L’altare, l’arte, il significato


L’altare è il segno della presenza del mistero di Cristo. È il simbolo parlante del Suo sacrificio sulla croce per la nostra Salvezza.
Per richiamare questa centralità di Gesù Cristo si è voluto raffigurare sul fronte un pesce con la scritta greca Ikzus, un acrostico usato dalla Chiesa antica come professione di fede. Infatti le cinque lettere sono le iniziali di: Jesous (Gesù) Christos (Cristo) Uios Theou (Figlio di Dio) Soter (Salvatore).

Questo altare ci indica la presenza di Cristo che abbraccia tutte le dimensioni del tempo: ieri sul lato a sinistra, oggi sul fronte, al centro davanti a noi e il per sempre sul lato destro.
Ieri: la raffigurazione del sacrificio di Isacco altro non è che la prefigurazione dell’altro sacrificio.

Cioè quello di Cristo sulla croce. Isacco che porta la legna sul monte prefigura Cristo che sale il Calvario. Isacco è legato sull’altare pronto al sacrificio; Abramo, con paterna tenerezza, accarezza il figlio nascondendo la propria mano tra i suoi
capelli: in obbedienza a Dio è pronto a sacrificarlo. Ma Dio ferma Abramo.
Cristo “oggi” sta al centro di questa Chiesa e riempie l’intero universo, nelle due immagini: quella sull’altare, crocifisso, e quella oltre l’altare, risorto e glorioso.
Il mistero del Cristo crocifisso-risorto si amplifica nelle tre dimensioni dei tre legni della Croce.
Nel legno verticale, la cui dimensione è al tempo stesso discendente e ascendente, Cristo si è fatto carne, è sceso in mezzo a noi e per noi si è sacrificato. Ma è lo stesso Cristo che ascende al cielo glorioso vincitore della morte. Il secondo legno, orizzontale, evidenzia la dimensione estrema del gesto di Cristo le cui braccia aperte abbracciano tutta l’umanità e l’intero cosmo.

In questo abbraccio sono compresi anche i sacerdoti e i leviti del primo testamento, qui rappresentati nell’atto di sacrificare gli agnelli per la vecchia Pasqua nel rito della legge antica. Questo rito è ormai concluso, finito: il nuovo Agnello è Cristo stesso
che si è immolato sulla croce anche per loro. Sull’altro lato ai piedi della Croce si vedono Maria e Giovanni; Maria protende la mano verso il proprio
Figlio per abbracciarne il corpo crocifisso e in questo slancio è sintetizzata la profonda e reale unione tra Cristo e la Chiesa, tra il nuovo Adamo e la nuova Eva. Giovanni col suo gesto d’amore accoglie Maria quasi per proteggerla poiché la riceve in
dono come madre proprio da Cristo stesso.

Ma c’è anche il legno obliquo, la terza dimensione della croce. È la dimensione, questa, del giudizio. Sotto "lo sgabello" del crocifisso, Adamo ed Eva attendono che Cristo vada a prenderli discendendo
negli inferi. La Croce è certamente salvezza per tutti, ma sta a noi accoglierla o rifiutarla; per questo la Croce è anche un giudizio sulla nostra vita; un serio appello alla nostra liber tà.
Nell’ultima scena sulla destra dell’altare si vive l’“oggi”, che è anche il “per sempre”, il futuro. È Cristo stesso che si rende presente, parla, bussa alla porta del nostro cuore: "Ascoltate, sto alla porta e busso…" (Apc. 3,20).

Paolo Borghi

 

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