Spazi di un’eleganza astrale

Si tratta di un attico con superattico “vista mare” creato in una palazzina di recente costruzione all’interno di una zona residenziale di Corigliano Calabro, una perla del Mar Ionio. Il prestigioso appartamento è stato interamente ridisegnato dallo Studio Sammarro nei moduli di un gusto internazionale al passo coi tempi, dominati nel bene e nel male dalla globalizzazione, infatti, si sposa perfettamente con la luce e i colori della Calabria, ma potrebbe trovarsi altrettanto bene in Florida o sulle bianche scogliere di Dover.Queste sono le premesse per capire meglio l’ambito in cui si muove il progetto. Poi occorre parlare di Pierluigi Sammarro, un architetto molto esigente che non vuole ripetersi ma pretende che ogni spazio, ogni stanza, ogni punto di vista progettato da lui sia una scoperta inedita, un racconto che cattura e stupisce per la sua novità. I tagli forti e decisi con cui costruisce i vari episodi danno sempre una sensazione di coraggiosa avventura intellettuale, di libertà proiettata verso il futuro. Così un interno pensato da lui non è mai banale o noioso.

Un cubo forato da un vuoto che trasforma la cappa in scultura: è una idea spaziale dell’architetto Pierluigi Sammarro.
L’isola bianca è una cucina moderna sognata da un cuoco che trasforma magicamente il cibo in sensazioni.Centralità del progetto: la creazione di uno spazio irreale con figure geometriche primarie come il rettangolo e il parallelepipedo, trasfigurando le superfici e i volumi con la luce sia naturale sia artificiale.
Innovazione: svuotare lo spazio anonimo dell’edilizia per creare al suo posto un gioco di prospettive quasi irreali, dove i mobili sono pochi e minimalisti e i materiali di grande qualità vengono ridotti al minimo.
Uso dei materiali: il pavimento è “ombra” (un wengé molto scuro), la scatola muraria è “luce” (un intonaco brillante): questo contrasto è l’anima di tutto l’arredamento. Nuove tecnologie: una coibentazione spinta di tetto e pareti.E più il tempo passa più il suo gusto si affina e si fa personale. Gli chiedo quale sia stata l’idea base da cui è partito. La sua risposta è stata franca:  “In questo caso mi son reso conto che i committenti avevano scelto me perché apprezzavano il carattere personale della mia architettura, e volevano che esprimessi nella loro casa tutta la specificità del mio linguaggio di architetto di interni.
E’ una condizione ideale per un professionista creativo, ma è anche molto impegnativa: avrei dovuto superare me stesso per risultare ancor più personale e convincente. Volevano, insomma, una casa d’autore, una casa forte ed espressiva che permanesse nel ricordo di chi la visita.”LO SPAZIO MANSARDATO SI DILATA ORIZZONTALMENTE IN UN GIOCO BLACK AND WHITE  DEI MATERIALI: MOQUETTE DI LANA A PELO LUNGO E LEGNO WENGÉ.

Vedendo anche solo le foto ci si rende conto che anche questa volta l’architetto Pierluigi Sammarro è riuscito a mettere in piedi il suo labirinto di idee, la sua avventura artistico – intellettuale.
Se poi la si visita di persona ci si accorge di quanto sia importante il progetto illuminotecnico in questi spazi predisposti per la scenografia.
Quando si accendono le luci avviene una trasfigurazione, una magia degna degli scenografi di “2001 Odissea nello spazio”, il film cult di Stanley Kubrik che nel lontano ’68 ci aveva fatto immaginare nuove dimensioni. Oggi ci rendiamo conto che quello che allora sembrava fantascienza, in realtà era un’anticipazione dello stile di oggi: astratto, smaterializzato e minimal.QUI LA NICCHIA SERVE AD ALLEGGERIRE IL VOLUME.

Ci sono, nella realtà di questo interno, degli scorci da capogiro, (come le scale viste dall’alto) che colpiscono per il loro grado di fantasia senza peraltro uscire da uno standard figurativo ragionevole e accettato. Questo è forse il fascino degli interni di Sammarro: tendere l’espressività del suo linguaggio architettonico fin quasi al punto di rottura, ma senza valicarlo.
Gli oggetti funzionali (quelli di routine come il letto, il bagno o la doccia) vengono
da lui trasformati in geometrie pure, belle ma non fredde, importanti
ma non monumentali; perché questo architetto ha il raro dono di “umanizzarre”
tutto quel che disegna, anche quando sembra uscire dalla realtà.
Esempio molto significativo è la scala, realizzata con struttura in ferro e rivestimento
in resina bianca, con parapetti in cristallo traslucido.

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