Le auto? Mettiamole sotto terra

Come inquadrerebbe la situazione dei sagrati in Milano e in tale contesto come si svolge la collaborazione tra Amministrazione comunale e Chiesa?
Il sagrato rappresenta di per sé l’estendersi della sacralità al di fuori dell’edificio sacro. Quindi si costituisce come snodo tra la comunità dei credenti e la comunità di tutti i cittadini. Costituisce insomma il luogo attraverso il quale la Chiesa, intesa come comunità dei fedeli, si rivolge al mondo: agli altri, credenti o non credenti. Non a caso i sagrati sono sempre stati usati per le manifestazioni religiose. I rapporti tra l’Amministrazione comunale e la Chiesa ambrosiana sono sempre stati più che positivi. E hanno consentito di realizzare luoghi di alto significato per la città: si consideri soltanto il caso del sagrato del Duomo. La sistemazione della piazza antistante è sempre stata oggetto di dialogo con la Chiesa, nel contesto dei piani di sistemazione delle altre piazze vicine (la Piazza del Palazzo Reale che si apre a lato della Basilica, la vicina Piazza dei Mercanti). Recentemente questo dialogo fecondo si è ulteriormente rafforzato con i concorsi realizzati per la sistemazione delle
piazze dei quartieri, che ha consentito in molti casi di trasformare luoghi invasi dal traffico in luoghi adatti alle persone.

Ing. Gianni Verga
Assessore allo Sviluppo del Territorio,
Comune di Milano

Un esempio?
La Piazza di Santa Giustina ad Affori. La sistemazione della piazza ha ridato dignità al quartiere ed ha favorito un’ordinata viabilità, ma anche una tranquilla vivibilità del luogo da parte dei cittadini. L’arredo stesso della piazza ha portato elementi simbolici che demarcano il luogo e sono fattore di identità. Il che aiuta la comunità – intesa non solo come comunità dei fedeli, ma, ancora in senso lato dei cittadini – a rafforzarsi.

Anche lei vede nel traffico la principale minaccia ai sagrati…
E’ evidente che si tratta di spazi che sono sotto la continua minaccia delle automobili. Proprio per questo è importante
che in questi ultimi tempi si cerchi di riprendere il significato autentico del sagrato. Con i concorsi per la sistemazione
delle piazze siamo riusciti a realizzare risistemazioni, opere di tutela e di valorizzazione che hanno riconsegnato
alla comunità cittadina luoghi di incontro, spazi di vita e di relazione sociale. Il sagrato è uno snodo virtuoso tra chi
vive l’esperienza della fede e la società nel suo complesso. Un luogo, insomma, che apporta un valore significativo al
tessuto urbano.

Come valuta concretamente l’apporto del sagrato a questo dialogo tra chiesa e città?
Ritengo che sia in fase di crescita. Pensiamo alle diverse iniziative che nascono dall’impegno sociale, quali per esempio la vendita di fiori per la raccolta di fondi per opere assistenziali per la lotta ai tumori o alla sclerosi multipla, oppure la raccolta di sangue per i centri di pronto soccorso. Sono attività che si svolgono sia sulle piazze pubbliche sia sui sagrati e si tratta comunque di un autentico impegno per il bene comune a cui partecipano cittadini di diverse provenienze. Se una decina di anni fa queste iniziative erano sporadiche, oggi sono decisamente aumentate.
E sono iniziative tutte segnate da un intento caritativo, cioè di donazione a vantaggio dei bisognosi.

A parte i sagrati e le piazze nelle parti nuove della città, può segnalare interventi recenti in piazze storiche?
Per esempio la sistemazione di Piazza San Fedele: era anch’essa un parcheggio, oggi è uno spazio totalmente
libero dalle automobili e pienamente goduto dalla cittadinanza. Lo stesso dicasi della sistemazione della piazza di
San Lorenzo, una basilica tra quelle più ricche di storia. Sono esempi di luoghi totalmente risistemati, restituiti alla
popolazione e alla Chiesa; luoghi dove il sagrato e la piazza civile si trovano contigue e sono pienamente fruibili.
Non solo di giorno, ma anche nelle ore serali grazie agli impianti di illuminazione collocati un paio di anni or sono.
Vi sono altre piazze che meritano ulteriori ripensamenti e attenzioni. Penso a Sant’Ambrogio: il sagrato resta chiuso nel quadriportico, ma la piazza antistante è ancora totalmente invasa dalle automobili.

Al proposito, che cosa si può suggerire ai parroci – milanesi come di qualunque altra città – spesso costretti a “ospitare” le auto sul sagrato?
Bisogna che mettano le auto sotto terra. In questo modo si lascia il sagrato ai suoi usi propri. A Milano vi sono diversi
progetti che vanno in questa direzione.

Ma sul piano economico come può una parrocchia compiere lavori tanto impegnativi?
Premesso che prima di pensare di costruire un parcheggio interrato occorre valutare con attenzione se vi siano
le condizioni adatte, penso che queste opere vadano affidate in concessione ai privati.
Realizzare un parcheggio sotto un sagrato, là dove questo è realmente possibile, alla lunga diventa economicamente
fattibile, vantaggioso per la chiesa che si vede restituito lo spazio del sagrato libero dalle auto e anche per il quartiere,
che si ritrova con un significativo aumento dei posti auto coperti.

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