LA VERITAS DELLA LUCE

Il tempo attuale è testimone di novità tecnologiche che inevitabilmente riguardano anche problemi propri dell’edificio sacro. Se in passato il rapporto tra Cosmo e chiesa si compiva nel disporre questa “orientata” con l’abside a est, oggi entrano in gioco anche altri elementi. Ne parlano Manlio Sodi e Filippo Ugolini.

Lo sviluppo dell’elettronica ha già inciso – in modo positivo – nella realizzazione di linguaggi liturgici mediati da soluzioni nuove.
Si pensi, per esempio, al ruolo che aveva il pulpito nell’edificiochiesa quando il predicatore doveva farsi ascoltare da tutti senza altra tecnologia che la sua voce e la struttura del pulpito stesso.
All’interno dell’edificio sacro altri elementi si stanno delineando, perché all’orizzonte si prospettano tecnologie che prima o poi arriveranno anche sull’altare o al luogo della sede del celebrante, con leggii elettronici tali da risolvere la presenza ingombrante del messale. Nel riferirmi a questo non intendo assolutamente toccare l’ambone; non condividerei mai l’ipotesi di un ambone che abbia il Lezionario integrato in uno schermo. Questo dovrà essere sempre il “libro” della Parola, portato processionalmente, onorato
con incenso e altri segni, e usato per benedire l’assemblea quando presiede il vescovo. Di certo, le nuove tecnologie interpellano i linguaggi del culto cristiano, in particolare la celebrazione dell’Eucaristia. Di riflesso alcuni di essi si intrecciano con ciò che concerne l’edificio. Luce, calore, suoni, colori, spazi di movimento e di contemplazione… sono tutti elementi che l’architetto deve tenere presenti, e con i quali dialogare anche a partire dalle tecnologie oggi di uso frequente negli edifici.
Il rapporto tra edificio sacro e cosmo è sempre stato considerato nella storia. Al di là dell’orientamento nord-sud, est-ovest di cui si è già trattato in queste pagine, oggi l’accento è sollecitato da un rapporto più stretto con la natura, dopo che nei tempi moderni l’edificio-chiesa talvolta si è dovuto confrontare con uno spazio già stabilito da un piano urbanistico che riservava spazi per “servizi sociali”. Adeguarsi a un piano regolatore talora complesso è stata e forse rimane ancora una delle sfide che l’architetto deve considerare. Ma la tecnologia va oltre.Nel “dialogo” tra edificio di culto e creato si delineano prospettive di azione che sul momento possono presentarsi problematiche ma che con il tempo tornano a vantaggio, sia della gestione dell’edificio, sia soprattutto dell’abitabilità orante della chiesa.
È in auge l’uso dei pannelli solari; esperienze positive (cf CHIESA OGGI architettura e comunicazione n. 94-2011, servizio Sotto un aggregato di pannelli) incoraggiano a perfezionare la valorizzazione dell’energia solare a beneficio anche del momento di preghiera oltre che della gestione di tutto il complesso parrocchiale. E se andassimo oltre?
Pur muovendoci sul piano dell’opinabile e di tentativi esperienziali, è possibile ipotizzare soluzioni tali da fasciare di luce e di calore (ma anche di colore) ambienti diversamente meno consoni a un momento di luce come quello della celebrazione dei santi misteri. Suscitare emozione è uno degli obiettivi dei linguaggi liturgici; non l’unico, ma neppure il meno importante. Si pensi all’uso dei colori, delle immagini, dello stesso orientamento dell’edificio e della presenza della luce solare radente o perpendicolare che pervade l’assemblea in particolari momenti del giorno. L’emozione è un motus dell’animo che, suscitata da elementi visivi e acustici, ha la capacità di volgere lo spirito a una partecipazione più intensa alla celebrazione liturgica.
Nuove tecnologie, tese a realizzare un contatto diverso tra il fedele e il cielo, possono essere benvenute. Ma a quali condizioni? Senza la presunzione di esaurirle tutte, forse è possibile ricordarne alcune.La bellezza delle soluzioni deve essere tale da coniugarsi con la realtà della Bellezza celebrata nella liturgia. Il rispetto dei cicli del sole (e della luna) spinge a valorizzare i raggi solari anche attraverso soluzioni che medino il percorso indiretto degli stessi raggi
(si fa riferimento al gioco di specchi!). La veritas della luce naturale può essere rispettata anche quando questa è mediata da soluzioni che oggi possono apparire artificiose, ma è il raggiungimento dell’obiettivo che in questo caso può giustificare la soluzione impiegata nell’uso del mezzo; il ricorso a materiali evocativi del sacro può apparire di impedimento a una prima impressione; tutto sta nel saper coniugare le nuove tecnologie con quella linea di bellezza che deve costituire l’elemento portante di tutto l’insieme.
Il dialogo e il dibattito sono aperti. Il dialogo con la natura e i suoi ritmi è continuato soprattutto dall’epoca costantiniana in poi. Il dibattito richiede dialettica positiva tra tecnologia, soluzione ipotizzata e obiettivo da raggiungere. Qui si pone l’incontro, e il bisogno o no di scegliere una o l’altra soluzione: l’obiettivo da raggiungere è che l’edificio parli con il suo linguaggio sacrale, sia quando invita alla preghiera personale, sia soprattutto quando la communitas che lo abita riesce a realizzare un’esperienza di comunione con il soprannaturale, un’esperienza mistica nella celebrazione dei santi misteri. Entrare in questa logica è una sfida enorme per l’architetto; s’impone per lui quello che già accadeva in altri tempi e che oggi è fortemente raccomandato: che egli sia un mistico delle linee e degli spazi perché dalle soluzioni proposte scaturisca la necessità di andare oltre, per cogliere l’invisibile. E questo avviene solo se l’architetto e i suoi committenti hanno fatto un’esperienza teologica, spirituale e mistica, come l’iconografo che non può dipingere un’icona se non dopo lunga preghiera e contemplazione del mistero.L’obiettivo di queste considerazioni è verificare come si possa declinare la progettazione di una chiesa in ambiente urbano, dove gli spazi sono ristretti e gli orientamenti non sempre liberi, recuperando i principi ispiratori delle chiese storiche basate sull’orientamento solare e distribuzione dei volumi con esaltazione dell’elevazione, su una interazione con i fedeli che trasmetta un senso di ascetismo, bellezza e lucecalore-
suoni-colori-contenuti artistici in grado di generare intense reazioni emotive. La rilettura di tali aspetti alla luce delle moderne tecnologie potrà consentire di dare alle future chiese caratteristiche di autosostentamento energetico e di buon isolamento termico, in linea con la moderna etica dell’energia.

L’IDEA
L’idea guida consiste nello sfruttare l’elevazione per intercettare la luce solare anche in ambienti cittadini ristretti, e trasportarle nella Chiesa per mezzo di superfici specchianti la luce del giorno che giunge sulla copertura.
In questo modo si può riprodurre anche in ambienti ristretti e poco illuminati lo svolgimento delle dinamiche giornaliere, compresa la maggiore o minore illuminazione dovuta alle condizioni atmosferiche, che caratterizzava le Chiese dell’antichità, costruite su spazi ampi e pertanto in grado di intercettare la luce come desiderato, senza artifici.
Questo sistema evidenzia il contatto del Fedele con il Cielo, che ora discende a lui e lo incontra in Chiesa.
In particolare la zona superiore della Chiesa verrà progettata inserendo grandi finestre orientate secondo l’arco percorso dal Sole nella giornata.
Un sistema di superfici a specchio, di dimensioni e curvature adeguate (ed eventualmente motorizzate) trasporterà la luce naturale all’interno della Chiesa, dove verrà realizzato un gioco di superfici che raccoglieranno la luce indirizzandola anche secondo l’ora del giorno. In questo modo si potrà orientare l’interno in qualunque modo necessario, pur mantenendo la scansione delle ore della giornata second
o l’evoluzione della luce naturale.
Un analogo sistema a controllo separato potrà proiettare la luce naturale anche e precisamente sull’Altare, ove desiderato.
Uno studio della traiettoria lunare potrà consentire al sistema di captare e riportare all’interno anche la luce lunare in giornate chiare e di luce intensa.
Vi sono numerosi dettagli interpretativi dell’idea esposta, da vagliare in funzione delle singole applicazioni, e che presumibilmente, stabiliti i principi tecnici ed ottici, potranno dare luogo ad una famiglia di progetti.

TECNOLOGIA
Da un punto di vista tecnico l’idea esposta deve essere studiata affrontando il problema della traiettoria solare, dalla trasformazione della luce e della immagine nel trasporto a terra, della forma e dimensione degli specchi, dei materiali con cui realizzarli, delle superfici (necessariamente autopulenti e pertanto trattate con biossido di Ti), dei telai di sostegno e degli eventuali meccanismi mobili di orientamento.
Tale studio potrebbe costituire una prima Tesi di Laurea, eventualmente in accordo con una Facoltà di ingegneria e/o Architettura. La tesi dovrà produrre un rendering in immagine virtuale dei giochi di luce visti dall’interno della Chiesa, già predisposto a divenire un programma di rendering applicabile, nei concetti ottici ed illuminotecnici, ai successivi progetti specifici.

ENERGETICA
Oggi è molto importante che tutti gli edifici abbiano un basso impatto ambientale.
Ciò si ottiene attraverso l’autosostentamento energetico, cioè producendo da pannelli
autonomi la energia media annuale consumata, e attraverso un elevato isolamento termico, per non disperderla.
Una Chiesa ha normalmente un elevato volume rispetto alla superficie di copertura, ed un assorbimento di energia elettrica relativamente basso.
Compatibilmente con gli stilemi architettonici, l’autosostentamento elettrico potrebbe quindi ottenersi attraverso pannelli fotovoltaici: considerando una superficie utilizzabile della copertura di circa (20x40mt) = 800 m² il potenziale ottenibile è di 40 kW, cioè 4.6 kWh nell’anno: ampiamente sufficienti al fabbisogno elettrico della Chiesa.
Il fabbisogno termico di volumi così grandi, che dipende anche dalla latitudine dell’edificio
(Paesi freddi o Paesi caldi) non può però essere così soddisfatto.
Per rendere la Chiesa autosufficiente occorre pertanto separare termicamente le zone dei Fedeli dalla parte superiore dell’edificio. Questo potrebbe ottenersi attraverso una cupola interna in vetro isolante, di forma e curvatura tali da lasciare inalterata la percezione dell’elevazione dei volumi interni, riscaldando (o raffreddando) in tal modo volumi radicalmente minori.
La possibile apertura parziale della cupola consentirebbe, all’inverso, di raffrescare naturalmente gli ambienti all’arrivo delle stagioni calde (sempre in dipendenza dal posizionamento dell’edificio).
Le pareti e le volte, mantenendo l’uso dei materiali evocativi del sacro (marmo, ecc)
dovranno essere sottili e doppie, per consentire la interposizione nelle camere così create di moderni materiali isolanti e riciclabili, ottenendo un migliore isolamento termico per trattenere il calore esterno nei periodi caldi, e quello interno nei periodi freddi.
Le finestrature naturali (non gli specchi) verranno dotate di innovativi filtri I.R., che consentono di trattenere il calore nei periodi caldi, senza abbattimento della trasmissione luminosa, e di mantenere il calore all’interno nei periodi freddi.
Una opportuna tesi di laurea termotecnica ed acustica dovrà affrontare e quantizzare nel dettaglio problematiche, parametri di riferimento e soluzioni relative alla progettazione termica ed acustica (v. seguito), sempre in modalità generale, come base culturale e di calcolo per i progetti che verranno successivamente declinati.

ACUSTICA
Gli ambienti – chiesa hanno, data la loro architettura, un riverbero elevato e necessitano di impianti puntuali a elevato volume sonoro. Le moderne tecnologie consentono di realizzare scenari acustici con somministrazione altamente distribuita, cancellazione attiva del riverbero e dell’eco e basso volume puntuale. Applicate a una chiesa, consentono di ribaltare la comunicazione tra officiante e fedele, sostituendo una fonte sonora intensa e poco comprensibile con una vicina al singolo fedele, che gli parla in modo ben percepibile e a basso volume, come una voce a lui singolarmente dedicata. L’acustica esterna della chiesa può anche essere innovata, sull’esempio di quella tradizionale, mantenendo un sistema di campane che, a basso volume, scandisca le ore del giorno.

LINGUAGGIO FORMALE
A parere dello scrivente, ancorché ingegnere e non architetto, il linguaggio formale di una Chiesa dotata delle tecnologie descritte può, e forse deve, essere strutturato per accettarle, esaltarle e trarne a propria volta spunto.
Idea sintetica è di mantenere il rispetto del linguaggio del passato, aggiornandolo agli stilemi moderni (sulla falsariga di quanto avviene nella riproposizione di vetture iconiche del passato in chiave moderna): pertanto forme analoghe ma linee più tese, essenziali,
mantenimento dei materiali classici ma colorazioni moderne, ed accoppiamento materiale/
forma/ superficie/ colore nuovi.
Importante sarà anche dedicare una sezione della Chiesa alla istruzione: infatti la dolorosa diminuzione delle ore dedicate dalla Scuola alla Religione, la minore attenzione
generalmente data dai laici dei media su problematiche sempre più lontane dai temi dell’etica e della Religione possono richiedere di aggiungere alle funzioni della Chiesa l’opera di somministrazione culturale attraverso aree dedicate ed attrezzate in senso moderno, naturalmente segregate dalla zona di preghiera (nel tempo e/o nello spazio), per ripristinare il significato didattico e culturale che consentì, già nei primi anni del primo
millennio, la crescita impetuosa del Cristianesimo.
Giova a tale scopo osservare che i giovani di oggi sono certamente in cerca di riferimenti, di ideali, di punti di ritrovo che il mondo laico e moderno non sembrano più in grado di offrire.
Una moderna Chiesa così orientata potrebbe agire da magnete ove i contenuti di quanto somministrato fossero adeguatamente ed opportunamente adeguati alle aspettative dei Giovani di oggi.
Anche in questo caso sarà opportuno strutturare una Tesi di Laurea dedicata completamente all’approfondimento di questo tema.

CONCLUSIONI
Quanto esposto nei paragrafi precedenti deve essere oggetto di approfondimento puntuale,
ed ove condiviso deve essere approfondito, sia in ottica di pubblicazione che in senso
operativo, attraverso la attivazione delle tesi, cui far seguire un lavoro di sintesi, od una
applicazione precisa. Passo successivo sarà la stesura di un cronoprogramma operativo e
la relativa suddivisione ed attribuzione delle attività.

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