Pietra e camini per la cascina

SULLE COLLINE LUCCHESI TORNA A SPLENDERE LA CALDA TRADIZIONE DELLA VITA CONTADINA

Progetto: Stefano Lazzarini, geometra
Località: Pieve a Elici, Lucca
Materiali: forno in mattoni pieni refrattari, camino con intonaco
Testo: Walter Pagliero
Foto: Athos Lecce

Si tratta di una cascina dalla vista eccezionale: da qui si domina il lago di Massarosa, Pisa con la sua torre sbilenca, Viareggio e la sua spiaggia affollata e, quando l’aria è limpida, anche le isole Gorgona, Capraia, l’Elba e la Corsica. Questo rustico tutto in pietra, con una deliziosa gradinata che scende sul fianco, è stato acquistato da una coppia tedesca che ha voluto restaurarlo con rigore mantenendo il suo carattere contadino. Particolare cura è stato dato alle fonti di fuoco a legna, come il forno qui a destra, nato per il pane ma ora utilizzato per pizze e grigliate, o il camino dello studio (l’ambiente meno contadino perché contiene una libreria avvolgente) lasciato molto semplice ma con un bel ripiano in mattonelle di refrattario (vedi pagine successive). L’atmosfera da campagna lucchese che si respira in questa casa proviene dai camini, dalle finestre squadrettate a piccoli vetri con gli scuroli, dalle travi in legno lasciate in vista sul fondo intonacato e dal cotto antico dei pavimenti; mentre all’esterno è la natura che parla con l’esuberante uliveto degradante verso il mare, le pergole col glicine e il gelsomino, i vasi di limoni e le erbe aromatiche. Un incanto che soprattutto gli stranieri sanno apprezzare.

Il giardino rustico collegato a una cascina diventata casa di vacanze, non dovrebbe essere come quello di una villa signorile, ma in sintonia con lo stile di vita di chi la cascina l’ha costruita e abitata prima di cederla a gente di città. Quei contadini avevano un rapporto diverso con la natura, per la necessità di trarre da essa i proventi con cui vivere, e tutto lo spazio utilizzabile veniva destinato alle colture produttive o all’orto privato per le proprie esigenze alimentari. Per il benessere e il tempo libero rimanevano i pergolati, col compito di far ombra sul tavolo all’aperto dove pranzavano o sostavano con gli amici durante la bella stagione. Al piacere estetico di veder crescere dei fiori era dedicato poco tempo e poco spazio: solo vasi alle finestre, nell’orto o sull’uscio di casa, spesso in barattoli di latta.

Un interno volutamente semplice ma a misura di cittadino
La preoccupazione di non cancellare il sapore di casa rustica non deve però inibire le scelte funzionali dell’arredamento. Se le nuove persone che la abitano sono degli appassionati lettori, è giusto metter loro a disposizione un’adeguata libreria, proprio accanto al camino rustico ripristinato. Non ci si può fingere quel che non si è: questo è il limite da porre all’attuale desiderio di rustico ad ogni costo. Il grande televisore non “fa rustico”? Pazienza, con i nuovi proprietari qualche cambiamento è pur avvenuto. Gli stessi contadini, se continuavano ad abitarla, l’avrebbero introdotto. Altrettanto si può dire del quadro: non si tratta di un pittore contadino come Ligabue, ma del noto pittore Bruno Martini Godani che vive e opera a Firenze, un salto culturale che attualizza uno spazio che rimane rustico.

Stefano Lazzarini

IL REIMPIEGO DI MATERIALI ANTICHI
Quando si fa il restauro di un’antica cascina dove non tutto è integro (e quindi in parte va rifatto), non si possono mescolare disinvoltamente materiali antichi e recenti, perché la differenza salterebbe all’occhio. Ciò vale per le soglie in pietra, per i pavimenti in cotto, per le travi di legno, ma anche per le pietre e le malte dei muri. Nella parte interna, se il muro non è in vista è meglio risanare con tecnologie moderne per dare maggiore sicurezza, per le pareti esterne tutte in pietra invece è necessario fare i rattoppi con quelle dello stesso periodo. Anche per le malte tendo a reimpiegare materiali antichi: i detriti sminuzzati, tritati, passati al setaccio e reimpastati con calce dolce (il cemento darebbe risultati veramente brutti). Per porte e finestre il recupero di materiale antico è più problematico perché scarso; in questo caso si fanno copiare da un vecchio modello per poi anticarle (in provincia di Lucca ci sono artigiani specializzati molto bravi). Per tutto questo è necessario servirsi del materiale messo in vendita durante le demolizioni, che non è sempre tutto buono: capita che le travi siano utilizzabili solo in parte, ad esempio su sette metri ce ne sono quattro buoni. Le travi vengono lavate e poi ricoperte con una calce dolce molto diluita che fa uscire il tannino dai pori del legno di castagno e poi si raschia. Se si vogliono più chiare si usa l’ammoniaca e poi la cera d’api, se si preferiscono più scure o diverse si mette il colore voluto dentro la cera. Così anche per il cotto: prima viene lavato con acqua e acidi non inquinanti, poi l’olio e infine la cera. Molte volte lo rimettiamo in opera non perfettamente pulito per mantenergli la patina del passato che lo rende molto più suggestivo. Ma sempre dobbiamo avere per ogni stanza la giusta quantità di materiale autentico.

 

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