Perchè conservare le opere d’arte

L’Arcivescovo, S.E.R. Mons. Cesare Nosiglia:

«Secondo la Sacra Scrittura, la fede ebraico-cristiana attribuisce a Dio sia l’iniziativa di suscitare artisti in mezzo al suo popolo, sia l’iniziativa di arricchirli con i doni del suo Spirito, così che siano in grado di progettare con intelligenza, di realizzare con finezza e d’insegnare con sapienza tutti gli arredi del culto divino… Ogni museo si propone innanzitutto di raccogliere e conservare quanto di meglio l’arte sacra, liturgica e devozionale, ha prodotto sul territorio nei due millenni trascorsi, per evitarne innanzitutto la dispersione e la rovina, e poi per renderlo fruibile in modo storicamente
ordinato, ai credenti e ai cittadini, in quanto testimonianza perenne delle tappe del cammino di fede della comunità indissolubilmente intrecciato con il percorso della sua civiltà. L’autocoscienza della identità individuale e collettiva, delle persone e delle comunità, si chiarisce e s’intensifica quanto meglio si riscoprono, in una ricerca senza soste, tutte le radici del proprio passato, a livello antropologico, culturale, economico, sociale e artistico; ma solo le opere d’arte assolvono alla decisiva funzione "simbolica", cioè di raccordo, di fusione e di sintesi, fra la ricerca affannosa della verità, attraverso le attività della conoscenza, e la ricerca faticosa della bontà, attraverso le attività del lavoro: dalla loro sintesi sboccia lo splendore della bellezza, culmine ed estasi d’ogni possibile gratificazione gioiosa, che la vita sulla terra ci possa concedere».

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