Mantova e il risparmio energetico tra conservazione e innovazione


Esemplare dei problemi che ogni Diocesi deve affrontare, il dibattito tra la necessaria prudenza negli interventi sugli edifici vincolati a causa del loro valore storico e artistico, e la necessità di ricorrere a fonti di energia rinnovabili e non inquinanti. Sia la Chiesa, sia gli architetti, attendono una chiara presa di posizione delle Autorità civili.

Sono due gli scenari nella Diocesi di Mantova che si può dire rispecchino la realtà nazionale in merito al lento diffondersi degli impianti per la produzione di energie rinnovabili (solare, fotovoltaico, cogenerazione).

Il primo scenario vede protagonisti gli edifici vincolati dalle norme sulla tutela dei beni architettonici e ambientali. Il Geom. Ireneo Piccinelli, collaboratore, insieme con Mons. Giancarlo Manzoli, della Commissione diocesana per i Beni Culturali, non nasconde che la Curia locale sia cauta: “tradizionalista per esigenze economiche”, ma anche per evitare possibili “ostacoli” dalla Soprintendenza.
L’Arch. Luca Rinaldi, Soprintendente per i Beni Architettonici e Ambientali delle province di Brescia, Cremona e Mantova, sottolinea che le normative vigenti non hanno ancora preso in considerazione il problema dei centri storici vincolati e che non c’è nemmeno una normativa comunale di limitazione della collocazione degli impianti per il risparmio energetico
che possano costituire un disturbo visivo dell’aspetto generale. Il Soprintendente suggerisce che tali regole possano essere formulate dapprima nel PGT o “Piano delle Regole”. La Soprintendenza per ora, in attesa di tali norme, tende a respingere le proposte progettuali di installazione degli impianti per il risparmio energetico sui tetti degli edifici vincolati, a meno che non si tratti di un progetto ben studiato e corredato, oltre che da un’attenta analisi di fattibilità, anche da alcune proposte di soluzioni alternative.

Dall’alto: l’oratorio della Parrocchia di Colle Aperto (Mantova);
particolare dell’impianto fotovoltaico installato sul suo tetto.

Il concetto di reversibilità dell’intervento proposto non risulta essere di per sé accettabile dalla Soprintendenza che si fa carico, in sede di valutazione di fattibilità, anche di quella sensibilità storico- critica estetica, culturale e di memoria delle persone che abitano la città. Un’interessante riflessione suggerita dall’Ing. Livio Giulio Volpi Ghirardini, Prefetto della Fabbrica del Duomo e della Concattedrale di Mantova, riguarda la tutela dell’immagine della città dall’alto: “La vista di Mantova dalla cupola della basilica di S. Andrea affascina per la continuità cromatica e materica dei coppi, ma in certe ore del giorno tutte le porzioni delle coperture aventi una superficie vitrea, riflettendo i raggi solari, risaltano come frantumi di specchio disseminati sulla città”. Per esempio l’installazione di pannelli riflettenti sulla falda meridionale della navata della basilica di S. Andrea non sarebbe
compatibile con la percezione della città dall’alto.
Tuttavia, sebbene dalla Curia locale non provengano indirizzi specifici, il problema delle risorse è fortemente sentito sul fronte sia del risparmio, sia del reperimento dell’energia.

Il secondo scenario riguarda gli edifici non vincolati.
Nella Diocesi di Mantova il primato per la costituzione di un edificio religioso energeticamente indipendente e a zero emissioni, è della Parrocchia di Colle Aperto, costruita nel 1995 e dedicata a S. Ruffino e Beato Giovanni Bono nel 2000. Sul tetto della canonica il parroco, don Giorgio dall’Oglio, grazie alla collaborazione con l’Ing. Luca Podavini, ha fatto installare un impianto a pannelli fotovoltaici tedeschi per la produzione di 9kW di energia a uso interno della Parrocchia. Il parroco ha avuto inoltre l’originale idea di non chiedere il finanziamento per l’acquisto e l’installazione dei pannelli alle banche, ma di domandare un prestito ai parrocchiani con la promessa di restituire il capitale in 10 anni a un tasso d’interesse del 4%. I costi verranno ammortizzati in 13 anni e il parroco potrà usufruire degli incentivi statali ventennali che decorrono dall’attivazione dell’impianto dopo dei quali la Parrocchia continuerà a godere di un vantaggio economico per la produzione e il consumo di energia elettrica rinnovabile. Don Giorgio precisa che non ci sono state difficoltà nell’iter di presentazione del progetto e della relativa documentazione al Consiglio Affari Economici
della Diocesi di Mantova per l’ottenimento del decreto dal Vescovo, Mons. Roberto Busti. Nonostante l’impianto non sia ancora collegato alla rete ENEL, con cui è stato sottoscritto un contratto di “scambio sul posto”, c’è soddisfazione per questo passo verso una gestione consapevole delle risorse che contribuisce a “porre un segno” che può essere
d’esempio per le altre parrocchie e per i cittadini.
Il problema della sensibilizzazione sul risparmio energetico e le energie rinnovabili è affrontato dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Mantova, che organizza corsi di formazione. Ciò nonostante, l’Ordine non ha ancora ritenuto opportuno istituire un referente esperto di energie rinnovabili e bio-architettura a sostegno dei propri iscritti poiché lo ritiene un passo prematuro.
Il Presidente dell’Ordine, Arch. Sergio Cavalieri, ritiene che dovrebbero essere le Amministrazioni Pubbliche a dare l’esempio e a utilizzare impianti di produzione di energia rinnovabile per sostenere una campagna di sensibilizzazione, attraverso la quale dare vita a una cultura comune.
Rispetto alla Germania, dove i primi impianti fotovoltaici risalgono agli anni ’80, l’Italia sta compiendo i primi passi solo ora. Il che non può essere considerato sintomo di “arretratezza”: il passo lento segna il cammino di chi ama il nostro Paese unico per bellezze architettoniche e ambientali, e che, forse, ha bisogno di t
rent’anni di prudente sperimentazione prima di apprezzare e promuovere quello che altri già stanno realizzando.

Elena Pradella, architetto

 

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