LE CHIESE AGLI ANTIPODI

Down Under (a testa in giù, così gli australiani chiamano il loro continente) è terra vasta e antica. Il cristianesimo vi arrivò nel 1788 su dodici piccoli vascelli: non di invasori ma di prigionieri esiliati. Pochi erano cattolici. Era un esperimento sociale, precario all’inizio, come precaria era la religione in una società che rimane largamente secolarizzata. Il Cattolicesimo, in prevalenza laicale, non fu completamente legittimato fino al 1820 e in tutta l’Australia oggi restano pochi esempi di chiese cattoliche di quei primi anni.
Questi inizi fragili però furono controbilanciati nel tardo XIX sec. e in tutto il XX sec. da un forte impegno costruttivo. A diverse ondate, si eressero chiese cattoliche secondo vari stili: neogotico, neoclassico, romanico (con influenze bizantine e Art Dèco), missione spagnola, moderno…
La sfida è sempre stata di costruire e decorare in modo da riflettere una singolare combinazione di circostanze umane e naturali. La prima chiesa cattolica australiana fu eretta a Sydney (1821), dove sorge oggi la Cattedrale di St. Mary, splendido esempio della forza metafisica e sociale del linguaggio neogotico del XIX secolo.
Questo esprime la filosofia del costruire presente nella maggior parte delle capitali degli Stati australiani: che i canoni della fede dovessero essere resi tangibili attraverso un’architettura che esprimesse sicurezza. La maggior parte degli stili adottati offriva un rapporto con le culture dei paesi d’origine. Le chiese esprimevano un valore sociale, e spesso erano costruite su un colle. In molti casi erano frutto di architettura di livello internazionale.Il costituirsi di un’organizzazione formale della chiesa dopo il 1833 e i rapporti che personalità di rilievo e Ordini religiosi furono in grado di stabilire, permisero di diffondere questa filosofia edilizia. Legami concreti e profondi con luminari dell’architettura europea portarono i responsabili della Chiesa australiana ad apprezzare sia la filosofia estetica che “l’intimo legame fra architettura e cristianesimo” (Andrews, B. 2002).
Augustus J. Pugin (1818-1852) fu chiamato a costruire numerose opere sia a Sydney che nei dintorni. I turisti sono spesso sorpresi nel trovare in una piccola isola come la Tasmania tante opere di Pugin – architetture, lavori d’arte e artigianato che furono presi a modello anche altrove in Australia. La sua influenza si ritrova anche in opere, eccelesiastiche e non, di grandi architetti australiani come William W. Wardell (1823-1899) e Edmund T. Blacket (1817-1883).
Inoltre i cattolici di quel periodo completavano spesso le nuove costruzioni con antiche testimonianze di fede: vasi, opere in legno, reliquiari, quadri, statue, altari, fonti battesimali spesso donati da Paesi lontani. Questi oggetti rafforzarono il rapporto con la vita, le parole e le opere di coloro che avevano gettato le basi della fede nella lontana patria di origine.
Nello stato del New South West, il periodo della svolta del XX secolo è rappresentato al meglio da John F. Hennessy e Joseph I. Sheerin. La loro raffinata combinazione di stili neogotico e romanico ottenne riconoscimenti internazionali e Joseph I. Sheerin fu nominato Cavaliere da papa Benedetto XV, proprio per il suo contributo all’architettura ecclesiastica.
In quel periodo operarono anche molti altri validi architetti, tuttavia la grande dimensione dell’Australia rende difficile citare tutti loro o rappresentare adeguatamente l’evoluzione dell’architettura ecclesiastica da quando fu stabilita la Federazione (1901) fino al periodo pre-conciliare.Koinè expo
L’importante è essere parte di qualcosa di importanteTra le due guerre mondiali furono costruite molte chiese. Joseph C. Fowell, con Kenneth H. McConnell e William H. Mansfield, Clement Glancy e Rosita Edmunds, E. A. Bates crearono magnifici esempi di romanico sfrondato, tendendo a volte a uno stile missione spagnola. È interessante notare che questo stile era quasi solamente riservato a chiese, conventi, seminari. In generale questi edifici erano caratterizzati da facciate di grande qualità in mattoni; avevano forma solida, finestre ad arco e circolari, spesso costruite in una combinazione di pietra artificiale e terracotta; incorporavano con eleganza elementi di Art Dèco, allora molto alla moda.
Spesso queste opere erano completate con raffinati pavimenti alla veneziana e in marmo intarsiato.
Inoltre, è bene citare J.C. Hawes: prete (ordinato a Roma nel 1915), architetto, missionario ed eremita che in luoghi remoti mise in pratica le teorie di John Ruskin e del movimento Arts and Crafts – combinazioni intelligenti di semplicità rustica, dagli esiti straordinariamente dignitosi.
I decenni dopo la II guerra mondiale furono seguiti dalla costruzione di un gran numero di chiese, scuole, ospedali, conventi, alcuni eretti in uno stile di ispirazione gotico-romanica, altri modernisti, costruiti al risparmio e di solito molto pratici. In molti di quegli edifici chiesa e scuola erano contigui. Nel decennio prima del Concilio Vaticano II, le
piante delle chiese erano in genere configurate come sale oblunghe, con l’assemblea raccolta lungo la navata.L’influenza del movimento liturgico emerse in Australia più tardi che in Europa e in Nord America. La prima realizzazione che ne mostra l’influsso è la Cattedrale di St. Mary a Hobart, capitale della Tasmania. Nel 1958, anticipando la riforma liturgica, l’Arcivescovo di allora, Guilford Young, ne promosse la ristrutturazione, con l’estensione del presbiterio fino all’incrocio del transetto, dove si collocò un altare temporaneo.
Un nuovo altare stabile, disegnato dallo scultore Tom Bass, fu consacrato nel 1961. Un nuovo ambone e una nuova cattedra, con altri arredi e accessori, furono realizzati in teak birmano dall’artigiano di origine austriaca Schulim Krimper.
Quindi la cattedra fu situata in posizione centrale nel presbiterio e i banchi nel transetto furono girati verso l’altare maggiore invece che verso quelli laterali.
Poi a metà degli anni ’70 il tabernacolo fu posto dove stava la cattedra e questa ubicata davanti al pilastro di transetto. Negli ultimi anni l’Arcidiocesi ha deciso di ripensare tale riorganizzazione. Mentre a Hobart avveniva questa risistemazione, a Darwin,
nell’ Australia del Nord, si stava costruendo una nuova cattedrale su progetto di Ian Ferrier: St. Mary Stella Maris, splendida opera di architettura contemporanea, pensata
anche come monumento commemorativo delle vittime delle guerre.
Costruita su pianta cruciforme, in cemento e porcellanite, una pietra locale, la Cattedrale è costituita da una serie di archi parabolici. Evoca la verticalità e la luce delle cattedrali gotiche: fu costruita con le tecniche più innovative evitando di farne una copia di edifici antichi.  Ma la disposizione liturgica di questa nuova Cattedrale fu pensata secondo il rito tridentino, senza tener conto del movimento liturgico. Fu consacrata nell’agosto 1962, due mesi prima dell’apertura del Concilio Vaticano II. Come quella di Hobart, oggi è oggetto di restauro e adeguamento liturgico.Poco dopo l’apertura del Concilio Vaticano II, cominciò la costruzione di una nuova cattedrale a Perth, a ovest di Sydney. La cattedrale di San Nicola di Myra fu progettata dall’architetto Kevin Curtis e Partners.
In ossequio alla riforma liturgica, ha pianta circolare con altare centrale.
L’assemblea è raccolta per circa 300 gradi intorno all’altare.
Nessuno siede più lontano di otto banchi – circa otto metri – dal presbiterio. È costruita in
economia e le pareti esterne sono di cemento prefabbricato il cui intonaco bianco contrasta con i mattoni scuri. La luce proviene da strette finestre verticali a tutta altezza. Fu inaugurata nel 1967; in seguito subì modifiche alla pedana presbiterale e alle opere d’arte.
Un’altra chiesa progettata come interpretazione della riforma liturgica è St. Anthony a Marsf
ield, un sobborgo di Sydney.
Progettata nel 1965 da Enrico Taglietti (nato a Milano nel 1926) e inaugurata nel 1969, questa chiesa è bassa, con il tetto aggettante che crea una forte enfasi orizzontale.
Ha pianta quadrata con l’assemblea raccolta a “U” intorno al presberio. Il pavimento digrada verso l’altare.
Costruita in cemento e mattoni, la chiesa è cratterizzata da un soffitto di legno con travi a vista in forma di croce. Un lucernario sovrasta il santuario e alle pareti vi sono finestre semicircolari. Nel 1977, Taglietti disegnò anche la nunziatura apostolica a Canberra, la capitale nazionale, caratterizzata da tetti di tegole rosse e da una grande croce scolpita sull’ingresso.
Queste due chiese erano in un certo senso in anticipo sui tempi, mentre molte chiese postconciliari, nuove dal punto di vista architettonico hanno mantenuto l’organizzazione tradizionale a basilica. Solo nei primi anni s’70 il riordinamento liturgico si è fatto strada nel disegno delle chiese, portando al ricorso diffuso a piante a “U”, a ventaglio, centralizzate e anche antifonali, cioè con i banchi su due schiere di rimpetto, come nei cori monastici.Nelle città e nelle campagne, le chiese sono un’importante punteggiatura del panorama
culturale australiano, spesso sono la sola testimonianza dello spirito che ha forgiato le comunità.
La nuova sensibilità al concetto di patrimonio culturale ha di recente posto il problema etico di conservare l’eredità del passato. Molte parrocchie, diocesi e congregazioni sono oggi impegnate in cambi di gestione, trasferimenti, ammodernamenti e ricostruzioni. Di conseguenza la Chiesa si trova di fronte alla sfida di formulare una strategia chiara per conservare il patrimonio culturale.
Mentre vi sono alcuni ottimi progetti contemporanei che spesso si presentano con una elegante combinazione di vecchio e di nuovo: questa è la forza immaginativa che scaturisce dal desiderio di onorare la vita umana, attraverso la preghiera e l’azione che si manifesta in un luogo (inteso come aggregato di natura e artefatto, dotato di connotazioni storiche, sociali, tecniche, estetiche).

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