UN ECLETTISMO CONTEMPORANEO

Sul colle Prenestino, ai margini della borgata, prossima a una cava di tufo dismessa e alla campagna. La chiesa disegnata da Maicher Biagini propone con linee semplici gli elementi che da sempre la individuano: il campanile, la grande croce incisa sul fronte, il volume esterno del battistero, il nartece, la pensilina…

Nell’epoca che ha cancellato gli ”stili” come àncora formale cui i progetti possano ispirarsi, il singolo autore si trova sempre a “partire da zero”, dovendo inventare luoghi che, soprattutto quando si tratta di erigere una chiesa, siano significativi, espressivi della cultura presente ma anche capaci di rimandare alla tradizione antica. E la chiesa per eccellenza offre il destro per progetti di alto valore formale, poiché l’importanza del luogo richiede di trasparire e così porsi come riferimento chiaro per la comunità. 
Tra le molteplici vie seguite dai progettisti contemporanei per cercare di ottenere un risultato degno del grande passato, Maicher Biagini si distingue per un tratto di particolare levità: la familiarità col tema lo porta a non indulgere mai in stravaganze, mentre la conoscenza dei materiali e dei tanti luoghi che si incontrano, si intersecano e si sommano nella complessità dell’edificio (l’aula liturgica si articola in spazi diversi e accanto a essa stanno il battistero, gli ambienti parrocchiali, il campanile, la casa dei sacerdoti….) lo porta ad accentuare l’articolazione e le diverse singolarità che compongono un’architettura sommamente diversificata qual è quella di un centro parrocchiale. Ne risulta una progettazione che sembra esprimere un eclettismo contemporaneo. Un’architettura capace di gestire linguaggi espressivi e soluzioni tecnologico impiantistiche così che non risultino estranei tra loro. Si noti per esempio come i diffusori di suono lungo le pareti laterali siano intesi quali parti dell’architettura, la cui scurezza ritma il chiarore delle pareti. Nell’aula, altare e croce risaltano senza soverchiare: l’assemblea, ordinata nelle file di banchi “a battaglione” ha un peso predominante, grazie anche al chiarore delle pareti che, con i tanti scatti di superficie che le caratterizzano, tendono a non imporsi: ad arretrare sommessamente. Come scrive Maicher Biagini, “fa da sfondo una parete inclinata che, superando in altezza la copertura, genera un tiburio” che guida la luce sull’altare. 
 
La chiesa e il quartiere: il campanile è momento del passaggio ed elemento che invita al percorso che porta all’ingresso del luogo di culto, oltre il breve sagrato il cui piano continua nel prato della vicina campagna. Nel volume della chiesa emergono evidenti il nartece e il battistero.

APPROFONDIMENTO
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Progetto: Arch. Maicher Biagini (CAIREPRO)
Collaboratori: Arch. Mauro Nasi, Geom. Roberto Delaiti
Direttore lavori: Ing. Gabriele Molè
Banchi: CALOI Industria, San Vendemiano (Treviso)
Foto: Maicher Biagini

Tale parete è intesa ad aumentare la dinamicità dello spazio segnandone la dimensione verticale. “L’aula – continua l’Arch. Biagini – è caratterizzata da una serie di spazi di varie altezze che delimitano i luoghi liturgici” la cui presenza è evidenziata da gradazioni diverse di luce filtrante da diverse aperture. L’articolazione interna è visibile all’esterno grazie al profilarsi dei volumi relativi ai diversi luoghi liturgici: particolarmente evidente quello del battistero. Ai suoi lati due fenditure lasciano intravedere la cava di tufo con le sue grotte e i suoi dirupi. Così il luogo del battesimo si pone come momento di passaggio tra le asprezze della vita e la serenità della fede. 
La planimetria: si nota (sulla sinistra nel disegno) la sporgenza del nartece. La vista assiale dell’aula con la parete inclinata con due fenditure accanto al crocifisso.

Tra gli oggetti che in modo più cospicuo “fanno” la chiesa dei nostri giorni, ci sono i banchi: la loro disposizione segna il modo in cui l’assemblea si raccoglie nei momenti del rito. E poiché la liturgia è quanto di più essenziale nella chiesa, ecco che i banchi e il modo di disporli sono un supporto essenziale.
Nella chiesa di San Patrizio a Roma, i banchi sono il Mod. Santa Lucia di CALOI. Si tratta di banchi in legno massiccio di faggio (ma sono disponibili anche in rovere e noce). I sedili sono sagomati anatomicamente. Il legname viene stagionato naturalmente in catasta: un procedimento che richiede tempo (e quindi di solito viene evitato) ma se praticato, assicura la massima stabilità nel tempo e la migliore qualità del materiale. Questo banco è accessoriabile con ripiano poggialibri e inginocchiatoio imbottito, fisso o ribaltabile. La leggera inclinazione della struttura, soluzione studiata per motivi ergonomici, conferisce anche dinamicità all’insieme, poiché accentua l’implicita direzionalità dell’aula verso l’altare. La CALOI, forte dei suoi 90 anni di storia, è l’unica azienda del settore ad aver ottenuto le certificazioni ISO 9001 che assicurano la massima qualità in tutte le lavorazioni.Per tutte le vostre esigenze
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