Lo slancio oltre le cime dei monti

Una struttura in legno che lo Studio Perini pone come dinamico aggetto che si protende dal declivio sulla vallata, in un villaggio turistico in Trentino. La vetrata sul lato nord riempie l’aula liturgica della suggestione derivante dai segni e dalle cromie artistiche che si mescolano con i profili degli abeti. Anche la preghiera abita il sito dedito allo sport. Il fenomeno del turismo di massa è relativamente nuovo, è una delle manifestazioni del modo di vivere attuale. Tranne che per pochi gruppi di persone – o quelle privilegiate per stato sociale, o quelle portate per vocazione lavorativa a viaggiare – fino a pochi decenni or sono la popolazione era generalmente stanziale. Da quando si è completato il processo di inurbamento invece, si è affermato uno stile di vita diverso: nei periodi di vacanza i luoghi di lavoro, prevalentemente nelle città, si svuotano e la gente si disperde nei molteplici siti di vacanza, al mare o ai monti.

I paesi caratteristici di queste zone, spesso svuotatesi di popolazione residente, si sono riempiti di nuove abitazioni: seconde case prevalentemente o esclusivamente riservate ai periodi di vacanza.
Si realizza in tal modo un nuovo tipo di comunità: non di carattere permanente, ma momentaneo. Per quanto la situazione sia ovviamente fluida e soggetta a continui cambiamenti (che oggi prendono anche la forma del ripopolamento delle aree campestri a opera di chi desidera allontanarsi dalle sovraffollate e inquinate città), ancora la tendenza prevalente vede nelle città concentrazioni di persone motivate da necessità di lavoro: tuttavia tali persone non appena possibile lasciano i nuclei urbani e si disperdono nei vari siti di vacanza, dove trovano concentrazioni diverse, motivate dal comune desiderio di passare il tempo libero. Quindi la vita in comunità ha un andamento relativamente fluttuante e alcune comunità esistono solo per periodi individuati da quello che i latini chiamavano “otium”: il tempo libero. Questo è il fatto inedito nella storia; tanto più che si tratta di comunità che a volte hanno anche dimensioni cospicue.
Marilleva è un centro montano trentino, nella ridente Val di Sole: nome che di per sé individua la vocazione del sito.

Dall’alto: pianta della chiesa, pianta della sala riunioni, prospetto nord. La casa del parroco sta su due livelli nel lato sud (a sinistra nei disegni).
Pagina a lato: due viste da nordest e nordovest della grande vetrata absidale. Tale agglomerato, disposto su due livelli, a quota 900 e a quota 1400 m, ha una origine e una vocazione esclusivamente turistica: è nato come insediamento particolarmente attraente per gli sport invernali e servito da importanti impianti di risalita nonché da lunghe e articolate piste sciistiche. Ma anche qui la chiesa è luogo necessario e fondante.

È l’essenza della ricerca dell’identità umana – che non può interrompersi o variare di indirizzo a seconda che avvenga nel luogo di vita usuale o di vacanza. E per la chiesa il sito, il suo meraviglioso scenario montano di ampie valli e splendenti cime, e i vicini edifici a vocazione turistica, hanno suggerito un’architettura agile, movimentata, frastagliata e realizzata in legno. Il materiale tipico del luogo ne favorisce il rapporto con l’intorno. Il disegno slanciato, che protende la copertura composita in diversi vertici, richiama il profilo delle cime montane. L’edificio si presenta come un organismo che si eleva dal pendio, in cui è in parte interrato, spingendosi verso nord con un ampio aggetto superiore che copre la parete angolata interamente vetrata posta dietro l’area presbiterale della chiesa.

I banchi sono stati forniti da C.B.M. e realizzati in legno di larice stagionato ed essiccato in modo da evitare qualsiasi movimento della struttura nel corso del tempo.

La struttura a piramide rovesciata e base ellittica segna il centro della chiesa. Qui convergono a raggiera le travi portanti dell’edificio, che è tutto in legno. A destra, l’aula si allarga con l’avvicinarsi all’altare che resta nella parte protesa verso il bosco. Pagina a lato, la vetrata absidale è posta verso nord, a garanzia che chi guarda l’altare non resti abbagliato.

Tale soluzione fa sì che la chiesa sia protetta echiusa verso meridione (la parte interrata), mentre è aperta verso settentrione (il lato verso cui si slancia). Una disposizione insolita, dovuta al fatto che
l’altare in tal modo si presenta all’assemblea dei fedeli contro lo sfondo di una vetrata priva di luce diretta, quindi mai abbagliante, ma eloquente sia per le composizioni cromatiche che la informano, sia per le ombre degli alberi che su di essa si stagliano. Sotto la chiesa si trova un’aula convegni, arretrata rispetto all’aula superiore il cui aggetto poggia su due triangoli lignei laterali.

L’accesso avviene sul lato ovest, verso il monte, mentre la chiesa si protende verso nord e la valle, con la sua forma a pianta rastremata completata dalla copertura variamente articolata in elementi a triangolo, quasi fosse un aquilone
pronto a prendere il volo spinto dal vento. L’immagine di leggerezza si inserisce con grazia nello splendido panorama delle cime del Trentino,
verso cui l’edificio si rivolge in modo dinamico: quasi espressione del desiderio di compenetrarvisi.

Chiesa di Marilleva 1400 Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo a Marilleva (Trento)

Progetto: Studio Perini Associati, Meano (Trento)
(Ing. Arch. Luciano Perini, Arch. Lorenzo Perini)
Panche: C.B.M., Asolo (Treviso)
Strutture in legno: Holzbau, Bressanone (Bolzano)
Vetrate artistiche: Progetto Arte Poli, Verona
Capienza navata: 200 posti a sedere, capienza totale oltre 400 persone
Materiali utilizzati: legno lamellare (strutture);
legno (rivestimenti, serramenti, pannellature);
pietra locale a spacco; rame (copertura).

La forma complessiva che ne deriva, per quanto articolata in spigoli vivi, appare plastica, espressione di un’energia pronta allo scatto in avanti. Il contatto tra esterno e interno è stabilito, oltre che dalla vetrata istoriata, da un lucernario posto in posizione baricentrica ed evidenziato all’esterno da una cuspide a piramide, che all’interno è ripetuta rovesciata a segnare il luogo mediano, nonché centro della struttura che resta a vista nell’aula ecclesiale e si riveste immediatamente anche di una valenza estetica.

La pianta è rastremata e l’ingresso all’aula è posto nella parte stretta verso monte, talché l’effetto per chi entra è di incedere verso le dimensioni più libere, ampie e luminose man mano che si approssima all’altare.
La struttura e la grande vetrata hanno la funzione di mediare il passaggio dal sito turistico al rito: l’aggetto diventa allusivo del distaccarsi dalla contingenza per inoltrarsi nello splendore del creato. (F. Ferrari)

 

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