Modernariato mon amour

È un’emozione molto forte entrare in un luogo dove ritrovi tutto ciò che per anni hai visto e letto sui libri di design. Qui ogni oggetto ha una sua storia che segna l’evoluzione del gusto e i progressi della tecnologia.
La richiesta che veniva fatta ad Antonio Lagorio, architetto genovese, era quella di progettare un luogo capace di soddisfare le esigenze di una giovane coppia milanese, tenendo conto dell’hobby, se può essere definito tale, del padrone di casa: collezionare oggetti di modernariato. Il progetto si sviluppa su due livelli: al piano terreno la zona giorno e al piano superiore la zona notte. In questo grande spazio, la vita privata della famiglia entra nella vita del “collezionista” in modo discreto, quasi in punta di piedi. Le zone funzionali, il bagno e la cucina, sono progettate ai margini di questa vasta superficie e, davanti a noi, lo sguardo si perde nell’affascinante mondo del design. Dopo avere percorso tutta la “zona espositiva”, dalla scala ci portiamo al piano superiore. Un luogo semplice, una zona notte classica con camera da letto e bagno, e la zona dedicata al bambino… cullato da un’atmosfera intrisa di storia e memorie.Qualità dell’intervento

Centralità del progetto: la casa è suddivisa in modo semplice, con una grande area living a piano terra e la zona notte al piano superiore. I pilastri dividono idealmente la zona lettura – relax dall’area cucina – pranzo – studio.
Innovazione: proprio come gli spazi museali, il piano terra è progettato per consentire una grande flessibilità capace di ospitare la collezione itinerante.
Uso dei materiali: parquet prefinito a terra, idropittura alle pareti. Per il bagno a piano terra, la parete in vetro acidato consente alla luce di penetrare e illuminare in modo indiretto.
Nuove tecnologie: progettazione dell’impianto illuminotecnico.Biografia

ANTONIO LAGORIO, Architetto

Si laurea in architettura a Genova nel ‘93. Inizialmente collabora con R. Piano Building Workshop e Enrico D. Bona, finché nel ‘95 intraprende l’attività di libero professionista. È uno dei soci fondatori dello Studio 5+1 Associati, con i quali prenderà parte a molti progetti importanti, tra i quali: il Campus Universitario, la ex Caserma Bligny a Savona, il Centro Visite e Antiquarium del Foro di Aquileia, gli Spazi Pubblici a Sestri Levante. Nel 2000 lascia 5+1, e fonda il suo Studio lavorando sia in Italia sia all’estero.Curiosando per la casa troviamo: disegnata, da Iosa Ghini e prodotta da Design Gallery, Milano, la Cassettiera “Armadillo” (1989), realizzata in legno di faggio curvato, con piedini in acciaio cromato e lucidato.
La poltroncina “Satellite” (1989) con imbottitura in poliuretano espanso, rivestimento in tessuto o pelle, e struttura costituita da piedini in legno e tondino metallico. I pezzi appartengono alla collezione prodotta da Design Gallery.
Nata a Milano negli anni ’80, Design Gallery, è stata un punto di riferimento per il design moderno. Le collezioni proposte erano libere da vincoli di produzione industriale e prodotte in edizione limitata.
Di Massimo Josa Ghini, “Bertrand” (1987), il mobile in legno e metallo, disegnato per lo storico gruppo Memphis, che, fondato nel 1981 da Ettore Sottsass, ha prodotto nel design un’esplosione di colori, un miscuglio di materiali e una grande eccentricità nelle forme.
Il juke box Chantal “Meteor 200”, disegnato per la prima volta nel 1954, veniva prodotto a Losanna e Bristol.
L’etagère di G. Pagano. Uno dei primi fautori in Italia di un radicale rinnovamento in architettura, sostenne il movimento razionalista.I suoi mobili ebbero un design molto sobrio, pensati come fossero prototipi di una produzione seriale, con forme lineari e semplici. I materiali utilizzati erano, per l’epoca, innovativi e nuovi: linoleum, tubo di acciaio, lamiera, buxus.
Il flipper, conosciuto in inglese come “Pinball”, è un gioco di abilità a moneta, di origini americane, molto diffuso in parte dell’Europa dagli anni ‘50, soprattutto in bar e locali pubblici. Il flipper originario consisteva in un semplice piano inclinato, sul quale venivano fatte scorrere dall’alto delle biglie d’acciaio. La svolta avvenne con l’introduzione dei “flipper”, le palette di plastica azionabili con dei pulsanti esterni.
Il ventilatore Marelli. Ercole Marelli decise di impostare la sua fortuna sugli “agitatori d’aria” elettrici, un prodotto potenzialmente di largo consumo, all’epoca di esclusiva fabbricazione straniera. Questa scelta ebbe grande successo e raggiunse già alla fine degli anni ‘20 la produzione di 100.000 ventilatori all’anno esportati in tutto il mondo.

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