Editoriale

Come la piazza: un luogo per ritrovarsi, per divertirsi, per muoversi.
La piscina nella città non è – o non dovrebbe essere – una rarità nascosta.
E non lo era nella Milano di un tempo.
Nel progetto urbanistico dell’ing. Luigi  Lorenzo Secchi (autore del Piano Regolatore 1945 per Milano e per molti anni capo dell’Ufficio tecnico di quel Comune) troviamo qualcosa di fondamentale: i luoghi di utilità e di interesse pubblico sono gli snodi fondamentali che articolano il tessuto urbano.
“Piscine e scuole, e mio padre ne progettò moltissime, sia delle une, sia delle altre – racconta la figlia dell’ingegnere, la prof.ssa Luisa Secchi Tarugi – dovevano essere disponibili per ogni quartiere, facilmente raggiungibili sebbene non in posizione baricentrica: questa doveva essere occupata dalla piazza.
Ma la cosa importante è che questi servizi fondamentali ci fossero, e fossero vicini a tutti”.
Del resto che cos’è la città se non un assieme organizzato di funzioni pubbliche e di sistemi connettivi (dalle strade ai mezzi di trasporto) che accompagnano i luoghi del vivere, cioè le case?

Si dice che una città come Los Angeles, megalopoli emblematica del modo di vivere americano, sia sorta attorno alle linee elettriche e alle strade preparate da una lungimirante amministrazione pubblica: prima le infrastrutture, quindi le abitazioni e le persone.
Il luogo, ampio, libero, baciato dal sole, invitava e suggeriva.
Le nostre città sono tutte ben diverse: affollate, affastellate, densissime.
Ma i bisogni delle persone non cambiano.
E la piscina è la risposta a un bisogno. Pur in un contesto di forte densità abitativa, in uno spazio relativamente limitato consente il più proficuo e salutare esercizio fisico.
Una palestra può occupare uno spazio simile a quello di una piscina, ma ha bisogno di assistenti e istruttori.
In una piscina la gente può divertirsi e muoversi in libertà: praticare uno sport ma anche rigenerarsi e dilettarsi nell’animo: nuotare assomiglia a un gioco ben più di un semplice esercizio ginnico agli attrezzi.
In questo numero di “La Piscina” rendiamo omaggio all’ing. Secchi, perché è stato un grande costruttore di piscine, avendone progettate sei a carattere pubblico, più diverse altre relative ad alcuni dei complessi scolastici da lui costruiti, per la Milano degli anni ’20 e ’30, ben più piccola di quella che nel Secondo dopoguerra ha conosciuto un’espansione folgorante.
Quelle piscine sono ancora le più conosciute e frequentate della città: insieme ai numerosi campi sportivi e alle molteplici opere firmate dallo stesso progettista, che forse meriterebbe di essere ricordato non solo dagli specialisti nella storia della città, ma anche in qualche spazio pubblico.
Perché è tra coloro che hanno dato molto allo spazio pubblico: a partire dalle piscine, appunto.Nato nel 1899, Luigi Lorenzo Secchi ha praticato la professione di ingegnere progettista dal 1926 (quando vinse il secondo premio ex aequo per il piano regolatore della città di Sidi Gaber in Egitto) agli anni ‘80, quando tra le altre attività, continuò a occuparsi
della conservazione e ristrutturazione del Teatro alla Scala, opera che cominciò nel 1933 e di cui Paolo Grassi ha scritto: “… l’ing. Secchi ha considerato, nella nobiltà indistruttibile del suo sentimento, l’incarico di Conservatore degli Immobili un servizio civico, dando un contributo infinitamente prezioso, con purezza e dedizione…”.

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