La qualità è il futuro dell’architettura

Il dibattito degli ultimi anni, fortemente alimentato dalle iniziative promosse dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha, finalmente, portato l’attenzione delle Istituzioni e dei cittadini sulle necessità di guidare e governare le conseguenze e le implicazioni che ogni progetto di architettura ha nei confronti del territorio. In questo senso va letta l’iniziativa del governo che verso la fine del 2008 ha nuovamente approvato – dopo che anche la Conferenza Stato Regioni aveva dato il necessario via libera – un disegno di legge sulla qualità architettonica.

 

 Questo provvedimento – da noi sempre considerato irrinunciabile – rappresenterà una volta varato dal Parlamento, uno strumento importante per allineare il nostro Paese agli standard qualitativi europei. 

L’apertura del mercato della progettazione ai giovani professionisti; la valutazione sul merito dei progetti e l’obbligarietà dei concorsi di progettazione per le opere di rilevanteinteresse architettonico di competenza dei Ministeri dei Beni
Culturali e delle Infrastrutture; una maggiore trasparenza ed efficacia degli
affidamenti degli incarichi pubblici: sono questi, alcuni degli elementi che caratterizzano il disegno di legge e che dimostrano una nuova sensibilità per la difesa dell’ambiente, nonché una nuova attenzione nei confronti della nostra professione.

Mi piace anche ricordare che, sempre verso la fine dell’anno passato, il Consiglio dell’Ue ha definitivamente approvato il Progetto di Conclusioni relative all’Architettura, “Contributo della cultura per lo sviluppo sostenibile”.

Un ruolo decisivo è stato svolto dal Forum Europeo per le politiche architettoniche, nato ad Assisi nel ‘98 su iniziativa degli Ordini Italiani, e del cui Comitè de Pilotage il Consiglio nazionale fa parte.

Una Risoluzione storica – e fondamentale in questa drammatica fase di crisi globale dei mercati – che sottolinea come l’Architettura sia strumento primario per vincere le grandi sfide che le città europee devono affrontare quali l’incremento demografico, la difesa ambientale e il consumo del territorio.

La Risoluzione sancisce anche il ruolo che le organizzazioni degli architetti hanno svolto nel delineare nuove strategie, non solo ambientali: nel corso degli ultimi anni abbiamo ripetutamente sottolineato come la riqualificazione urbana e ambientale non fosse solo il sogno del mondo della cultura, e di quello degli architetti in particolare, ma che essa potesse rappresentare, invece, un obiettivo politico e strategico, nonché fonte di occupazione e sviluppo per il nostro Paese.

L’Ue riconosce anche l’assunzione di responsabilità che le istituzioni degli architetti italiani ed europei hanno, da anni, posto al centro delle proprie attività nella promozione delle politiche per la qualità ponendo l’accento sullo sviluppo sostenibile.

Essa rafforza soprattutto la nuova parola d’ordine degli Architetti italiani: “con la democrazia urbana – attraverso la qualità – trasformiamo le periferie in brani di ecocittà”.

Il compito che dobbiamo assolvere è certamente impegnativo, ma al tempo stesso entusiasmante: noi siamo pronti a svolgerlo.

 

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