Nella linea del tempo

Vi sono due diocesi italiane nelle quali sono state erette cattedrali nuove, costruite nel corso degli anni Sessanta: la Spezia e Taranto. Entrambi sono edifici di importanza assoluta per la storia dell’architettura contemporanea. Il primo progettato da Adalberto Libera, il secondo da Gio Ponti, in entrambi è evidente il desiderio di raccogliere i frutti del Concilio e ripresentarli in modo esemplare, con soluzioni originali che favoriscano la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni. A Taranto il nuovo edificio, posto nella periferia, ha funzione di concattedrale: l’antica basilica di San Cataldo (XI secolo), nella città storica, resta sede della cattedra vescovile. Si viene così a determinare un inusitato raffronto tra il nuovo e l’antico. Ne parliamo con Don Giuseppe Russo, responsabile per i Beni culturali dell’Arcidiocesi pugliese e Responsabile del Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Italiana.
«All’origine – spiega Don Russo – c’è stata la necessità di uno spazio grande a sufficienza per contenere tutti i fedeli: la cattedrale di San Cataldo non riusciva ad assolvere più questo compito. Così la Diocesi si è rivolta a Gio Ponti, che ha realizzato un’opera molto particolare, una imponente “nave” con una maestosa vela traforata (alta circa 30 m sopra la copertura), la cui presenza domina su tutta l’area ospitante l’edificio sacro. A mio parere si tratta di una sintesi delle più alte qualità progettuali dell’illustre architetto: la semplicità, la luminosità, la sobrietà nelle forme e nei colori. A quaranta anni dalla sua costruzione si può dire che la nuova concattedrale è completamente accolta nella consapevolezza dei fedeli. Ne accettano pienamente il disegno architettonico e la particolare disposizione liturgica? Questo è un problema diverso. Come avviene spesso per le chiese nuove, vi sono due schieramenti: coloro che ne condividono e sostengono l’architettura e coloro che la criticano con forza e in modo radicale. Comunque i due edifici sono entrambi attivi. La Cattedrale di San Cataldo particolarmente per la festa del Patrono e per le celebrazioni del Capitolo».

La concattedrale progettata da Gio Ponti. L’edificio
è caratterizzato esternamente da un’alta “vela”.

C’è chi viene per visitare la concattedrale?
«Soprattutto studiosi e appassionati dell’architettura sacra moderna o anche studenti di architettura: il turismo
religioso in prevalenza si indirizza alla città storica e quindi anche alla cattedrale di San Cataldo, di cui per parti è in corso il restauro. Un’opera, questa, che è anche occasione di sensibilizzazione. Con la conclusione del primo lotto di lavori abbiamo organizzato una mostra di fotografie e didascalie piuttosto estese per illustrare sia l’opera di conservazione, sia la storia della basilica. E’ stata un’importante occasione per una riflessione pubblica sul significato della cattedrale per la città. Dopo il restauro del pavimento musivo (1160) e del plafone ligneo dorato (XVII secolo) e l’installazione del nuovo impianto illuminotecnico, ora sta per essere avviato un secondo intervento che prevede il
restauro del colonnato e del paramento lapideo. A seguire sarà effettuato un delicato intervento di recupero sul “Cappellone di S. Cataldo”, che si può certamente definire un unicum nel panorama artistico delle antiche cattedrali, un gioiello caratterizzato da sfarzosi marmi policromi e affreschi incentrati sulla figura del Santo».
L’opera di conservazione è andata assieme anche con quella di inventariazione?
«L’inventariazione dei beni artistici e culturali, non solo della Cattedrale, ma dell’intera diocesi, è terminata. Le molte opere di anonimo individuate, richiederanno una successiva fase di studio e di approfondimento. Nel frattempo si sta completando la sistemazione dell’ex seminario, che si trova vicino alla Cattedrale e al Palazzo Episcopale e che diventa
sede del nuovo Museo diocesano. Sarà questo lo strumento principale – in rete con l’Archivio e la Biblioteca diocesani – per far conoscere i beni culturali della Diocesi. L’allestimento sarà organizzato secondo un percorso che racconterà la
storia della Chiesa e della città tarantina seguendo il succedersi delle figure dei vescovi».

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