LA NATURA… È COLORE


Rivalutare la tradizione abitativa del proprio luogo d’origine.

Servizio e testo di Walter Pagliero
Foto Roberto Martelli

Quando ha pensato all’immagine della sua casa?
Nell’inconscio da sempre, coscientemente invece da quando ero studente di architettura al Politecnico di Milano, ma prima della casa ho sempre pensato al verde: amo molto la natura e sono convinto che quando si costruisce una villa il progettista debba partire dal dato naturale. La casa ideale per me è quella unifamiliare situata nel verde, perché
credo che l’uomo a livello psicologico viva male nei grandi contenitori collettivi.
Basta osservare i tanti quartieri dormitorio dove tutto è sciatto e trascurato, un sintomo che esprime una mancata
integrazione con l’ambiente e un’identificazione negativa.
La casa dove abito era un vecchio cascinale che ho cercato di far aggredire dalle piante anziché aggredirlo col cemento come solitamente avviene. Questa edera, questi rododendri che sembrano voler entrare dalla finestra mi portano magari delle formiche, ma ben vengano gli insetti piuttosto che l’inquinamento atmosferico e acustico della città. E la scelta dei materiali è stata coerente: ho usato solo i nostri materiali tradizionali come la pietra, il cotto e il legno naturale.

Di abitazioni con materiali tradizionali se ne vedono molte, ma non con questi colori.
Io inizio a progettare una casa pensando al colore, sia interno che esterno. E quando scelgo un colore quasi sempre l’ho già visto in natura: un tramonto, il calice di un fiore, delle foglie secche, questi sono gli input che tengo presenti nella memoria.
Sul colore ho fatto una ricerca piuttosto approfondita sia dal punto di vista storico che da quello tecnico. Ho avuto la fortuna di avere uno zio artista che dipingeva e un altro che era decoratore d’interni, entrambi fratelli di mio padre. Li ho seguiti fin da bambino, da loro ho imparato a conoscere i colori, a miscelarli in un certo modo. Ritengo che la cosa migliore, per una facciata come per un interno, sia ripartire dalla tecnica dei pittori dell’Ottocento per ottenere risultati
ben diversi da quelli industriali preconfezionati. Occorre ritornare all’immagine dell’architettoartigiano se non ci si vuole consegnare alla spersonalizzazione.

Alla base di questa scelta c’è una radice biografica?
Io ho vissuto sette anni a Milano e inizialmente, per la professione, avevo pensato di stabilirmici; poi ho capito che il mio posto era qui a Cannobio dove son nato, nella natura che ha sempre dominato la mia immaginazione. Qui ho avuto l’occasione di conoscere l’architetto Luigi Vietti, con cui mio zio restauratore collaborava per i mobili e le porte (il padre di Vietti era di casa a Cannobio, n.d.r.), un architetto che ha saputo sempre rispettare l’ambiente, anche quando dal nulla ha fatto sorgere un intero villaggio come a Porto Cervo e perfino quando negli anni ’30 costruiva ville razionaliste.

QUALITÀ DELL’INTERVENTO
Centralità del progetto: la ristrutturazione del cascinale è stata progettata pensando primariamente al luogo in cui è inserita l’abitazione. Il verde circonda
e ricopre la casa, mimetizzandola completamente.
Innovazione: l’utilizzo del colore che riparte dalla tecnica dei pittori dell’800.
Uso dei materiali: la scelta dei materiali è coerente con un progetto che ama la tradizione: pietra, cotto e legno naturale.
Nuove tecnologie: i colori non sono industriali, ma prodotti artigianalmente.

Biografia

MAURO BISSATTINI, architetto
Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano, dove esercita la professione per qualche tempo, poi si trasferisce a Cannobio, luogo natio e fonte principale della sua ispirazione. Da anni lavora in équipe con i suoi familiari che si occupano di restauro e di decorazione. Una scelta di fedeltà alle proprie radici difficile da portare avanti, “Infatti – egli spiega – anziché venire premiati per la fedeltà alle radici della nostra terra, dobbiamo lottare, perché questo modo di fare architettura urta contro le comode abitudini, la standardizzazione. Ma i valori della tradizione sono troppo importanti per rinunciarvi per delle ragioni così poco significative.

Quindi lei ha scelto di seguire la tradizione familiare?
Completamente. Noi lavoriamo in équipe: mia cugina si occupa del restauro di mobili e porte antiche e mio cugino, figlio di mio zio decoratore, si occupa della decorazione e del coordinamento dei colori.

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