Oggetti percorsi

Premessa
Siamo investiti da mutamenti, continui e repentini, che riguardano ogni componente sociale, economica e culturale del nostro futuro.
Assistiamo ad un processo d’integrazione sociale che genera nuovi bisogni e richiede luoghi per accogliere questi cambiamenti, dai modi ai tempi del lavoro, dagli orari ai rapporti professionali, dai servizi ai rispettivi criteri d’efficacia. Questi sono alcuni dei cambiamenti che riguardano i processi e l’organizzazione dello stare insieme e per questo si cercano soluzioni, oggetti, verso uno sviluppo sostenibile non solo ambientale.
Non è sufficiente, rispetto alle parti e all’insieme delle nostre città, saper riconoscere questi elementi di trasformazione. È necessario, piuttosto, che i modi d’uso dello spazio, i servizi, i sistemi d’oggetti, siano pensati nelle architetture con diverse accentuazioni.
Proprio in questa reciprocità condizionata, tra vita e servizi,1 può riconoscersi ed essere valutata l’attività contemporanea del design?
Il design come disciplina ha tante sfaccettature. Non ultima – tra queste – è la coscienza della dimensione sociale e della necessità di parlare con gli stakeholders,2 per una ricaduta corretta dei progetti che sono elaborati anche per la qualità urbana, il traffico, l’energia, la raccolta, la distribuzione, ecc.
Occorre ragionare sul portato creativo del design e la sua capacità di innescare innovazione attraverso la diversa combinazione verso problematiche di respiro globale: l’ambiente, la sostenibilità.
Tutti elementi, questi, che danno forma al progetto e tengono conto degli apporti pluridisciplinari, ad esempio, tra la Progettazione Architettonica e il Disegno Industriale,3 infatti, la combinazione non lineare d’elementi eterogenei modella il progetto a qualunque scala e prevede nuove variabili non necessariamente utili alla risoluzione del
programma funzionale.4 Il designer non progetta solo oggetti, ma anche scenari di vita e idee per il benessere sociale, concorrendo, così, ad alimentare quel 17 vasto catalogo d’immagini con cui ognuno orienta il proprio progetto di vita.5
Scelte progettuali che – indirizzate verso le risorse (materiali ed immateriali) con impatto minore, a parità di servizio e funzione – pongono l’attenzione su un campo d’indagine che rimanda alle caratteristiche principali di un sistema di relazioni integrate.
L’evoluzione dei materiali impiegati, il senso di leggerezza e di trasparenza, le infinite possibilità di variazione amplificano i risvolti culturali del progetto.
L’azione mirata legata alla piccola scala del Disegno Industriale di sicuro è utile allo sviluppo delle nostre città che richiedono sempre aggiustamenti capillari, azioni specifiche, per contribuire al riconoscimento momentaneo dei luoghi, ristabilendo dialoghi spesso interrotti dal tempo o neutralizzati dal caos metropolitano.
Una progettazione attenta a rendere attrattivi gli spazi che ci circondano è forse la più adatta a gestire i processi di dispersione in atto, in un percorso d’elaborazione ricco d’attenzioni, riscontri e verifiche.

Vita/servizi
Oggi nei luoghi dell’esperienza dell’architettura è ancora possibile separare il ‘servizio offerto’ dagli scenari di vita?
Gio Ponti nella casa milanese di via Dezza 49 (1956-57), considerata dall’architetto come una sorta di manifesto delle sue ‘invenzioni’, concretizza l’idea della ‘casa espressiva’,6 attraverso una percezione emotiva e una costruzione d’assi prospettici.
Dallo studio delle piante ci si rende conto di come questi spazi si adattano alle mutevoli esigenze degli abitanti. È garantita una visione unitaria della zona giorno, non separata dalla notte.
Sono previste le correnti d’aria per la ventilazione e soprattutto vi è sempre la possibilità di non essere visto dal personale di servizio che a sua volta, attraverso alcune porte, ha la sua privacy.Mi piace pensare che queste erano case dove poter fare la raccolta porta a porta dei rifiuti. Gli ingressi erano posti in testa ad un tracciato a baionetta. Dalla soglia della porta di servizio non si intuiva tutta la complessità della casa.
Spazi, né densi né rarefatti, che da sempre reagiscono al cambiamento, dove il rapporto ‘vita e servizi’ – sia per gli alti costi sia per vari regolamenti (dal condominiale a quello comunale) – si è modificato, non fondandosi su schemi tipologici né su principi formali e compositivi assoluti e pregiudiziali, verso un lento processo che adegua i modi di abitare.
Molte di quelle case hanno subìto piccole trasformazioni, sono diventate monolocali, appartamenti di pochi vani, semplici dormitori senza nessuna relazione tra interno ed esterno.
Progetti sviluppati per ottenere, con l’introduzione di un minimo numero di elementi coerenti, un nuovo ‘carattere’ per privilegiare una dimensione poco rappresentativa e non sempre rispettosa dei luoghi della città.
Analogamente anche le attrezzature commerciali, supermercati, negozi, ristoranti, palestre e showroom hanno compreso questo modello d’adeguamento prevedendo ad esempio, al loro interno, piccoli bar per pasti veloci, gelati e bibite sotto le pergole. Vere aree di accoglienza e riposo in un quadro complesso e poco omogeneo di attività.
Bisogna continuare a comprendere questi modelli d’adeguamento per poter individuare le azioni e interazioni nei luoghi dei nostri progetti, dove i servizi, proposti al cittadino, in modo corretto e disinteressato, trovano capacità in nuove epifanie (mobilità alternative, adotta una pecora, un pacco dalla campagna, coltivare l’energia, orti urbani, banche del tempo libero, atelier alimentare, gruppo d’acquisto solidale GAS, club cucina).

Carattere e stile
Con questo titolo Ernesto Nathan Rogers7 pubblica uno scritto del 1952 sullo studio dei caratteri stilistici e costruttivi come riflessione critica all’esperienza del fare architettura, e su alcuni aspetti dell’idea di funzionalità e quindi della progettazione architettonica come disciplina del progetto.
Da sempre le scelte progettuali devono dare risposte convincenti sull’abitare umano e rileggendo questo scritto legato all’ordinamento e bellezza dell’architettura, per usare le parole di Rogers, significa guardare in modo critico la storia di questi ultimi anni che ha visto il proliferare d’insegnamenti di dubbio valore disciplinare e poco utili alla formazione di un architetto. Di sicuro, design e architettura verrebbero ad essere ‘servizio’ per tutti, la cui finalità resta quella di uno studio accurato dell’impatto con gli utenti al momento dell’uso, delle relazioni stabilite nello spazio, delle sensazioni veicolate.
Non solo. Proprio per il fatto che il design è legato ad una maggiore adattabilità, basandosi su tecnologie e parti flessibili e reversibili, oggi può essere un valido supporto in tutte quelle situazioni urbane compromesse.
La storia del reale che ci circonda è carica di nuove suggestioni.
Dobbiamo riflettere attraverso un approccio disciplinare che ci vede registi tra saperi differenti.Tutto questo va inteso correttamente come la congruenza delle soluzioni proposte con il progetto dell’esistente che Ezio Manzini sta recentemente formulando con Quotidiano Sostenibile. Scenari di vita urbana.8
Questo vale per la città, in quanto si parla di luoghi dove la comunità sensibile cerca di mettere in forma questi scenari promettenti, invarianti del progetto d’architettura che partendo dal design del servizio offerto modificano lo stare insieme.
Dal punto di vista funzionale, se il servizio offerto è connaturato all’architettura è anche vero che questi scenari di cui parla Manzini rispettano la città (il lavoro, lo shopping, il divertimento, la cultura, la mobilità …).
Dal controllo dell’ambiente fisico all’organizzazione delle funzioni d
iventa sempre più necessario tornare ad incoraggiare queste relazioni, che è qualcosa di diverso dalla loro semplice somma o la risposta ad un bisogno.
Ne deriva che per progettare e realizzare anche un cestino per la raccolta bisogna conoscere come funziona il servizio della differenziata.
Abbiamo bisogno di meno scomparti se la carta va con il vetro e l’alluminio?
Di sicuro dobbiamo tracciare cammini che superano gli steccati disciplinari, è importante che diverse sfere coesistano e si sovrappongano oltre gli ‘oggetti percorsi’.

1. Nella casa ideale (1942) di Enrico Peressutti era chiaro il rapporto ‘Vita e servizi’.
Cfr. Ernesto Nathan Rogers, Esperienza dell’architettura, Skira, 1997, p. 54.
2. Termine che può essere reso in italiano con l’espressione ‘portatori di interessi’.
3. L’espressione ‘Disegno industriale’ va intesa nel suo significato più aggiornato, che non si applica solo ad un prodotto fisico (definito da materiali, forma e funzione), ma si estende al sistema prodotto (insieme integrato di prodotti, servizi e comunicazione).
4. Per ciò che concerne le discipline del progetto, significa riferirsi prevalentemente al campo d’azione del design (in particolare al design strategico, al design dei servizi e al design della comunicazione).
5. Cfr. E. Manzini, C. Vezzosi, Lo sviluppo di prodotti sostenibili. I requisiti ambientali dei prodotti industriali, Maggioli Editore, Rimini, 1988.
6. Cfr. Fulvio Irace, Milano moderna. Architettura e città nell’epoca della ricostruzione, Federico Motta Editore, Milano, 1996, p. 67.

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