La natura dell’isola


Sicilia: terra di conquista

La Sicilia, per posizione geografica, per clima e fertilità del suolo, ha rappresentato a lungo una terra di conquista.

Numerose civiltà vi si sono succedute modificandone talvolta i tratti ma spesso arricchendo quelli che erano i lineamenti
naturali del territorio. Ogni area della Sicilia è stata interessata da vicende politiche e storiche diverse, che hanno comportato differenze sensibili anche nelle tradizioni e negli etimi dialettali. Come ricordava Gesualdo Bufalino essa è un luogo delle differenze e delle contraddizioni: “… Vi è la Sicilia verde dell’ulivo, del carrubo e degli agrumi, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava …”. Questa frase, oltre a sottolineare le diversità dei paesaggi, ci aiuta a capire il fascino dell’ambiente naturale che ha tratti esclusivi, non a caso apprezzati dai numerosi stranieri che hanno visitato nel tempo l’isola e che hanno saputo capirne il valore forse
più dei locali, abituati a questa bellezza al punto da non notarla. Goethe, che nel XVIII secolo fece un lungo viaggio nell’isola, scriveva che “l’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nello spirito nostro; quivi è la chiave di tutto”. Di questa ricchezza di paesaggi ne abbiamo prove recenti ed obiettive: dei circa 200 habitat di interesse comunitario riportati nell’allegato 1 della direttiva Habitat CEE, ben 60 sono in Sicilia. L’isola ha un patrimonio naturalistico ampio ma soprattutto unico che merita di essere adeguatamente tutelato.
A titolo esemplificativo possiamo ricordare che nell’isola si trova circa il 50% delle piante della flora italiana; molte di queste sono endemiche e quindi esclusive di areali ristretti. Ma non è solo la flora a determinare il fascino dei paesaggi: un altro elemento forte è la roccia che diventa ora nera nell’area etnea ora di accecante bianco nell’area iblea. Nell’area etnea, tra i numerosi elementi naturali, troviamo una flora ricchissima di endemismi.
Ma quello che ha segnato la storia ed il paesaggio è la lava solidificata. Molti giardini sono intimamente legati a questa presenza: o come segni del trionfo dell’uomo sulla morte e la desolazione delle aride distese di rocce, o come tentativo di ricondurre gli oscuri eventi della natura ad una interpretazione razionale e positiva.

Daniela Romano
Laureata in Scienze Agrarie, è professore associato presso la Facoltà di Agraria dell’ Università di Catania, dove impartisce gli insegnamenti di “ Floricoltura intensiva” , di “ Parchi e Giardini” e di “ Verde territoriale e ambientale” . Ha fatto parte del Comitato Ordinatore del Master universitario internazionale di II livello in “ Landscape Designing and Environmental Planning in the Mediterranean Area” dell’ Istituto Superiore di Catania per la Formazione di Eccellenza. Ha svolto lezioni in diversi corsi di aggiornamento, tra cui il Master in “ Progettazione del paesaggio e delle aree verdi” dell’ Università di Torino e quello in “ Progettazione del Paesaggio” dell’ Università di Milano. È autore di oltre 130 pubblicazioni a stampa e di comunicazioni a convegni.

L’Etna produce eventi disastrosi, ma è anche origine della fertilità delle campagne che si stendono alle sue pendici. I depositi di ceneri vulcaniche apportano un’abbondanza di sostanze minerali e la permeabilità del suolo consente alle
piogge di infiltrasi nel terreno per poi riapparire in numerose sorgenti. Non è un caso che i numerosi viaggiatori e cronisti venuti da ogni dove per guardare questo luogo unico abbiano sempre descritto le pendici sud-orientali dell’Etna come un susseguirsi di giardini tra i boschi e le colate laviche. Proprio il contrasto tra le colate laviche brulle e le rigogliose aree coltivate sembra impressionare il Riedesel, che così illustra il paesaggio etneo: “In mezzo a questi torrenti di lava raffreddata, la cui altezza spesso sorpassa quelle delle più alte case, trovasi il paese, il più fertile ed
il più deliziosamente coltivato. I grani di Catania, i suoi vini, i suoi frutti, i suoi legumi sono di una grossezza, di una qualità e di un’abbondanza straordinaria”. Nonostante questa ricchezza di paesaggi naturali si osserva nell’isola una minore presenza di giardini ornamentali. Ma è una apparenza che deve essere analizzata e compresa. Un primo elemento da sottolineare è che in Sicilia, come peraltro in altre regioni mediterranee, l’arte del giardino si confonde spesso con l’agricoltura: ciò è evidente ad esempio per quanto riguarda la produzione degli agrumi, presenti in ogni giardino siciliano. Nella seconda metà dell’Ottocento, da coltura complementare, questa diventa l’attività economica primaria di molti centri dell’isola.
E’ significativa, nel dialetto siciliano, l’identificazione della parola “giardino” anche con l’agrumeto da produzione per la vendita. E giardini erano chiamati inoltre i gelseti e gli arboreti, dove i fini utilitaristici si confondevano spesso con
quelli del godimento estetico. Uno degli elementi caratterizzanti il verde ornamentale siciliano è l’intimo rapporto che si stabilisce fra spazio ornamentale ed impianto agricolo. Si tratta di una componente formale piuttosto forte in rapporto
al pregevole profilo percettivo di alcuni impianti a verde, quali ad esempio gli oliveti e gli agrumeti, al punto che risulta difficile cogliere una separazione netta fra i due ambiti. Questa osmosi fa sì che frammisti nell’impianto agricolo siano
presenti molte piante ornamentali (spesso esotiche come palme, bulbose, ecc.), mentre le piante agrarie (agrumi, nespoli, melograni) sono una componente fondamentale del giardino ornamentale.
Un aspetto che accresce il fascino degli impianti ornamentali è la presenza di specie esotiche, mentre le piante autoctone spesso non superano il 7-8% del totale. La mitezza degli inverni, rende possibile coltivare all’aperto molte piante tropicali e subtropicali, rappresenta motivo di vanto ed interesse dei giardini siciliani.

L’isola è, soprattutto agli occhi dei viaggiatori europei, il luogo dove “fioriscono i limoni” o come diceva Goethe
dove “… molte piante che ero abituato a vedere solo nelle case e nei vasi, e per la maggior parte dell’anno solo nelle serre, qui allignano vegete e fresche all’aria aperta”. Molte delle piante esotiche, inoltre, si sono naturalizzate, è il caso di fico d’india e agave, o si sono adattate a tal punto che sono motivo di fascino dei nostri giardini (gelsomini,
buganvillee, ibischi, ecc.).
Le peculiarità del clima rappresentano un elemento di estrema importanza per la percezione del giardino. Domina una lunga e secca stagione estiva, spesso flagellata dai venti di scirocco. Per questo nei giardini siciliani l’acqua è tutto: ogni
cosa dipende dalla sua sempre esigua disponibilità e dalla difficoltà di reperire sorgenti e di sfruttare i corsi, che il più delle volte hanno regime irregolare. Gran parte della spesa per l’impianto di un giardino, ornamentale o agricolo, viene
spesso assorbita dalla ricerca e captazione dell’acqua.
L’altro elemento importante nei nostri spazi a verde è l’ombra: secondo Ettore Paternò, recentemente scomparso ed a lungo appassionato progettista di giardini, luci ed ombre sono la chiave di lettura dei giardini siciliani; è soprattutto l’ombra che occorre ricercare anche per dare refrigerio nella canicola estiva, destinando ad essa “almeno il 60%” del giardino stesso.

 

Orto Botanico di Palermo

Questi elementi naturali devono fare da necessaria cornice o meglio devono diventare elementi costitutivi dei nostri giardini.
Se progettare uno spazio a verde significa individuare un genius loci, si comprende bene come esso debba essere per sua natura unico e irripetibile.
Non sempre nel recente passato, si sono realizzati giardini tenendo conto di questo aspetto, che appare elementare.
Così in un ambiente che per sua natura è ricchissimo di biodiversità, non solo naturale ma anche culturale, si sono riproposti spazi sempre uguali, mortificati dalla banalità delle scelte progettuali e biologiche.
Speriamo che l’attenzione che si vuole porre ai 100mila giardini siciliani possa essere da stimolo ad un rinnovamento delle modalità di fare giardino in Sicilia. Rinnovamento che però, non può avvenire se non faremo i conti sia con le caratteristiche ambientali sia con le nostre radici; del resto come ricordava Pietro Porcinai “per creare il suo futuro l’uomo ha sempre avuto bisogno del suo passato”.

 

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