L’accoglienza tra muri medievali. L’ascensore del Complesso di S. Alessandro a Toffia (Rieti)


L’ascensore del Complesso di S. Alessandro a Toffia (Rieti)

Progetto M. Anastasi, G. Benedetti, S. Di Martino, L. Rossi, G. Ottaviani, B.E. Mancini
Testo Lanfranco Soleri
Foto Alfio Di Bella, courtesy Benedetti, Di Martino

Farfa è uno di quei luoghi che ispirano un arcano senso di assoluta vicinanza e totale compenetrazione con secoli di storia. La sua abbazia, fondata nel VI secolo, ha conosciuto alterne vicissitudini; fu distrutta e ricostruita alla fine del VII secolo; con Carlo Magno (che vi sostò mentre si recava a Roma per ricevere l’investitura imperiale) giunse al suo massimo splendore, ebbe uno statuto di autonomia e divenne anche un ricco centro fieristico e mercantile; fu ampliata
in epoche successive; a opera di alcune famiglie nobili romane (in particolare gli Orsini e i Barberini) fu arricchita di
edifici (l’attuale chiesa è stata realizzata nella seconda metà del XV sec.).
Ma il suo nome resterà sempre legato allo splendore del movimento monastico benedettino medievale, interessato dalla
riforma cluniacense alla fine del I millennio.
E per questo condensato aggiungersi di memorie storiche e testimonianze di fede vissuta, è rimasta un luogo rilevante
sotto il profilo archeologico oltre che meta di visite a carattere turisticoreligioso (che coinvolge almeno 30 mila visitatori all’anno).
Toffia Sabina rientra nel territorio dell’abbazia e il convento di S. Alessandro si trova a 5 Km dallo storico centro monastico farfense: nel corso dei preparativi per il Grande Giubileo dell’anno 2000 è divenuto struttura recettiva.

In senso orario: il vano ascensore visto dal basso. I nuovi paramenti murari riprendono le superfici di quelli antichi.
Si nota ll muro circolare che ingloba la struttura in acciaio e vetro. Un salotto interno. La pianta del vano ascensore.

Sezione longitudinale: l’antica chiesa sta su un colle il cui spessore è stato scavato per ricavare i locali di accoglienza. Al livello basso l’accesso dalla strada. In evidenza il vano ascensore. In basso: vista laterale della chiesa e della copertura del nuovo intervento.

Di tale genius loci la chiesa sconsacrata diventa presidio e baluardo.
Dalla strada la chiesa appare elevata sora il muro di contenimento in pietra che la stacca dall’intorno evidenziandone la
presenza forte e stabile nel tempo.
Una scala sale dal livello basso con andamento parallelo al muro di contenimento, entro l’ambiente ipogeo che si apre sotto la copertura sostenuta da alte colonne il cui sviluppo resta totalmente a vista: sotto il profilo del colle si svelano gli
ambienti per la nuova accoglienza, anzitutto attraverso i passaggi che le raccordano tra loro, e che uniscono i diversi
livelli su cui si articolano.

E tali raccordi – corridoi, scale che nei gradini ribassati d’ampia battuta ricordano ancora quelli medievali – con le loro lunghe prospettive e i loro sfondati che lanciano a vista le sostruzioni antiche accanto a quelle contemporanee, contribuiscono a dare un senso di apertura pur a tali ambienti interrati.
L’ascensore è la singola struttura che attraversa verticalmente il sito slanciandosi verso il cielo, con le sue vetrate che si confondono con la trasparenza dell’aria nella parte alta, emergente, del vano.
Dalla quota della strada esso arriva alla luce attraversando lo spessore delle sostruzioni, fasciato da un muro di roccia circolare: nuovo, ma così simile ai paramenti petrosi antichi.

La coloritura ferromicacea della cabina conserva quel sapore di antico che ben si ricollega all’intorno medievale, mentre le profilature in acciaio inox si inseriscono nell’insieme con la manifestazione sicura ed efficiente dell’alta tecnologia. Il nuovo e l’antico convivono in serena contrapposizione: il primo al servizio del secondo.
I raccordi verticali riconducono dunque dal livello basso della strada al livello intermedio, ove nello spessore del colle si insinuano le nuove strutture recettive, e, più oltre, al terrazzo superiore: belvedere di fronte alla vecchia chiesa, antico sagrato trasformato in sintonia con le necessità del momento.
Da qui si può apprezzare l’articolarsi delle nuove strutture in cemento.

In senso orario: un corridoio e, dietro la vetrata, l’antico basamento. La pianta del luogo di accesso (si nota la scala parallela al muro esterno). Il prospetto dalla valle. La scala parallela al muro verso valle.

Un restauro-ristrutturazione che consente di conservare le caratteristiche strutturali originarie: il convento è ubicato alle
porte del centro storico di Toffia, in posizione panoramica.
L’elemento architettonico dominante è la chiesa medievale sconsacrata, dotata di un ampio giardino nel quale anticamente sorgeva l’ala del convento.
Il suo recupero per fini di ospitalità turisticoreligiosa ha portato alla realizzazione di una struttura di 46 posti letto. L’intervento ha comportato il restauro della chiesa e la costruzione ex novo di due volumi contenuti sotto il piano verde, ove sono ospitate le stanze, tutte dotate di affaccio ampio e luminoso, di servizi igienici e doccia autonomi, nonché di soggiorni comuni.
Tali interventi hanno consentito di dotare l’antica struttura di una serie articolata di spazi, accoglienti e funzionali, pur senza minimamente incidere sul profilo esterno dell’edificio.
Gli spazi nuovi realizzati sono: 21 stanze di oltre 12 mq l’una, per uso singolo o doppio con letto a castello; 2 stanze
di circa 20 mq l’una, per uso doppio o per diversamente abili; 2 soggiorni-pranzo di 43 mq ciascuno; 2 salottini di circa
19 mq ciascuno; 1 locale studio-intrattenimento di 36 mq; cucina, servizi comuni e spazi connettivi. Nella chiesa sconsacrata è stata ricavata una sala conferenze per cento persone su 122 mq.
Le nuove installazioni, tra le quali i raccordi verticali, sono garbatamente inserite nel contesto medievale e consentono di “aprire” degli squarci, come delle finestre interne, per osservare resti archeologici, sottofondazioni o antiche mura.
La vicinanza del nuovo e dell’antico crea una situazione simbiotica. Lo sfruttamento di ambienti ipogei fa sì che l’atmosfera conventuale e la sua aura medievale restino intatte.
Si giunge dalla strada, dotata di parcheggio.

Rendering aereo: la copertura della chiesa, la nuova pavimentazione e il camminamento verso il castello dell’ascensore.

Questa passa a una quota ribassata rispetto al terreno su cui sorge l’antica chiesa, che resta in posizione preminente sul colle – secondo una sistemazione così caratteristica e comune ai borghi medievali. La chiesa ha copertura a doppia falda e presenta facciate in pietra a vista. Un campanile a vela si erge sopra la copertura: il fatto che oggi resti senza campana non lo rende meno riconoscibile. Così il visitatore, nel giungervi, osserva dal basso la struttura: non imponente, ma austera e nobile nelle sue semplici sembianze. Ha la familiarità schietta delle edificazioni campestri,
e vi spira il genius loci medievale.
Di tale genius loci la chiesa sconsacrata diventa presidio e baluardo. Dalla strada la chiesa appare elevata sopra il muro di contenimento in pietra che la stacca dall’intorno evidenziandone la presenza forte e stabile nel tempo. Una scala sale dal livello basso con andamento parallelo al muro di contenimento, entro l’ambiente ipogeo che si apre sotto la copertura sostenuta da alte colonne il cui sviluppo resta totalmente a vista: sotto il profilo del colle si svelano gli ambienti per la nuova accoglienza, anzitutto attraverso i passaggi che le raccordano tra loro, e che uniscono i diversi livelli su cui si articolano.

Caratteristiche tecniche

Complesso di S. Alessandro a Toffia (Rieti)
Impianto: ascensore oleodinamico con spinta diretta centrale
Portata: 1000 Kg
Capienza: n. 10 persone
Velocità: 0,43 m/s
Corsa: 6,60 m
Fermate: n. 3
Vano corsa: misto C.A. più castello metallico dimensioni interne minime 1,75×1,80 m
Posizione macchinario: al piano inferiore adiacente al vano corsa
Manovra: automatica a pulsanti con ritorno della cabina al piano più basso in caso di mancanza di energia elettrica
Cabina: n. 1 accesso in lamiera di acciaio (dimensioni interne mm 1300x1400x2130 h) verniciata internamente colore ferromicaceo, con profilature e zoccolino in acciaio inox satinato, parete di fondo vetrata con corrimano centrale inox satinato; porte automatiche a 2 ante contrapposte vetrate.

Convento di S. Alessandro a Toffia
Sede: Toffia (Rieti)
Date di esistenza: sec. XIV – sec. XIX

Intestazioni:
Convento di S. Alessandro a Toffia, Toffia (Rieti), sec. XV ca. – sec. XIX ca., Siusa

Convento francescano di origine presumibilmente quattrocentesca costituito da una chiesa e da un corpo contenente le celle dei monaci; il complesso è stato recentemente restaurato e destinato ad usi civili

Condizione giuridica:
enti di culto

Tipologia del soggetto produttore:
ente e associazione della chiesa cattolica

Complessi archivistici prodotti:
Convento di S. Alessandro a Toffia (fondo)

Redazione e revisione:
Barbafieri Adriana, 2008/01/18, revisione

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