Origano: l’erba di felicità


Le spezie di casa felice

Dal latino "Origanum vulgare", detto anche règamo, l’origano appartiene alla famiglia delle Labiate (come il basilico)
e il suo nome, tradotto dal greco, significa "montagna" in relazione alle sue origini di pianta selvatica che cresce sulle montagne.
Ne esistono circa 25 specie, quasi tutte mediterranee, ma è proprio a questa particolare che si riferivano gli antichi
romani e greci quando parlavano di origanum vulgare.
A differenza di altri tipi di piante, l’origano è originario della nostra penisola, ma più in generale dell’Europa e dell’Asia occidentale; si può trovare allo stato selvatico nei boschi, tra le siepi, in genere terreni incolti, nelle zone di mare e nei luoghi soleggiati.
Nella ristorazione anche questa pianta trova un largo impiego, certo non come ad esempio il basilico o il prezzemolo, ma comunque è spesso presente nei piatti preparati dai cuochi e nelle pizze tradizionali come la margherita (pomodoro, mozzarella, origano), ma può essere impiegato anche nella preparazione della salsa di pomodoro e di insalate fresche di stagione.
La piantina va seminata a marzo all’aperto e se acquistata in vasetto va collocata in una zona calda e luminosa, ma non di certo sotto il sole cocente. Non vuole molta acqua e non tollera i ristagni del sottovaso.
Come aspetto si presenta in grossi cespugli, costituiti da numerosi steli erbacei che portano tante foglie di forma ovale. Il fusto dell’origano può raggiungere i 60-70 centimetri, alcuni degli steli portano solo foglie mentre gli altri sostengono l’infiorescenza.
Le foglie hanno un piccolo picciolo, sono ovali-allungate con la massima larghezza verso la base, dove sono arrotondate.
Durante la primavera e l’estate, alla sommità dei rametti compaiono fiori, piccoli e rosati, riuniti in pannocchie globose.
L’infiorescenza è infatti un’ampia pannocchia inserita all’apice del fusto, mentre i frutti sono dati da quattro alcheni cilindrici racchiusi nel calice persistente. Per ciò che riguarda la raccolta, i fiori e le foglioline più giovani vengono raccolte nella bella stagione, cioè in giugno-agosto quando la maggior parte dei fiori è aperta, per essere essiccate.

Cucina regionale

Alici Marinate alla Povera
Ingredienti per 4 persone
– alici kg 1
– succo di 2 limoni
– poco aceto
– 1 cipolla
– odori (origano, prezzemolo)
– olio extavergine
– sale e pepe

Pulire le alici svicerandole ed eliminandole la testa, apritele a libro e deliscatele separando i filetti quindi lavatele, sgocciolatele e ponetele in un capace piatto cercando di non sovrapporle troppo,
aggiungete quindi la cipolla tagliata sottilmente. Versatevi sopra il succo dei limoni allungato con un po’ d’aceto e lasciatele marinare per almeno 6 ore al fresco. Quando diventeranno bianche sono pronte per essere sistemate sul piatto di portata ed irrorate con abbondante olio, sale pepe ed odori.

Giustiniano raffinato gourmet

Giustiniano studiò a Costantinopoli ed in seguito fu avviato alla gestione dell’amministrazione pubblica dallo zio, l’Imperatore Giustino, che lo associò al trono facendone il suo legittimo erede. Sposata Teodora donna di origini modeste ma di grande intelligenza, Giustiniano ne subì in più occasioni la forte volontà. Il suo regno fu illuminato dal successo in ogni campo. Fu con lui che la civiltà bizantina conobbe il suo massimo fulgore. A quel tempo Costantinopoli era una città ricchissima che oltre alle dotte disquisizioni ( modo di esprimersi “bizantino” indica ancor oggi una dissertazione complicata e sibillina), mescolava con disinvoltura i diversi sapori gastronomici. Alla tavola di Giustiniano la cacciagione e il pesce si degustavano con servizi e addobbi fastosi dove l’oro si sprecava.
Mentre nel resto d’Europa si pasteggiava staccando i pezzi di carne con le mani e pulendosi la bocca sulla manica, a
Costantinopoli si usava già la forchetta.
Attraverso i capricci degli imperatori romani d’oriente sono giunti a noi molti sapori. Le mele persiane (pesche), le narag (arance), l’angurion (cetriolo), e della città di Gerusalemme sul Mar Morto le rosse cerusae (ciliegie), e le barquq (albicocche). I due aromi mediterranei per eccellenza: l’origano e il basilico, erano una consuetudine alla tavola di Giustiniano.

 

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