Nel vecchio villaggio;

Tratto da:
Case di montagna n.49
Nel vecchio villaggio

Poco lontano da Bardonecchia, nel vecchio villaggio di “Le Gleise” la vita, un tempo, era serena ma dura, dedicata princi-palmente alla coltivazione della canapa, che veniva utilizzata per la realizzazione di contenitori per l’erba e di camicie da notte.

C ircondato da alte cime e realizzato sul pendio di una montagna, il villaggio di “Le Gleise” è composto da costruzioni di pietra e caratterizzato da numerosi muretti di contenimento che hanno permesso di ottenere delle zone in piano su cui poter costruire le case. La posizione favorevole, che fà di questo agglomerato urbano una sorta di terrazza affacciata su di uno splendido panorama, ha suggerito il recupero delle case che sono state ristrutturate e utilizzate, in parte, come accoglienti appartamentini di un ben organizzato residance e, in parte, come abitazioni private, particolarmente accoglienti e suggestive.

In una delle baite che compongono questo villaggio, utilizzata come casa privata, è stata ricavata una mansarda molto accogliente, caratterizzata dalla tipica atmosfera alpina. La ristrutturazione, basata sulla convinzione dell’importanza di conservare il più possibile le caratteristiche dell’architettura originaria, ha previsto il soffitto in legno vecchio di recupero, i pavimenti in pietra e la presenza dell’immancabile caminetto. In un unico ambiente sono stati organizzati soggiorno e cucina che si fondono in un tutt’uno personalizzato anche grazie all’utilizzo di tessuti coordinati e all’inserimento di alcuni vecchi oggetti da lavoro che sottolineano il rispetto per la cultura di queste valli. Fulcro di tutto l’ambiente è il camino, rivestito in legno e mattoni, vicino al quale divano e poltrone permettono di godere dello spettacolo, per certi aspetti ipnotico, del fuoco acceso. Per meglio sfruttare lo spazio si è realizzato un soppalco, sul quale è stata organizzata la zona notte. Dalle ampie finestre il panorama circostante entra a far parte dell’arredo, creando lo sfondo perfetto per i rustici mobili di arte contadina recurati nella valle.

Sul soppalco è stata organizzata la zona notte, composta dalle due camere da letto e dal bagno. Anche questa spazio della casa è caratterizzata da un arredo essenziale e sobrio, dove trovano una giusta collocazione elementi recuperati e reiventati con eleganza, ne sono un esempio le due vecchie mangiatoie trasformate in comodini per la camera padronale. In tutta la casa ricorre il motivo del sole, tanto da far pensare ad un ringraziamento simbolico per l’azione benefica dei suoi raggi. R.M.A.B.

Le tribù celtoliguri che abitavano le montagne dell’Alta Valle Susa incominciarono ad imparare il latino presumibilmente a partire dai loro primi incontri con l’espansione romana. Dopo una situazione di bilinguismo, il latino restò la sola lingua parlata. Si trattava di un latino diverso da quello di Cicerone, perché modificatodalle lingue di cui i suoi utenti lo impregnavano: nascono così le lingue neolatine. Il gruppo di quelle i cui parlanti avevano avuto in precedenza il gallico -o celtico- come lingua avita prende il nome di galloromanzo e si divide a sua volta in diversi dialetti. Il patois di Bardonecchia appartiene al gruppo di dialetti provenzali e in particolare a quello provenzale alpino o gavot. Pochi sanno che in Alta Valle di Susa , a Rochemolles, si faceva il merletto al tombolo e che nel Museo civico di Bardonecchia è conservato un antico tombolo completo di merletto, fuselli e “crocca d’ fà pountzetta”, ovvero l’attrezzo tutto intagliato che, piantato nel terreno e tenuto tra le ginocchia, faceva da supporto al tombolo in fase di lavorazione del pizzo. Il merletto a Rochemolles è stato portato da Isabella de Serre, una bella e nobile dama di Oulx, moglie di Lorenzo De Ferrus nel 1620- 1630. L’ornamento principale e più evidente del costume tradizionale femminile di Bardonecchia, e comune a tutti i costumi dell’Alta Valle, è costituito dalla croce d’oro, portata sul petto e sostenuta da un nastro di velluto scuro o da una catenella d’oro.

 

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