L’IMPATTO CULTURALE

Il Museo diocesano di Oppido Mamertina-Palmi è sorto nel 2003 all’interno di un edificio, costruito dopo il devastante sisma del 1908, adiacente alla Cattedrale di Oppido Mamertina; vanta una sede espositiva realizzata nel rispetto di tutte le norme vigenti, dietro progetto e direzione dei lavori della Dott.ssa Annamaria Esposito e dell’Ing. Paolo Martino, Direttore dell’Ufficio diocesano BBCCEE e del Museo diocesano.
Oggi il Museo è, come afferma l’Ing. Paolo Martino, “non il semplice luogo dell’esposizione di un patrimonio antico, ma anche uno strumento che aiuta la chiesa diocesana nella propria azione pastorale.” Su una superficie di 400 mq si articolano sei sale, con teche e allestimento realizzati da Pasquale Pignataro su progetto della Dott.ssa Annamaria Esposito, nelle quali, secondo un criterio espositivo cronologico basato sull’attività vescovile a sostegno delle arti o delle ricostruzioni, sono fruibili numerose testimonianze d’arte religiosa, tutte oggetto di completo e attento inventario informatizzato.“Numerosi dipinti, sculture, opere lapidee, argenti, capitelli e campane sono provenienti dall’antica Cattedrale o comunque dalla Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi; tra questi beni sono di particolare pregio un S. Sebastiano di Benedetto da Maiano, un ciborio marmoreo del sec. XVI di ambito messinese, due ostensori raggiati del sec. XIX di provenienza napoletana e due statue in marmo, personificazioni della Speranza e della Carità del sec. XIX.”
È con queste parole che S.E. Mons. Luciano Bux esprime la sua idea riguardo il Museo diocesano di Arte Sacra di Oppido Mamertina-Palmi voluto e pensato come un luogo veramente ecclesiale, pienamente partecipe alla pastorale ordinaria della chiesa diocesana in cui l’arte sacra deve essere esposta in maniera da semplificare la lettura, fare “memoria” e diventare momento catechetico.
Sulla scelta di dedicare la nuova sala, inaugurata il 18 aprile 2009, alle “Memorie di Liturgia Tridentina”, S.E. Mons. Luciano Bux così commenta: “Questa sala, lungi da voler essere luogo della nostalgia, cerca di presentare all’uomo di oggi senza timidezze oltre 400 anni di liturgia che, se pur riformata nel 1964, secondo le disposizioni di Papa Paolo VI che recepì quanto deliberato dal Concilio Vaticano II, sono comunque parte del vissuto della Chiesa e della cultura cattolica.Il termine ‘tridentina’ indica la forma ordinaria di messa con cui si è svolta la celebrazione eucaristica, secondo il rito romano, dal 1570 al 1969. Tale termine si riferisce al Concilio di Trento, durante il quale Papa Pio V promulgò il Messale Romano. Quindi oltre 400 anni
di liturgia che, se pur modificata nel 1964, sono comunque parte del vissuto della Chiesa. La liturgia tridentina prevedeva un uso di paramenti più ricco rispetto a quello della liturgia post-Concilio Vaticano II, sia per la presenza di alcuni arredi, come il manipolo, esclusi poi dal nuovo rito, sia per la maggiore ricercatezza dell’ornato. I parati esposti nel Museo diocesano, pur essendo una piccola parte del patrimonio tessile conservato nelle varie chiese della Diocesi, costituiscono un sufficiente campionario della tipologia dei tessuti, delle decorazioni e dei colori usati in passato per realizzarli.”
Questo Museo, nota il Dott. Giacomo Oliva, responsabile dei Musei per la Conferenza Episcopale Calabra, “rappresenta nell’insieme un vero polo di attrazione turistico culturale: infatti è visitato in media da 1.500 visitatori all’anno.”
La D.ssa Maria Teresa Casella è la responsabile operativa, nonché guida per i visitatori, di questo che resta anche un luogo di accoglienza e di incontro spirituale.

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