Preesistenza e innovazione

Il progetto comprende un teatro con annesso un centro polifunzionale, all’interno di una struttura esistente di archeologia industriale, situata in una area verde di circa mq.15.000 da adibire a parco urbano.
Il riuso dello spazio attraverso il mutamento della funzione originaria porta con sé una dimensione integrata e multipla, quasi che la forma diventa più ricca di tracce e di memorie.
Il luogo acquista molteplici valenze da osservare quasi in una trasparenza, in cui si condensano il tempo vissuto e lo spazio interno, quello che lo stesso Zevi1 definiva non rappresentabile in nessuna forma, è il reale protagonista del ‘fatto architettonico’ che può essere compreso solo con l’esperienza diretta.
Lo spazio pubblico è inteso come luogo intimo ed individuale pieno di segreti ed emozioni, di visioni che si trasformano; uno spazio non per le masse, ma destinato, in modo naturale e spontaneo, all’individuo che si identifica in esso; percezione involontaria della città.
Attraverso allestimenti e luci si può avere un doppio confronto tra paesaggio urbano e scenografia/arte, che rende possibile una narrazione articolata di alcuni temi della città; intreccio tra territori dell’arte e territori dell’architettura, come principio della trasformazione, dando avvio ad uno sviluppo antropologico e ad una stratificazione di identità del luogo e della società. L’architettura senza un contesto-luogo diventa solo un contenitore.

Vista nord-ovest
Il nuovo complesso è stato posto ortogonalmente alla preesistenza, formando con essa una ‘L’; forma eletta a motivo ricorrente del progetto, insieme al tratto orizzontale.
L’area collocata tra le due braccia dei fabbricati va a formare una piazza lastricata, con aree verdi e vasche d’acqua; tutto circondato da un pergolato coperto, ma trasparente, per suggerire idea e sensazione di leggerezza.Vista nord-est
Esternamente sono state inserite vetrate e schermature frangisole, verso la piazza e quinte scenografiche con un percorso coperto, verso la strada.
Si sono scelti materiali semplici che richiedono poca manutenzione, favorendo quelli lavorati in loco per limitare anche la necessità di trasporto: intonaco bianco, travertino, legno, vetro e acciaio; la loro associazione risponde a precise esigenze tecniche e valorizza le qualità di ciascuno di essi. Basti pensare, ad esempio, al caso di grandi luci in cui cavi e tiranti in acciaio lavorano in tensione, permettendo di ottenere strutture leggere ed efficienti dove il legno lavora solo in compressione.
La superficie vetrata del nuovo edificio avrà due funzioni:
 di schermatura fotosensibile, che reagisce attivamente alla luce del sole ed automaticamente passa alla posizione più efficiente, sia per irraggiare luce che per generare energia;
 di comunicazione, per mezzo di messaggi e immagini luminose variabili (LED).

Interno del museo
Nel progetto si è cercato di lasciare il più possibile intatto il fabbricato preesistente, eliminando solo n. 5 campate della struttura originale.
La porzione residua è stata destinata a museo e sottoposta all’abbassamento dell’attuale livello del pavimento ed al successivo inserimento di un primo piano. Un nuovo piano a tutti gli effetti, concepito come una struttura staticamente indipendente, in acciaio.

1. Bruno Zevi, Saper vedere l’architettura, Edizioni di Comunità (Einaudi), Torino, 2000.

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