IL VOLTO DELLA CHIESA

La successione degli spazi esterni che preludono all’ingresso nella chiesa, si pone come un percorso che prepara l’animo al luogo di culto: secondo Eugenio Abruzzini è questa sequenza che diviene significativa, più che la semplice facciata, della presenza del tempio cristiano nel contesto urbano.

Il direttore di CHIESA OGGI architettura e comunicazione ci invita a riflettere (v. n. 96-2012 della rivista) sul significato e sul valore della facciata dell’edificio di culto cristiano nella città contemporanea. Vorrei contribuire con alcune considerazioni di carattere architettonico. Il cammino che conduce alla Chiesa è costituito da tappe che, avendo origini storiche, consolidate nel tempo, spesso vengono disattese concorrendo in tal modo a far perdere di significato questa presenza che difficilmente, e in poche particolari situazioni, può essere recuperata dalla sola facciata. Cerco di spiegarmi sottolineando che non si tratta di forme, più o meno storiche, ma di luoghi, quindi di spazi che distinguono l’edificio di culto cristiano dall’intorno costruito. La prima soglia è il sagrato che raccoglie tutti e aiuta gli abitanti a costituirsi in fraterna comunità umana per trasformarsi, dopo la seconda soglia, in comunità liturgica. In questo primo spazio è bene che si affaccino i “locali del ministero Pastorale” come luoghi disponibili per l’informazione, la catechesi, l’incontro e il dialogo che ci rende coscienti che l’entrare in chiesa per un “incontro privilegiato con il Cristo nella liturgia” è una decisione impegnativa che richiede una conversione.
Ci avviciniamo e siamo accolti da un “esonartece”: uno spazio, un porticato, un atrio sul quale si apre la seconda soglia: la porta, il Cristo che ci accoglie. Non solo un infisso, è un luogo seguito da uno spazio interno, l’”endonartece” che precede l’aula vera e propria.
Tra l’esonartece e l’endonartece, la porta acquista tutto il suo significato di soglia.
Connesso con lo “spazio aula” che accoglie i fedeli c’è il luogo dell’altare, anch’esso segno di Cristo alla cui mensa siamo tutti invitati.
Questo non è separato, è distinto nell’interno dell’aula e lascia aperta una valenza ulteriore verso un tempo a venire: la parusia.
Entrare in un luogo di culto è una lenta penetrazione costituita da soglie significanti.
Questa semplice, antica sequenza di spazi e luoghi, indipendentemente dalle scelte architettoniche che la realizzano, è sufficiente a individuare il luogo della chiesa.
Per richiamare la storia, mentre nella chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane del Borromini, l’asse principale della forma coincide con l’asse porta-altare, nella chiesa di Sant’Andrea al Quirinale del Bernini pare disconosciuta questa modalità; ma non è così perché la forma ovale, posta con l’asse principale ortogonale all’asse porta-altare, viene inusualmente contestata con la presenza di due pilastri in muratura, al limite dell’asse principale trasverso, che impediscono allo spazio di espandersi lateralmente, riportando l’articolazione spaziale sull’asse centrale porta-altare. Sono convinto che queste semplici ma fondamentali articolazioni dello spazio siano sufficienti per trasformare un parallelepipedo in un luogo di culto cristiano. Tanto si potrebbe dire, scrivere e confrontare per aiutare gli architetti, ma ancora di più possono fare le Commissioni di Arte Sacra, che troppo spesso non riescono a vedere il significato dell’articolazione spaziale dell’architettura, quando esiste…

APPROFONDIMENTO
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