P.Gerardo Saldutto: i pilastri del progetto

P. Gerardo Saldutto, o.f.m., ha seguito tutta la costruzione, sin dal momento in cui la sua edificazione fu deliberata. Come mai avete scelto proprio Renzo Piano?
Avevamo già avuto una precedente esperienza: un concorso dal quale non riuscimmo a ricavare un progetto soddisfacente per un’aula grande a sufficienza per diecimila persone.Allora decidemmo di rivolgerci alla persona che potesse dare le maggiori garanzie, qualcuno che fosse abituato a progettare spazi ampi e che fosse affermato a livello internazionale. Ci indicarono in Piano un architetto che riuniva tutte queste caratteristiche. Non fu facile convincerlo.Dovetti insistere, a lungo.

Lo spaccato longitudinale mostra la relazione tra il
nuovo edificio e il convento antico con la sua chiesa.

Salta all’occhio l’imponenza del grande pilastro centrale, che impernia tutto lo spazio…
Già prima di stendere il progetto Renzo Piano aveva detto che questa era la sua intenzione: collocare il pilastro centrale che sarebbe poi stato il luogo della sepoltura di P. Pio. Così sarà: nella cripta, il corpo del santo sarà tumulato nel pilastro. Come per san Francesco ad Assisi, i fedeli potranno camminarvi attorno.

Ritiene sia un esempio per le chiese contemporanee?
Ha certamente alcuni elementi che possono essere fonte di ispirazione. Si dimostra come la pietra può essere usata ancora oggi: è semplice, schietta, duratura. I grandi archi e la disposizione dell’aula consentono ai fedeli di partecipare tutti direttamente alle celebrazioni. Danno all’aula un senso di maestosità, di possanza ma anche di grazia e modestia,
di raccoglimento e di naturalezza. L’ambiente è grande ma proporzionato. Ci si sente tutti avvolti dalla grande copertura e allo stesso tempo vicini.

La croce si eleva per 40 metri, composta da blocchi
di pietra di dimensioni decrescenti.
La spianata declina leggermente verso il santuario.
Sul lato destro si trova il convento preesistente.

La pittura riprodotta sulla vetrata resterà così com’è?
Questa è una soluzione provvisoria: Piano vorrebbe l’intervento di un grande artista contemporaneo. E’ stato contattato Robert Rauschenberg. Ma sinora le sue proposte sono state giudicate non totalmente consone alle necessità liturgiche. Di qui la scelta, provvisoria, di collocare una riproduzione dell’Apocalisse di Angers.

Che difficoltà ha incontrato nell’opera?
Non so se parlare di difficoltà: preferisco pensare di aver incontrato alcune persone che sono state un po’ come due angeli che hanno, con il loro sostegno,contribuito a rendere possibile l’opera. Mons. Crispino Valenziano ha diretto la sistemazione liturgica del progetto. Il professor Antonio Migliacci del Politecnico di Milano mi ha sostenuto quando il
Ministero per i Lavori Pubblici bocciò il primo progetto strutturale, che era stato elaborato da una grande ditta di engineering di Londra, tra le più famose nel mondo.Appresi la notizia a Roma e ricordo lo stato di prostrazione in cui mi venni a trovare: per fortuna incontrai casualmente Antonio Migliacci che mi rincuorò. Dopo molti tentennamenti, affidammo il progetto a uno studio veneto, quello di Favero e Milan. Migliacci fu il presidente della commissione di collaudo. E così questi grandissimi archi, i maggiori archi in pietra del mondo, hanno potuto essere costruiti.

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