Le schede

I tesori da salvare

I Beni culturali della Chiesa sono la componente più importante nell’ambito del nostro patrimonio artistico culturale: non solo per il valore più importante in assoluto, inteso come ricchezza materiale, ma singolarmente come la più vasta testimonianza della cultura, del pensiero e della creatività dell’Uomo. Quindi un valore inestimabile e irripetibile ancor più se conservato nel suo contesto storico e ambientale naturale, perché meglio così può esserne compreso il significato nella sua interezza, compreso quello di “strumento di aiuto di quella nuova evangelizzazione di cui il Santo Padre parla in tutti i suoi contenuti”. Patrimonio dunque che va protetto come dovere primario di noi Italiani che ne siamo i “depositari” e come diritto di impedire che vada disperso per l’incuria del tempo o peggio ancora per mancanza di attenzione e quindi tutela. Il contributo di ogni singolo concorrerà alla conservazione e quindi all’arricchimento dei beni che ci appartengono per storia e per tradizione oltre che nel senso materiale, che si è detto, ancora più nell’insieme di tutti quei valori spirituali che contraddistinguono la nostra creatività ben nota in tutto il mondo che fa del nostro Paese meta ambita di visite turistico-culturali, uniche e affascinanti.

Un nuovo sagrato per la chiesa di San Martino di Castrozza
Scheda 20031

Località: San Martino di Castrozza (TN)
Nome della Chiesa: SS. Martino e Giuliano
Oggetto segnalato: La chiesa stessa
Caratteristiche: Edificio con campanile del XII secolo rimaneggiato nel 1913
Costo di intervento (approssimativo): € 500.000,00
Segnalato da: Arch. Bruno Morassutti (Milano)

La chiesa, come appariva prima dell’ampliamento con sopraelevazione del 1913.
La chiesa dopo l’ampliamento del 1913: l’aula è stata alzata e allungata.

Fino alla seconda metà del ‘900 il paese è rimasto il tipico borgo montano: le casette raccolte attorno alla chiesa, il campanile che si erge al centro dell’abitato. Con l’aumento della popolazione, nel 1913 l’antica chiesa parrocchiale venne ingrandita e il suo tetto sopraelevato. Per conseguenza la compostezza del profilo venne drasticamente variato, la relazione tra altezza della copertura e altezza del campanile, che prima prospettava un’immagine così tipica della chiesa alpina, restò definitivamente compromessa. Quando dagli anni ’60 il flusso del turismo portò a un deciso e crescente aumento delle presenze stagionali, si presentò la necessità di un ulteriore ampliamento dell’aula liturgica. Di qui il progetto, affidato all’architetto Morassutti e tuttora rimasto non realizzato.

In colore, la pianta e la sezione trasversale del nuovo intervento previsto.
Sezione longitudinale. La costruzione seminterrata recupera lo spazio del sagrato.

E’ un progetto di particolare interesse perché propone di recuperare la forma originaria della chiesa antica, riportando le dimensioni dell’aula a quelle sue proprie, limitate in lunghezza e in altezza, così da consentire nuovamente l’emergere slanciato del campanile, per collocare l’aula al di sotto della piazza antistante la chiesa. In tal modo lo spazio libero del sagrato aumenterebbe rispetto a quello attuale, in parte ingombrato dall’allungamento novecentesco della chiesa, mentre la costruzione seminterrata (il terreno è in pendenza e consente che un lato dell’aula resti aperto verso valle), permetterebbe la realizzazione di un’aula ampia e raccordata tramite un passaggio coperto alla preesistente chiesa.

Alcune immagini del modello (a sinistra vista dal monte, a destra da valle).

Tale soluzione permetterebbe di ritrovare l’unica emergenza architettonica antica e originale del paese: il campanile, simbolo del luogo e segno di continuità. Permetterebbe di ritrovare uno spazio aperto, dell’80% più ampio di quello oggi disponibile, davanti alla chiesa, che resterebbe come piccola cappella officiabile durante la settimana e nei momenti di assenza del grande flusso turistico.

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