Carmelo di Saint Maur, Jura (Francia) Progetto architettonico: Arch. Jean Cosse, Waterloo (Belgio) Collaboratrice: Brigitte De Groof Assistenti: Marie-Christine Raucent, Philippe Pepermans Calcoli strutturali: H.B.I. Belfort Sorto dalla necessità di recuperare lo stile di vita tradizionale delle suore carmelitane, questo monastero è stato progettato con grande sensibilità per lo stile vernacolare del luogo dall’architetto belga Jean Cosse. Il silenzio e l’amenità dell’ambiente naturale e dell’architettura consentono di praticare la Regola, per la quale i Carmelitani «sono eremiti che vivono in comunità».
Una scelta importante, maturata nel tempo. Il monastero carmelitano si trovava a Lons-le-Saunier sin dal 1864, ma le 17 suore di clausura che lo abitavano hanno deciso di andarsene, di abbandonare quel paese che si era fatto città, coi suoi rumori, il suo traffico, la sua confusione.
Il tutto con dimensioni ridotte: il campanile si eleva solo un poco al di sopra del colmo dei tetti e a malapena supera l’altezza delle vicine fronde. Un corpo di fabbrica con portico, che appare disposto trasversalmente rispetto alla via di accesso, unisce da un lato l’edificio con le sale comunitarie, i laboratori e le celle, e dall’altro la cappella. Il chiostro, luogo emblematico del monastero, preposto alla meditazione e funzionalmente adatto a raccordare tutte le parti del complesso, qui resta aperto su un lato verso l’ampio paesaggio. La tradizione voleva che la cappella fosse composta da due navate ad angolo retto e separate da una griglia per dividere religiosi da laici, qui invece è ridefinita secondo i dettami del Vaticano II: viene mantenuta la separazione in settori ma entro uno spazio unico che avvolge l’altare. «Per l’architetto attento ai problemi della società – spiega il progettista, Jean Cosse – la lettura ragionata delle costruzioni vernacolari, pazientemente adattate alle specifiche condizioni del sito, consente di riconoscere il carattere vitale delle loro forme, l’ordine intrinseco del loro piano, il tutto spesso unito a un autentico intuito poetico».
Questo il filone di ricerca che ha ispirato il progetto, che nelle soluzioni architettoniche è rimasto aderente ai moduli tipici della tradizione locale, a loro volta frutto delle caratteristiche del luogo: piovoso nelle stagioni intermedie, nevoso d’inverno. Di qui i tetti a falde, i passaggi coperti, i muri spessi in mattoni e con camera di ventilazione che consente anche un maggiore isolamento termico. Di qui la scelta delle finestre strette e alte e dei setti verticali che ritmano le facciate. L’influsso della contemporaneità traspare nella scelta dei dettagli, nel disegno di alcuni elementi, nel rigore geometrico del disegno.
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