Museo del Duomo di Monza


Agli albori del medioevo, la storia di Teodolinda sconfina nel mito ma racconta anche un periodo di grande intensità, di conversioni e di incontri fecondi tra culture. Partendo dalla Cappella Zavattari, il percorso espositivo si estende nei nuovi, grandi spazi ipogei e reca testimonianze di quanto è avvenuto prima e dopo la costruzione dell’edificio attuale.

La vicenda della regina Teodolinda resta un caposaldo nella storia del cristianesimo e dei suoi complicati intrecci col potere temporale. “Il Museo del Duomo di Monza ne testimonia la vita e l’opera – racconta il Direttore, Prof. Luigi Di Corato – a partire dal momento fondativo della chiesa e della città brianzola. Nel corso di una battuta di caccia la regina
vide, così riferisce la tradizione, una colomba che le disse: Modo (qui). E lei rispose Etiam (sìa)”. Dall’unione dei due termini, Modoetiam, deriva poi Monza.
In quello che era luogo di vacanza della corte longobarda, a seguito dell’episodio avvenuto nel 595, Teodolinda decise di costruire la propria cappella funeraria e un nuovo palazzo reale. La rilevanza sta nel fatto che qui subì una svolta importante la lunga disputa tra cattolici e ariani, e che qui si conserva uno dei massimi simboli del potere regale cristiano, la Corona Ferrea.
La vicenda di Teodolinda è raccontata da Paolo Diacono: figlia dei re di Baviera, attorno ai diciotto anni fu promessa ad Autari, figlio di Clefi, re longobardo di fede ariana. Il matrimonio fu celebrato a Verona nel 589. Autari cominciò l’unificazione delle tribù longobarde, ma fu presto assassinato.

In senso orario: vista dall’alto del Chiostrino, la zona a sinistra dell’abside dove sta il museo.
Gli scavi raggiungono quota meno 19 metri e si valgono di opere di contenimento per la sicurezza delle strutture del Duomo. Un solaio in calcestruzzo sostiene un sottostante soppalco. La prima sezione, Filippo Serpero, ospita il tesoro medievale; la seconda, Gaiani, ha per oggetto l’età dei Visconti.
La facciata del Duomo.
Bottega degli Zavattari, Sogno di Teodolinda, particolare pittura murale, 1445 circa, cappella di Teodolinda (in questa pagina, foto Piero Pozzi).
Pagina a lato: arte ostrogota e carolingia, Corona Ferrea, oro, gemme, smalti e un anello metallico, V-IX secolo. (foto Raffaello Brà)

Teodolinda ebbe il privilegio di scegliere il successore: a Lomello, presso Pavia, nel 590 sposò Agigulfo, duca di
Torino e amico di Autari. E si compì il “miracolo” della conversione: Agigulfo si fece cattolico col nome di Paolo.
Il battesimo di Adaloaldo, secondogenito di Paolo e Teodolinda, nel 603, è considerato evento simbolico della conversione al cattolicesimo dei Longobardi.
Morta nel 626, Teodolinda fu sepolta nella sua chiesa monzese e nel 1308 i Visconti ne fecero traslare le spoglie nella cappella del nuovo tempio che avevano fatto erigere sullo stesso sito. Tale cappella, detta Zavattari dal nome della famiglia di artisti che la affrescò a metà del ‘400, è anche l’inizio del percorso espositivo del Museo.

In senso orario: il livello inferiore dei due livelli ipogei del Museo; un’altra prospettiva dello stesso ambiente: sulla parete si nota il rosone del Duomo visconteo; vista generale del piano superiore del museo: in primo piano, un particolare del Matteo da Campione; il piano superiore. (in queste pagine, foto Piero Pozzi)

Oltre alla sepoltura della regina e alle pitture che ne narrano la vicenda terrena, la cappella ospita la Corona Ferrea. Realizzata tra il VI e il V secolo, questa deve il proprio nome al fatto che, secondo tradizione, l’anima di ferro che la imbastisce deriva da uno dei chiodi della croce di Cristo.
Dal 1575, quando fu istituito il culto del Sacro Chiodo, la Corona è considerata reliquia. Il Museo attuale è frutto di una estensione ipogea inaugurata nel novembre 2007. Firmata da Cini Boeri con la partecipazione di Pierluigi Cerri per l’apparato museografico e dei light designers Serena e Francesco Iannone, l’opera è stata realizzata grazie al mecenatismo di Franco e Titti Gaiani, che hanno dato vita alla prima Fondazione di partecipazione in ambito ecclesiastico. Il percorso include due nuclei espositivi, distinti anche sul piano strutturale. Il primo ospita testimonianze della basilica antica, il secondo le opere post 1300, anno in cui i Visconti rifondarono la chiesa.

In senso orario: officina carolingia, Croce reliquiario di Berengario I, oro, gemme e perle, IX-X sec. (foto Raffaello Brà); Chioccia con sette pulcini, lamina d’argento su anima di legno, gemme e vetri, basamento dorato, IV-VII sec. (foto Raffaello Brà); bottega milanese, Calice di Gian Galeazzo Visconti, argento dorato e smalti, 1396-1402 c.; cappella di Teodolinda, vista generale (fotoPiero Pozzi) (tutte le foto del servizio copyright Museo e Tesoro del Duomo di Monza).

 

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