Modi di vivere

Non fosse per il sommesso chiaccherio e la sonorità fonetica di inflessione e cadenza anglofona, questa bella casa potrebbe adagiarsi sulle dolci e verdi colline brianzole. Non fosse per quel rombante rifranger d’onde, questo attico potrebbe porgerci uno splendido colpo d’occhio su Venezia, ma l’ampio terrazzo non si affaccia sul nostro domestico mar Adriatico, bensì sull’oceano Atlantico. Qui tutto parla italiano, si respira un’atmosfera italiana, il gusto, la classe, l’Italian style è vivo e palese, concretamente palpabile nei mobili, negli arredi, nelle luci, nella collezione di sculture in vetro, ma siamo a Key Biscayne in Florida. Gli stessi padroni di casa pur essendo americani, vestono italiano. La loro love story ha inizio ben più di venticinque anni fa quando quest’amabile coppia, munita di intelligente e vivace curiosità, supportata da un buon bagaglio culturale sbarca per la prima volta in Italia. L’innamoramento per i luoghi, il tipo di vita e le persone è subitaneo, reciproco e duraturo. Vengono in Italia due volte all’anno e di solito prediligono per i loro soggiorni Firenze, Venezia ed il lago di Como. Il loro primo interesse per l’Italian style è rivolto ai mobili che, a loro dire, sono contraddistinti da linee morbide ma non frivole, contenute e sobrie ma non austere, razionali ma non fredde, moderne ma non collocabili nel tempo. Visitano “La permanente mobili di Cantù”, un consorzio di produttori artigiani sorto nel 1893 allo scopo di promuovere e vendere i manufatti creati dai propri associati, caratterizzati da un’elevata qualità tecnico-esecutiva artigianale. In questa vasta e qualificata esposizione l’attenzione dei coniugi si sofferma sulla produzione della “Eredi di Angelo Marelli”, azienda che riedita i progetti dell’architetto milanese Paolo Buffa (1903-1970), con cui l’azienda stessa aveva avuto un intenso e duraturo rapporto a partire dal 1939.

Nelle foto: Nelle nicchie opere Irene Rezzonico, “Stella Marina” e “Lebbeus Grandimanus”. (vedi biografia pag.75)
“Bamboo”rosso e blu cobalto, opera di Pino Castagna, cm. 285. Castagna nasce a Castelgomberto (Vicenza) nel 1932. Scultore monumentale, utilizza diversi materiali: bronzo, alluminio, ceramica e vetro. Le sue opere si trovano anche a Palazzo Montecitorio (Roma), Palazzo della Regione Veneta, Castellon de la Palma (Spagna).
Ritratti di Andy Warrol. Più a destra “Homo Huevo” di Juan Repollès; nasce a Castellon (Spagna), 1932. Frequenta la scuola di disegno, diventa allievo di Joan Mirò. Dal 1952 al 1963 vive a Parigi. Una delle sue sculture in vetro fa parte della collezione di Re Juan Carlos di Spagna.

Supportati dall’architetto Michele Marelli scelgono dapprima i due comodini gemelli che vediamo in camera da letto, realizzati in legno noce torchio con intarsi in noce bionda e puntali in ottone satinato. In seguito, una consolle di oltre tre metri di lunghezza, con piano in preziosissima essenza citronnier, sostenuto da tubolari in acciaio inox lucido e
un mobile con supporti a forma di cornucopia sempre in acciaio. Ancora un contenitore in legno di palissandro India con ante intarsiate di stelline in acciaio e un mobile dalla scultorea presenza la cui superficie è trattata come un fitto bugnato costituito dall’assemblaggio di oltre trecento blocchetti troncopiramidali in palissandro Rio. Infine il mobile bar che campeggia nel living con le ante, come da disegno del pittore Giovanni Gariboldi, intarsiate da ricco fogliame fiorito realizzato con un’infinità di pregiatissime essenze legnose. Ma c’è un altro antico amore che questi signori coltivano, quello per il vetro “materiale magico di cui tutti possono gioire e godere, ammirare, guardare e toccare”, affermano loro stessi. L’intero appartamento è illuminato da complementi vetrari espressamente realizzati dalla Barovier e Toso di Venezia. La collezione di vetri d’arte prende avvio una decina d’anni fa con artisti americani.

Nelle foto: Sul tavolino”Señiorita con tablita eating a banana” di Irene Rezzonico. (vedi biografia pag.75)
“Totem multicolor” di Irene Naef, cm. 300. Nasce a Lucerna (Svizzera) dove studia presso la Scuola di Formazione. Dal 1984 al 1987 frequenta il Dipartimento delle Arti Libere con Anton Egloff.
Installazione a soffitto di Dale Chihuly, unica opera in vetro non prodotta dalla Berengo Fine Arts di Venezia.

La zona living accoglie un’installazione a soffito di Dale Chihuly che, dopo lunghi soggiorni a Murano presso Venini, riconosciamo fra gli iniziatori del movimento studio-glass. Ha il merito d’aver fondato nel 1971 la Scuola del Vetro di Pilchuck (Seattle) dove hanno insegnato Maestri Vetrai di spicco come Francesco Ungaro, Lino Tagliapietra, Pino Signoretto. Con l’andar del tempo le esigenze di questa sensibile coppia si raffinano e approfondiscono l’argomento,
intensificando le visite a Murano. Nel 1999 conoscono Adriano Berengo, ideatore e fondatore della Berengo Fine Arts; un incontro che defiscono very very lucky. In effetti Adriano è un personaggio poliedrico, creativo, estroso, quasi bizzarro, non fosse per il suo rigoroso agire in riferimento ad Egidio Costantini, fondatore negli anni ‘50 dell’ormai mitica Fucina degli Angeli, così battezzata da Jean Cocteau. Da molto tempo conosciamo Berengo. Nell’articolo “Sculture, colorate trasparenze in laguna” (apparso su Casa Oggi modi di vivere n.269, ottobre 1998 n.d.r.), Adriano dichiarò che il suo ruolo consisteva nel: “sollecitare gli artisti contemporanei a misurarsi e afondere la propria arte con la fusione dell’arte del vetro”. Sul finire degli anni ‘80 Ad
riano apre a Murano una grande fonderia vetraia in grado di fornire anche ai più sofisticati ed esigenti artisti il Gotha dei maestri vetrai capaci di realizzare opere di elevata
complessità.

Nelle foto: Bronzo di Pollés
Da sinistra “Figurines group” sagome di James Coignard, cm.60,100, 80. Nasce a Tours (Francia) nel 1925. Astrattista,
nel 1949 conosce Braque, Chagall, Matisse. Molti suoi lavori si trovano nei più importanti musei come il British Museum e il Guggenheim di New York. Risiede nel sud della Francia. Al centro “Quintetto” di Riccardo Licata. Nasce a Torino nel
1929. Uno degli ultimi astrattisti operanti. Nel 1950 espone alla Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia. Dal 1962 insegna tecnica del mosaico presso la Scuola delle Belle Arti di Parigi e, dal 1972, incisione presso la Scuola Internazionale di Venezia. Vanta sette presenze alla Biennale d’Arte e una sua completa documentazione è disponibile presso l’Archivio Storico dell’Arte Contemporanea della città. Vive tra Parigi e Venezia. In primo piano il totem “Adamo”, in vetro soffiato caldo, applicazioni millefiori, foglia oro, zanfirico, cm 300; opera di Irene Rezzonico. Nasce ad Aachen in Germania, a Francoforte frequenta la scuola di disegno. Nel 1965 si trasferisce in Italia, dove prosegue i suoi studi e sposa un italiano. Molto legata alla natura ne trae ispirazione. Nel 1987 si trasferisce
in Arizona: disegna ispirandosi alla vita degli indiani Hopi. Dal 1991 risiede in Germania, a Kassel.

La tecnica prediletta per creare queste sculture è la lavorazione a caldo soffiata, difficoltosa ma di grandissimo risultato. Artista e Maestro Vetraio lavorano a stretto contatto e con loro la “piazza”del Maestro, ferronieri, soffiatori,
molatori e modellisti, per arrivare ad ottenere un prototipo che soddisfi tutti. Solo allora si dà avvio alla vera e propria produzione della scultura “pezzo unico” che, come da convenzione internazionale si intende riprodotto in sei esemplari, numerati, firmati dall’artista e certificati con atto notarile. Definiamo intenzionalmente queste opere pezzi unici, simili ma non multipli, cioè non prodotti da uno stampo ma realizzati singolarmente di volta in volta e perciò soggetti all’impoderabile. A Venezia in Calle Larga-San Marco 412 – 413, Berengo apre anche la galleria; attivissimo organizza mostre di altissimo livello in spazi pubblici e musei e partecipa alle fiere internazionali dell’arte più importanti. In quest’arco di tempo molti e noti sono gli artisti italiani e stranieri che hanno vissuto la magìa di vedere i propri quadri assumere volume e spessore, arricchirsi di iridescenti trasparenze, e severe sculture perdere grevità e quasi librarsi aere vive, immateriche, come proiezione diretta della mente creatrice. Effetto prodigioso della materia-vetro o sortilegio di sapiente manipolazione, il risultato è una malìa sottile, sorta di incantesimo che difficilmente abbandona chi l’ha assaporato. Pensiamo che chiunque ami l’Arte, il vetro e l’arte del forgiarlo, cada vittima della sua fascinazione, proprio come è accaduto a questi signori che nella loro bella casa hanno raccolto Arte con gusto
e competenza. Quasi dimentichiamo… questi coniugi sono circondati da una schiera di nipotini a cui non hanno mai detto “non toccare” eppure nessuna scultura è finita in frantumi… ergo: il vetro non è poi così fragile.

 

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