Lo scrigno che sacralizza la luce

Architettura – Herz Jesu-Kirche a Monaco di Baviera (Germania)

Frutto di un concorso svoltosi nella capitale bavarese a metà degli anni Novanta, questa chiesa parrocchiale, disegnata dallo studio Allmann, Sattler,Wappner, pur entro un impianto di geometrica semplicità rivela una scansione spaziale di grande complessità. La facciata, aprendosi totalmente, consente una inconsueta continuità tra sagrato e aula liturgica.

Un parallelepipedo semitrasparente. La linea è impreziosita dagli spigoli a vetrata; la facciata arricchita dal motivo strutturale a quadrati che diventa scansione ritmica e ornamento, movimentazione della superficie. Questa chiesa è stata tra le più discusse negli ultimi anni in Germania. Sin dalla sua concezione.Vinse infatti un grande concorso nazionale organizzato dalla parrocchia per la nuova chiesa Herz Jesu di Monaco di Baviera, a metà degli anni ’90. Il fatto stesso che per una chiesa di quartiere si mobilitasse un concorso nazionale fece scalpore.

La facciata.
La planimetria che rivela la relazione tra parallelepipedo della chiesa e campanile.

Ma il risultato ha dato ragione agli organizzatori: il progetto vincitore di Markus Allmann, Amandus Satttler e Ludwig Wappner si impose perché riusciva ad unire alla semplicità delle forme, secondo la tradizione del Bauhaus, una inconsueta articolazione spaziale; un gioco di trasparenze e riflessi, consentito dalla giustapposizione di diverse pareti di cristallo, che in certo senso smaterializza l’oggetto e lo riveste di luce. Una somma di eccezionalità che nella "normalità" della linea produce una serie di sorprese e rende estremamente articolato quello che appare all’inizio come uno spazio di assoluta semplicità.

Herz Jesu-Kirche a Monaco di Baviera (Germania)

Progetto architettonico: Markus Allmann, Amandus Sattler, Ludwig Wappner, Monaco di Baviera
Anno di progettazione: 1996
Anno di completamento: 2000

La struttura vetrata della facciata si apre totalmente
rivelando una seconda facciata interna.
La pianta con la facciata aperta. La chiesa
presenta un gioco di trasparenze che fanno filtrare la luce all’interno.

A questo si aggiunga il meccanismo di apertura. Se la porta che si apre nel mezzo della facciata principale serve per le funzioni ordinarie, la sorpresa sopraggiunge quando tutta la facciata si apre, con ingegneristico sfarzo, per rivelare un’altra facciata più interna, più intima, dominata dal crocifisso collocato in alto sulla destra. In tal modo chiesa e sagrato si uniscono in un unico ambiente e la discontinuità tra interno ed esterno si scioglie per dar luogo a una sapiente gradualità di passaggio. La trasparenza ora diventa la via aperta verso l’ambito più recondito.

La relazione tra chiesa e campanile.
La facciata laterale

Il luogo per la celebrazione. Ma si scopre anche che permeabilità non vuol dire immediatezza nel giungere al cuore della chiesa. Diverse cortine si frappongono: oltre la facciata esterna, ecco il paramento ligneo. E oltre questo, ancora un tragitto verso l’altare che la luce spiovente dall’alto proietta sullo sfondo in uno spazio dove la dimensione terrena
dell’architettura acquista valenze aeree, in una specie di simbiosi cosmica. Così, se nell’impianto generale dell’edificio "da Bauhaus" si immagina dapprima una totale chiarezza e semplicità, ecco presto rivelarsi una profonda articolazione in cui lo spazio risulta gerarchizzato e scandito.

Lo spazio tra controfacciata e parete interna.
L’ambiente interno è dominato dalla grande croce che
traspare sullo sfondo, velata dalla luce spiovente.

E luce e riflessi e trasparenze sono asservite all’unico fine di nobilitare l’ambiente, trasportando il luogo dell’altare nello stesso tempo in luogo prossimo all’assemblea ma anche contiguo all’infinità, rappresentata dalla luce verticale. In questo i progettisti sembrano aver raccolto ed esaltato la lezione di Rudolf Schwarz, che seppe da un lato mantenere l’impostazione "basilicale" tradizionale pur entro architetture moderne, e dall’altro avvicinare l’assemblea all’altare, secondo i dettami del Concilio. La croce che traspare dietro l’altare è il suggello finale di un’architettura in cui la sacralità si esprime col linguaggio più moderno.

Leonardo Servadio

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