Le virtù della luce

Nell’anno del Giubileo un’operazione congiunta di restauro e di rinnovamento dell’impianto di illuminazione ha valorizzato e reso pienamente fruibili a fedeli e visitatori i valori architettonici e liturgici della basilica, la cui storia comincia con la rifondazione voluta nel 1097 dal conte Ruggero. Il progetto di illuminazione è stato curato dall’Ing. Angela Tortorella di Messina con la consulenza illuminotecnica di Gianluca Salciccia di Targetti Sankey SPA, che ha fornito i corpi illuminanti della linea Light of Florence.

Vista prospettica dell’interno dell’aula, navata principale Vista prospettica della navata laterale sinistra

«Come pretendere che poco più di cento anni di storia dell’illuminazione elettrica possano confrontarsi con secoli di storia dell’arte e dell’architettura, se non con una grande, infinita umiltà? Come avvicinarsi a spazi pieni di spiritualità, di intelligenza, di creatività, se non mettendosi da parte e lasciando che siano essi stessi a parlare? ». Con queste parole, a metà degli anni Novanta, Targetti presentava Light of Florence, l’unica collezione di apparecchi di illuminazione ideati esclusivamente per i luoghi di culto, per i quali non sempre è sufficiente l’utilizzo di prodotti industriali di serie. Nata per rispondere alle esigenze assolutamente peculiari dei progettisti che si occupano di illuminare le chiese, Light of Florence ha legato il nome di Targetti ad alcuni dei progetti illuminotecnici di maggior prestigio quali la Basilica di Santa Croce a Firenze, il Duomo di Catania, la Basilica di San Lorenzo a Milano, l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, il Duomo di Pisa, la cattedrale di Notre Dame e quella di Aukland in Nuova Zelanda. Nel 1923 il Card. Gasparri (a nome di Pio XI) scrisse una circolare a tutti i Vescovi in cui si raccomandava «Gli impianti siano accuratamente studiati in precedenza ed eseguiti da persone tecniche e competenti affinché risultino non soltanto decorosi e ben intonati all’austera bellezza dei sacri edifici, armonizzati col loro stile e scevri di ogni volgarità e teatralità, ma offrano altresì piena garanzia di sicurezza». Sicurezza e idoneità al luogo sacro; rispetto dell’architettura e delle simbologie rituali; soddisfazione delle esigenze liturgiche e attenzione alle diverse fasi della celebrazione: sono questi i criteri che hanno ispirato la collezione rendendola non semplicemente una linea di prodotti, ma una sorta di metodologia progettuale: un servizio reso dall’industria al mondo dell’arte e dello spirito. Ogni prodotto è infatti stato studiato per una specifica funzione, come Colonna, nato per sottolineare la verticalità di colonne e pilastri, Ribalta, studiato per essere collocato sui cornicioni e per l’illuminazione indiretta delle volte, Angolare, particolarmente adatto per illuminare altari e cappelle restando nascosto alla vista, Rocchio, ideato per l’illuminazione di lettura delle navate laterali, Iconostasi, nato per gli ambienti totalmente affrescati, Dotta, nato per illuminare i chiostri. L’esperienza maturata da Targetti in settanta anni di attività nel campo dell’illuminazione architettonica e la sua particolare attenzione a mettere in luce in modo corretto i luoghi di culto, trovano un’emblematica esemplificazione, una sorta di modello applicativo, nel Duomo di Messina, una delle ultime chiese illuminate con prodotti Light of Florence che costituisce un significativo esempio della ricchezza di risultato possibile grazie all’utilizzo di questi apparecchi. Come per ogni intervento di illuminazione, il punto di partenza è stato un sopralluogo che ha consentito un’approfondita analisi storica, dei valori artistici e architettonici, delle ritualità celebrative ricorrenti e degli elementi da valorizzare. Nel caso del Duomo di Messina il lavoro si è rivelato particolarmente complesso – e al contempo straordinariamente interessante – date le frequenti e talvolta radicali trasformazioni a cui le strutture originarie dell’edificio sacro sono state soggette nel corso dei secoli in seguito a eventi distruttivi e conseguenti ricostruzioni, ognuna delle quali caratterizzata dall’aggiunta di elementi architettonici e decorativi spesso dissonanti. La prima devastazione avvenne già nel 1254 a causa di un terribile incendio scoppiato durante i funerali di Corrado IV. Dal ‘300 al ‘500 il Duomo si arricchisce di elementi decorativi di grande importanza, come gli splendidi mosaici, le decorazioni del soffitto, i portali, il rivestimento marmoreo della facciata e l’imponente complesso scultoreo dell’Apostolato realizzato da un valente allievo di Michelangelo, Giovanni Montorsoli. Il periodo barocco vede la più rilevante sovrapposizione impropria di elementi decorativi assolutamente in contrasto con la purezza originaria della chiesa: cornici, putti, stucchi, festoni, altari fecero la loro comparsa; si arrivò addirittura a trasformare gli archi ogivali in arcate romaniche. Il terremoto del 1873 e il successivo restauro portarono ulteriori modifiche strutturali, dalla costruzione di una cupola lignea all’incrocio della navata con il transetto alla demolizione del campanile sostituito da due torri affiancate alle absidi. Il terremoto del 1908 fece crollare tutto. La ricostruzione operata negli Anni Venti riportò l’edificio alla purezza formale delle origini e una paziente opera di restauro permise il recupero di quasi tutte le opere d’arte. Fino a una nuova distruzione, questa volta dovuta agli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale: nel giugno del 1943 i bombardamenti alleati trasformarono in un rogo la cattedrale che era stata inaugurata solo tredici anni prima. Avevano resistito solo le strutture perimetrali e soltanto nell’agosto del ’47 il Duomo venne riaperto al culto e insignito da Papa Pio XII del titolo di Basilica. Il Duomo di Messina ha una pianta basilicale a tre navate, con transetto e tre absidi. Le tre navate sono divise da due file di colonne che sorreggono ampi archi a sesto acuto. I capitelli sono copie fedeli degli originali distrutti.

Definizione dei criteri progettuali Pianta illuminotecnica generale

Nonostante le distruzioni operate da terremoti e bombardamenti, l’edificio rimane la più importante emergenza monumentale della città e – al contempo – la sua più ricca raccolta di opere d’arte. Di rilievo anche il suo organo, che – con le sue 16.000 canne distribuite nei due lati del transetto, dietro l’altare, sulla porta maggiore e sull’arco trionfale – è il più grande d’Italia e il secondo d’Europa: nelle intenzioni di chi lo fece costruire nel 1930 il suo suono si sarebbe dovuto udire anche al di là dello stretto. Per l’illuminazione generale della basilica il progetto è stato studiato in modo da simulare con la luce artificiale la luce naturale, di cui la chiesa è ricchissima durante il giorno grazie alle numerose finestre che si aprono sulle navate. Gli apparecchi sono stati pertanto posizionati proprio su queste finestre. Lo schema 1 rappresenta i fasci emessi dagli apparecchi posizionati in corrispondenza delle finestre. Particolarmente interessante al proposito è anche il fatto che le loro vetrate sono state illuminate dall’interno in modo da accentuare l’idea percepita di una luce che filtra dall’esterno attraverso tutta la superficie delle finestre. L’utilizzo di finestre e nicchie per il posizionamento degli apparecchi è inoltre un accorgimento progettuale fondamentale se si vuole che i corpi illuminanti non si vedano, non disturbino la fruizione della bellezza della chiesa e non siano intrusivi nel minimalismo architettonico del Duomo: una luce presente eppure assolutamente discreta grazie a corpi illuminanti creati per non apparire e perfettamente armonizzati con il contesto. La definizione dei requisiti illuminotecnici si è basata sulla scelta di apparecchi di illuminazione opportunamente articolati e flessibili capaci di assicurare una completa regia di accensioni con livelli di illuminamento gerarchicamente crescenti.A tal fine si è fatto riferimento alla norma UNI 10380 “Illuminazione di interni con luce artificiale” che stabilisce i livelli di illuminamento ottimali per l’ambiente generale e per la zona focale dell’altare e del pulpito. Ma non si è potuto fare a meno di integrare tale normativa con le preziose indicazioni provenienti dalla “Nota pastorale” CEI del 18 febbraio del 1993, che indica i criteri basilari in relazione alla progettazione di nuove chiese. Tra i requisiti illuminotecnici essenziali, una particolare attenzione è stata prestata anche all’utilizzo di adeguati elementi di protezione e schermatura: dalle griglie antiabbagliamento ai filtri UV destinati a proteggere le decorazioni lignee degli splendidi soffitti. La scelta degli apparecchi è stata orientata su proiettori invisibili capaci di mimetizzarsi con l’architettura. In questo senso i prodotti della linea Light of Florence (nati proprio per essere posti sui cornicioni, negli angoli interni, dietro lesene e paraste, sui capitelli, nelle nicchie delle finestre etc.) rispondono perfettamente alle esigenze progettuali. Oltre al design, pulito e minimale come l’architettura del Duomo, anche il fattore cromatico (il “bianco fiorentino” degli apparecchi Light of Florence) è stato studiato per garantire la minima intrusività. L’altro criterio fondamentale utilizzato nella scelta degli apparecchi è stata la flessibilità, in particolare la possibilità di usare un solo apparecchio orientabile con grande versatilità e coniugabile con lampade di tipologia e potenza estremamente varia e con accessori molteplici (filtri, griglie, etc). In tal modo allo stesso prodotto corrispondono differenti ottiche, con caratteristiche fotometriche differenziate. Una volta verificata al computer l’esattezza della progettazione preliminare, sono stati definiti i livelli di illuminamento (lux) e il numero degli apparecchi. Nell’abside è stato usato anche un filtro per ottenere una luce più calda, capace di sottolineare e valorizzare i toni del giallo e dell’oro. Il contrario è stato fatto sull’altare, investito da una luce fredda. La tonalità di luce è dunque stata studiata anche in relazione ai materiali con cui sono realizzati gli elementi strutturali e di decoro della chiesa.

 

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