letteratura di viaggio

Questa ricerca nasce dalla volontà di approfondire la storia e la divulgazione della letteratura di viaggio nel corso dell’Ottocento. Proprio in questo periodo, e per la precisione nella seconda metà del secolo, si assiste anche in Italia all’evoluzione dell’editoria che iniziò a pensare al libro come prodotto merceologico e strumento di divulgazione che fosse alla portata di un numero sempre maggiore di persone, anche grazie all’aumento, seppur ancora piuttosto lento, del tasso di alfabetizzazione della popolazione italiana. Libri, collane e periodici nacquero per soddisfare le esigenze del nuovo pubblico di lettori, sempre più variegato, che comprendeva ora anche i più giovani e i meno colti La divulgazione in questo panorama ebbe grande rilevanza perché aiutò la diffusione di nozioni scientifiche non più solo tra gli studiosi, ma anche tra il popolo. In questa fase ebbe particolare importanza il clima positivistico, con le relative istanze di democratizzazione del sapere; queste furono d’ispirazione per molti editori interessati alla divulgazione culturale, che perseguirono tramite i propri libri e le proprie collane. Un ramo importante della divulgazione scientifica è quello della geografia, che assunse un ruolo particolare grazie ai resoconti, ai diari di viaggio, agli appunti poi divenuti libri, degli esploratori che, durante il secolo, si spinsero ai confini della terra per scoprire luoghi che ancora non erano conosciuti. Gli esploratori diventarono così personaggi di spicco, appoggiati dagli Stati dediti politiche coloniali e dalle Società geografiche che nacquero per sponsorizzare e divulgare le nuove scoperte di quei viaggiatori. Francia e Inghilterra furono le più attive grazie alla spinta che veniva dalla più forte volontà di espansione coloniale e dalla quantità di esploratori che si prestarono a viaggi spesso anche pericolosi. L’Italia seguì il loro esempio qualche anno più tardi, grazie all’operato di editori illuminati che hanno saputo sfruttare i testi e i modelli stranieri e nel contempo valorizzare il materiale prodotto dai viaggiatori ed esploratori italiani. Per questi motivi assistiamo nell’Ottocento a un’evoluzione della letteratura di viaggio che si discosta dalle narrazioni dei secoli precedenti per diventare piuttosto resoconto di esplorazione, più o meno romanzato.La letteratura di viaggio dell’Ottocento nasce dagli appunti che gli esploratori annotavano durante il viaggio e che spesso venivano pubblicati non appena tornavano in patria: venivano prima pubblicati a puntate sui periodici, e poi raccolti in volumi. La particolarità di questo tipo di letteratura era il carattere descrittivo geografico che si aggiungeva alla narrazione avventurosa: tramite questi libri i lettori potevano imparare alcune nozioni geografiche oltre che appassionarsi alle avventure vissute dagli autori stessi e alle culture di posti lontani. Il successo editoriale si dovette dunque, come vedremo, a questa doppia anima dei racconti che consentiva sia la lettura di svago che quella istruttiva.
In Italia molte case editrici si occuparono di questo tipo di letteratura, spesso usando la pubblicazione a puntate sui periodici come “Il Giro del Mondo” di Treves o “Il Giornale illustrato dei viaggi e delle avventure di terra e di mare” di Sonzogno. Molti furono i volumi di argomento geografico che vennero pubblicati nella seconda metà dell’Ottocento, ma solo poche case editrici ne fecero collane apposite (Alla base della collana non c’è tanto la scelta dei migliori quanto logiche di mercato). Tra queste si è potuto trovare la Biblioteca illustrata dei viaggi della Guigoni (dall’80 al 99), la Biblioteca illustrata dei viaggi intorno al mondo per terra e per mare di Sonzogno (dal 99), e la Biblioteca di viaggi di Perino (negli anni 80). Tutte queste però furono successive a quella che sembrerebbe essere stata la prima: la Biblioteca di viaggi di Treves pubblicata dal 1869 al 78.I cataloghi collettivi degli editori, pubblicati in occasione delle esposizioni industriali del 1878, del 1881 e del 1891 mi hanno permesso di ricostruire l’elenco dei titoli di questa collana riportato in appendice: i volumi della Biblioteca di viaggi di Treves sono cinquanta e raccolgono testi di celebri esploratori che si spinsero in ogni angolo della terra. I titoli della collana potrebbero venire suddivisi in base all’aerea geografica che trattano: una parte cospicua di libri tratta l’Europa, poi vengono l’Africa, l’America, l’Asia, l’Oceania e infine le regioni polari. Spesso i volumi che riguardano l’Europa sono più improntati alla cultura e ai paesaggi, mentre quelli su mondi più lontani sono più avventurosi (con battaglie, naufragi, tempeste). Il primo titolo Il nuovo Robinson Crusoe, ossia i naufraghi delle isole Auckland è importante perché in esso Treves, nell’introduzione, propone un paragone con il libro di Defoe, ma aggiunge che questo ha qualcosa in più rispetto al famoso volume: all’avventura fantastica si sostituisce quella accaduta realmente e quindi, a detta dell’editore, molto più interessante. Tra i viaggiatori spiccano quelli stranieri, dei cui libri Treves fece fare delle traduzioni spesso riadattando il testo per il proprio pubblico e tagliandone alcune parti. Si è potuto notare che più volumi sono stati ripresi da quelli pubblicati dalla casa editrice parigina Hachette, ma questa ipotesi non può essere confermata in maniera inconfutabile perché, pur dichiarando di avere acquisito la proprietà letteraria per l’Italia, l’editore non cita né la fonte né i traduttori. L’obbligo di citare l’opera originale non era previsto da nessuna legge, dato che a una convenzione internazionale sul diritto d’autore (Il diritto d’autore in Italia era sancito sin dalla convenzione austrosarda del 1840, è il diritto internazionale, ossia quello riguardante le traduzioni, che non era ancora regolamentato) si stava lavorando proprio in quegli anni; d’altra parte la Francia e il suo mondo editoriale erano in quei tempi un modello per gli editori italiani, sia per i periodici che per i romanzi d’appendice, che per le collane librarie. Ciò rese praticamente inevitabile che un editore come Treves, per formazione culturale molto vicino alla Francia, attingesse a piene mani alla produzione della letteratura di viaggio francese. In ogni caso non furono solo i viaggiatori francesi ad esercitare il loro fascino sull’editore italiano. Tra gli autori più famosi stranieri troviamo Stanley e Livingstone che viaggiarono in Africa, Hayes famoso esploratore polare, Dixon che viaggiò a lungo in Russia, Mouhot nell’Indonesia, Yriarte che esplorò le regioni che vanno dall’Istria al Montenegro, e Simonin negli Stati Uniti. I viaggiatori italiani invece sono una decina e tra i più famosi ci sono De Amicis, Pietro Savio che viaggiò in Giappone, Enrico Giglioli in Tasmania, Giuseppe Garzolini in Spagna, e Antonio Bottoni che narrò il viaggio di andata e ritorno da Genova a Jakarta. De Amicis in particolare aveva stretto un forte rapporto con Emilio Treves, per il quale scrisse su commissione diversi libri di viaggio, ma di cui solo uno fu pubblicato in questa collana: Ricordi di Londra.
La Biblioteca di viaggi raggiunse un massimo di dieci volumi pubblicati all’anno, e nel 1878 diede alle stampe gli ultimi due volumi. Conclusa l’esperienza della collana, Treves non smise mai di pubblicare volumi di argomento geografico: la produzione continuò anche se i titoli non vennero inseriti in nessuna collana. Treves divenne famoso anche per le Guide d’Italia, curate nei minimi dettagli e vendute a un prezzo accessibile per quasi tutti i lettori. L’intenzione dell’editore di raggiungere un pubblico sempre più vasto si manifesta nella politica dei prezzi: i volumi della collana di viaggi non erano costosi e venivano venduti a poche lire (da 2 a 4 lire in media). I pochi volumi che superavano le 4 lire contavano più di 300 pagine. Si può affermare che il prezzo variasse in base alla quantità di carta utilizzata per produrlo; i volumi contavano per la maggior parte una media di 250 pagine.
I libri della collana erano estremamente curati: la copertina in tela blu e titolo in oro, il frontespizio decorato e le numerose illustrazioni con funzione sia esplicativa sia narrativa. I nomi degli illustratori non sono indicati nel paratesto, ma in alcune immagini si possono ritrovare le firme dei più famosi del tempo. I soggetti sono vari: dai paesaggi, agli animali, dalle piante ai costumi, piccole scenette etniche o rappresentazioni di naufragi o battaglie. Inoltre quasi tutti contengono almeno una cartina geografica, spesso ripiegata all’interno, in modo da permettere al lettore di seguire gli spostamenti del protagonista e allo stesso tempo apprendere nozioni geografiche.
La Biblioteca di Viaggi fu una delle collane più moderne dell’epoca, in quanto pubblicava i volumi a distanza di poco tempo rispetto all’avvenimento dei fatti narrati, sfruttando anche la pubblicità dei giornali e della conseguente attualità dei contenuti dei libri. In seguito venne copiata da altre famose case editrici e fu di esempio anche per numerose collane come quelle già citate di Sonzogno, Perino e Guigoni..

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