL COL LANA. LA LADINIA OVVIAMENTE È BEN PIÙ VASTA E COMPRENDE TUTTA LA REGIONE ALPINA DOLOMITICA OVE È RADICATA LA LINGUA LADINA: UNA LINGUA NEOLATINA CHE SI PARLA NELLE VALLI INTORNO AL SELLA GARDENA, LIVINALLONGO, FASSA, CORTINA, IN VAL BADIA, NEL FRIULI E NEI GRIGIONI.

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