Una collezione di sapori alpini

Si direbbe un’antica casa contadina che rispecchia fedelmente le caratteristiche del paesaggio (vedi foto a destra), invece si tratta di una costruzione recente realizzata seguendo le antiche tecniche e arredata con mobili e boiseries riprodotti da modelli antichi presenti in zona. Qui siamo molto in alto, esattamente a 1.930 metri d’altezza sul livello del mare, e per vedere interni d’epoca così decorati occorrerebbe scendere a fondo valle dove i proprietari terrieri costruivano le case più ricche. In origine Malghera (il cui nome deriva da malga) era solo un alpeggio frequentato da pastori e da greggi; ma nel ‘700 a uno di loro apparve la Madonna e divenne così un luogo di pellegrinaggio per gli abitanti delle valli vicine. Prima fu costruita una cappella, poi nell’800 un’elegante chiesetta con annesso rifugio per i pellegrini. È in questo contesto che s’inserisce lo chalet Malghera di Giuseppe Pruneri, da lui pensato come rifugio familiare per passarvi le ferie sia estive che invernali, anche se non ci sono impianti di risalita e vi si può praticare solo l’antico e sano sci alpinismo. Infatti qui non vi sono turisti, ma solo un escursionismo cattolico ancora molto spartano.In questa casa alpina “ricostruita” si possono intravedere vari criteri progettuali. Occorre tener presente che il demiurgo qui è stato un abitante della valle dalle origini contadine, che essendo intraprendente da ragazzo si è trasferito in Svizzera per perfezionarsi in falegnameria e aprire subito dopo, a soli vent’anni, un proprio laboratorio in Valtellina.
Si chiamerà BDM, Bottega Del Mobile, specializzata in mobili tradizionali, poi prende contatto col mondo del design e studia una linea di produzione che pur avendo forme del tutto moderne conserva le radici di sensibilità della cultura popolare valtellinese.
In questa casa concepita come luogo di vacanza per la famiglia e gli amici, sono queste le radici che lui vuole ricercare.In località Malghera quella di Giuseppe Pruneri è la prima casa all’inizio di un borgo tradizionalmente chiamato “le case della chiesa” perchè di origine religiosa. Salta subito all’occhio la sua diversità rispetto alle semplici costruzioni del borgo storico: grigie e di geometria elementare quelle della chiesa, articolata e materica quella dell’imprenditore.
Sacro e profano a confronto.SI SA DOVE SON NATI (A TEGLIO IN VALTELLINA) E CHI LI HA INVENTATI (UNA CERTA MELUZZA COMASCA, COSÌ VENIVANO DETTI I VALTELLINESI NATI SOTTO LA DIOCESI DI COMO); VENGONO NOMINATI PER LA PRIMA VOLTA IN UN LIBRO, IL CATALOGO DELLE COSE CHE SI MANGIANO E DELLE BEVANDE CH’OGGIDÌ S’USANO, SCRITTO NEL 1548 DA ORTENSIO LAND. IL CATALOGO RACCONTA: “MELUZZA COMASCA FU L’INVENTRICE DI MANGIAR LASAGNE, MACCHERONI CON L’AGLIO, SPETIE, ET CACIO; DI COSTEI FU ANCHE L’INVENTIONE DI MANGIAR FORMENTINI, LASAGNUOLE, PINZOCHERI E VIVARMOLO.” FU UNA DONNA CHE AMAVA INSAPORIRE TUTTO VISTO CHE CONDIVA ANCHE I SEMPLICI MACCHERONI CON AGLIO, SPEZIE E FORMAGGIO FUSO DI MONTAGNA. QUANTO AL NOME ORIGINALE, SI TRATTAVA DI UN MODO SCHERZOSO PER SOTTOLINEARE IL LORO COLORE SCURO (INFATTI SI CHIAMAVANO PINZOCHERI GLI ANZIANI VESTITI DI NERO CHE PASSAVANO PIÙ TEMPO IN CHIESA CHE A CASA). OGGI SI CHIAMANO PIZZOCHERI E SONO UN VERO PECCATO DI GOLA CHE SI FA CERCANDO D’IGNORARE IL LORO NOTEVOLE CONTENUTO CALORICO E LA RICCHEZZA IN GRASSI ANIMALI. SI PREPARANO ANCORA COME CONQUECENTO ANNI FA E LA STUDIOSA DEL COSTUME NELLA CREDARO PORTA NE DÀ LA RICETTA TRADIZIONALE: “SI TRATTA DI TAGLIATELLE GROSSOLANE DI FARINA BIANCA E DI GRANO SARACENO, IN PARTI CHE VARIANO A SECONDA DEI PAESI E DELLE FAMIGLIE. COTTE IN ABBONDANTE ACQUA SALATA IN CUI SONO POSTE PATATE, VERZE O COSTE A PEZZI, I PIZZOCCHERI VENGONO SCOLATI CON IL MESTOLO BUCATO E CONDITI A STRATI CON IL FORMAGGIO SEMIGRASSO A FETTE, FORMAGGIO GRANA E BURRO ABBONDANTE FRITTO BEN SCURO CON AGLIO.”Dice di Malghera il proprietario dello chalet: “Questa della Val di Sacco è una zona ancora fuori dal circuito turistico ed è abbastanza integra anche se l’uomo un po’ di danno l’ha fatto. A livello naturalistico ci sono ancora cose interessanti come il torrente che scorre vicinissimo alla casa e forma delle cascate stupende trasformandosi durante le stagioni. Per fortuna qui le acque non sono state ancora captate per farne elettricità. Mio nonno aveva a Malghera questo terreno in proprietà, perimetrato con un muro di pietre tolte dai pascoli, dove ho costruito la casa e ho fatto alcuni esperimenti di semina dove ho constatato che il grano saraceno e l’orzo arrivano a maturazione, e crescono bene anche le patate, forse le più alte d’Italia. Per quanto riguarda la casa mi son fatto aiutare da un ingegnere che ha reso possibili e concrete le mie idee. L’architettura l’ho voluta a due corpi accostati per non ripetere la tipologia troppo schematica delle preesistenti “case del prete”, ma anche perché avevo pensato a un blocco più piccolo e facile da riscaldare per l’inverno, e a un blocco più grande e arioso per l’estate, dove dare maggior spazio alla convivialità.”La pietra e il legno sono i due materiali che strutturano la casa alpina tradizionale: è quindi importante sceglierli al meglio delle loro potenzialità espressive. Il pavimento dell’ambiente cucina esibisce intarsi in pietra all’interno di pavimenti in larice, un accoppiamento felice.Nella stua valtellinese non può mancare la panca d’angolo che circonda un tavolo della tradizione alpina: qui si tratta di un modello engadinese con traverse basse da usare come poggiapiedi. Le sedie, in noce europeo,  sono antiche, acquistate in un’asta a Parigi e restaurate con cura dal proprietario. Sono una diversa dall’altra ma il loro stile è omogeneo e richiama il neogotico di area tedesca.

Ogni mobile qui presente, eseguito nel suo laboratorio, è per il padrone di casa un’occasione di ricerca dei moduli decorativi tradizionali della Valtellina e della vicina Engadina. Nello stesso tempo è un’occasione di virtuosismo esecutivo. Sono i dettagli che rendono questa casa molto varia e ricca di sapori per tutti: per i competenti come per chi vede una casa alpina per la prima volta.

L’illuminazione a candela era in antico l’unico possibile e viene tutt’ora usato in questa casa non allacciata alla rete elettrica. Qui si è preferito un candeliere da parete modernissimo, che lega bene con la pietra e il legno.

IL BORGO DI MALGHERA È SITUATO A 2.000 METRI CIRCA SUL LIVELLO DEL MARE IN VAL DI SACCO NEL COMUNE DI GROSIO (SONDRIO). IL RIFUGIO MALGHERA È SORTO NEL 1870 PER VOLONTÀ DELLA POPOLAZIONE CONTEMPORANEAMENTE ALL’EREZIONE DEL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL MUSCHIO. IL NOME ORIGINALE È INFATTI CASE DELLA CHIESA E LA GESTIONE ANCOR OGGI È AFFIDATA ALLA FABBRICERIA, UN’ASSOCIAZIONE FORMATA DA VOLONTARI VOTATI DA CHI HA PROPRIETÀ NELLA VALLE E DAL PREVOSTO DELLA PARROCCHIA DI GROSIO. SIGNIFICATIVE DI QUESTO RADICAMENTO STORICO SONO LE FESTE CHE SI SVOLGONO NELLA LOCALITÀ DI MALGHERA A PARTIRE DAL PELLEGRINAGGIO DEVOZIONALE A PIEDI L’ULTIMA DOMENICA DI MAGGIO, PROSEGUENDO CON LA FESTA DI APERTURA DELL’ALPEGGIO AI PRIMI DI GIUGNO, LA SOLENNE FESTA DELLA MADONNA ASSUNTA IL 15 AGOSTO E LA FESTA DELLA CHIUSURA DELL’ALPEGGIO NELLA SECONDA DOMENICA DI OTTOBRE.DOPO AVER STUDIATO A LUNGO LE DECORAZIONI IN LEGNO DELLE ANTICHE DIMORE VALTELLINESI, L’EBANISTA GIUSEPPE PRUNERI SI È SENTITO DEPOSITARIO DI UNA TRADIZIONE DA DIFENDERE, QUELLA DELLE CASE DI MONTAGNA DELLE ALPI CENTRALI. COL SUO LAVORO DI RECUPERO FATTO CON AMORE E’ ENTRATO NELLO SPIRITO DI UNA CULTURA CHE HA AMATO MOLTO IL LEGNO E NE HA DATO REALIZZAZIONI ESEMPLARI. MA ESSENDO UN UOMO DEL NOSTRO TEMPO TUTTO QUESTO NON GLI BASTAVA, HA VOLUTO ESPLORARE ANCHE LE NUOVE POSSIBILITÀ ESPRESSIVE DEL LEGNO SE UTILIZZATO ALL’INTERNO DI UN ESTETICA “MINIMAL”. NASCE COSÌ IL MARCHIO “HAUTE MATERIAL” CARATTERIZZATO DA MOBILI IN LEGNO ANTICO CON FORME TIPICHE DEL DESIGN ATTUALE, MOBILI PENSATI PER INTERNI DECISAMENTE MODERNI E D’AVANGUARDIA. PERCHÈ IL
PASSATO È BELLO MA ANCHE IL FUTURO È INTERESSANTE.Questa casa alpina, apparentemente piccola, accoglie al suo interno una serie notevole di ambienti diversi unificati tra loro da un gusto raffinato per la boiserie e per il rustico rivisto con sensibilità moderna. È un’ottima introduzione alla cultura della casa valtellinese

Le quadrature delle boiserie sono accurate ma semplici e poco rilevate. Il loro compito è una scansione armonica dello spazio.
I mobili, anche se di essenze diverse, s’inseriscono perfettamente nell’involucro ligneo della boiserie. A differenza di molte case alpine di rappresentanza qui il legno diventa leggero, naturale, facile da vivere e da respirare. Ma per avere una casa così è necessario che sia il progettista sia il fruitore siano nati in una valle dell’Alta Valtellina e dispongano di un’adeguata e moderna sensibilità.LA BALAUSTRA IN LEGNO TRAFORATO È L’ESATTA COPIA DI UN ORIGINALE PRESENTE IN UNA CASA WALSER A LIVIGNO IN ALTA VALTELLINA. I WALSER SONO I DISCENDENTI DEGLI ANTICHI ALEMANNI CHE NELL’OTTAVO SECOLO INVASERO L’ALTO VALLESE E NEL DODICESIMO EMIGRARONO IN VARIE LOCALITÀ DELLE ALPI ITALIANE. I LORO MOTIVI DECORATIVI RICORDANO LA “TRECCIA BARBARICA” USATA DAI LONGOBARDI NEI LORO GIOIELLI.
Tranne il travone centrale che proviene da una chiesa del 1670 di una frazione di Bormio a cui hanno rinnovato la travatura. Era una trave lunga quattordici metri con una patina bellissima e vi era inserito uno straordinario chiodo dell’epoca in ferro battuto.”
Qual è stata l’intenzione base di questo progetto?
“Ricreare al meglio l’atmosfera delle vecchie case alpine con interni in legno, facendo copie scrupolose di decorazioni antiche che avessero lo stesso sapore degli originali, accostandovi pezzi originali come le sei sedie neogotiche dell’Engadina comperate in un’asta di Parigi di cui due sono datate 1760 e 1818.”

Un lampadario in legno potacandele (nella casa non vi è elettricità). Anche i vasi di geranei sui balconcini hanno un ruolo decorativo fondamentale nelle case alpine, dove, per avere sempre una grande fioritura tutte le piante vengono sostituite ogni anno. La stufa cilindrica in metallo nero ha nella parte superiore uno sportello scaldavivande.
CENTRALITÀ DEL PROGETTO: RICREARE IL SAPORE DI UNA CASA ALPINA TRADIZIONALE DI CONTADINI BENESTANTI CHE SI PERMETTEVANO DI AVERE IL MEGLIO DELLO STILE VALTELLINESE.
INNOVAZIONE: LO SPAZIO INTERNO E L’ARREDAMENTO SEMBRANO COSTRUITI PER AGGIUNTE SUCCESSIVE, IN MANIERA SPONTANEA E SENZA LOGICHE UNIFICANTI, COME È PROPRIO DELLA CULTURA DI VITA CONTADINA.
USO DEI MATERIALI: LEGNO DI CONIFERE E PIETRA LOCALE.

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