La missione di Genova Capitale Europea

LA MISSIONE DI GENOVA CAPITALE EUROPEA

Da una capitale all’altra: Graz 2003, Genova 2004. Questo il titolo della prolusione pronunciata da S.Em. Card.Tarcisio Bertone,Vescovo della diocesi ligure, nell’occasione dell’incontro per il passaggio delle consegne con S. Em. Card. Egon Kapellari, Vescovo della città austriaca, che è stata capitale europea della cultura nel 2003.Al cuore del discorso, l’impegno che i simboli cristiani siano profezia di un futuro umanesimo.

Il binomio che ci avvince oggi è “Città e cultura”; esso si illumina con l’altro binomio «Cristianesimo e cultura in Europa». Graz e Genova capitali europee della cultura, all’insegna del confronto e delle radici comuni: il cristianesimo lega due città profondamente diverse dal punto di vista storico. Se Genova si caratterizza per la sua cultura
legata al Mediterraneo, Graz per i contatti, soprattutto commerciali, con l’Oriente.Tutte e due le città hanno contribuito alla costruzione dell’Europa. Se Graz è città di frontiera, Genova è una città aperta sul Mediterraneo. L’apertura e la cultura caratterizzano queste due città. E la frontiera non è un limite, ma mezzo di consapevolezza delle proprie
radici e volontà di confronto con i vicini. (…)

" L’Europa non deve oggi
semplicemente fare appello alla sua
precedente eredità cristiana: occorre
che sia messa in grado di decidere
nuovamente del suo futuro
nell’incontro con Gesù Cristo
Giovanni Paolo II "
S.Em. Card.Tarcisio Bertone

Il Papa affida all’Europa un compito importante nell’esortazione apostolica post-sinodale "Ecclesia in Europa" del 28 giugno 2003: l’Europa ha il dovere di riconoscersi cristiana; il Papa va oltre e non parla solo di identità cristiana, ma invoca l’urgenza e la necessità di una nuova "evangelizzazione". «L’Europa non deve oggi semplicemente fare appello alla sua precedente eredità cristiana: occorre infatti che sia messa in grado di decidere nuovamente del suo futuro nell’incontro con la persona e il messaggio di Gesù Cristo» (Ecclesia in Europa, n 2). Il Cristianesimo ha creato l’Europa. Senza il cristianesimo l’Europa perderebbe la sua identità.
Sarebbe dunque incomprensibile e segno di perdita d’identità se queste radici cristiane non fossero menzionate in una futura Costituzione europea. Qui vorrei ricordare solo una delle grandi e irrinunciabili eredità del cristianesimo, che è diventato il fondamento della cultura europea: l’immagine cristiana dell’uomo. Già nella prima pagina della Bibbia
si legge che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,27). Si tratta di un’affermazione
rivoluzionaria per il mondo d’allora. Si riconosce a ogni singolo uomo, senza eccezione, indipendentemente
dalla sua appartenenza etnica e nazionale, dalla sua cultura e religione, dal suo sesso, dalla sua razza e classe una dignità infinita, inalienabile e inviolabile. Questo oltrepassa di gran lunga l’umanesimo greco, che continuava a distinguere fra liberi e schiavi, greci e barbari. Quest’aspetto dell’immagine cristiana dell’uomo è entrato in tutte le
costituzioni democratiche moderne dell’Europa e del mondo. Parlando di ogni singolo uomo e della sua dignità si
afferma anche la solidarietà fra tutti gli uomini. Secondo la Bibbia tutti sono figli e figlie dell’unico Padre celeste; tutti formano un’unica famiglia umana. Così il Cristianesimo è una forza che comprende, unisce e riconcilia i
popoli, le culture, le lingue e i sistemi politici. Questo era, ed è, pensiero globale ben prima che si parlasse di globalizzazione in senso odierno. (…) La dimensione più umana di una città si manifesta nel richiamo a Dio; la bellezza e la "più autentica" umanità di Genova si esprimono nell’arte sacra, dalla cattedrale a tutte le chiese medievali
e barocche, alle edicole mariane del centro storico: veri monumenti a Dio e gioielli d’arte. In merito alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale cristiano, ancora Giovanni Paolo II afferma che tra i tanti aspetti che offuscano la speranza c’è «Io smarrimento della memoria e delle eredità cristiane, accompagnato da una sorta di agnosticismo pratico e indifferentismo religioso, per cui molti europei danno l’impressione di vivere senza retroterra culturale e come degli eredi che hanno dilapidato il patrimonio» (Ecclesia in Europa, n 7).
Pertanto bisogna evitare che i prestigiosi simboli della presenza cristiana diventino puro segno del passato, ma invece profezia e stimolo per un futuro umanesimo, ricco di prospettive feconde e unificatrici. Circa l’universalità della cultura europea il Santo Padre ricorda come il nostro continente è stato ampiamente e profondamente penetrato dal
cristianesimo: «Dalla concezione biblica dell’uomo, l’Europa ha tratto il meglio della sua cultura umanistica, ha attinto ispirazione per le sue creazioni intellettuali e artistiche, ha elaborato norme di diritto, e non per ultimo, ha promosso la dignità della persona, fonte di diritti inalienabili. In questo modo la Chiesa, in quanto depositaria del Vangelo, ha concorso a diffondere e a consolidare quei valori che hanno reso universale la cultura europea … la Chiesa di oggi avverte, con rinnovata responsabilità, l’urgenza di non disperdere questo prezioso patrimonio…» (Ecclesia in Europa, n. 25). Anche le donne hanno un ruolo nel disegnare l’Europa scrive Giovanni Paolo II: «La Chiesa è consapevole
dell’apporto specifico della donna nel servire il Vangelo della speranza. Va ricordato quanto esse hanno fatto, spesso nel silenzio e nel nascondimento, nell’accogliere e nel trasmettere il dono di Dio attraverso … la realizzazione di grandi
opere di carità, la vita di preghiera e di contemplazione, le esperienze mistiche e la redazione di scritti ricchi di sapienza evangelica». (Ecclesia in Europa n. 42). Su queste basi, la Chiesa di Genova dedicher&agrav
e; alcune iniziative
del 2004 a valorizzare il genio femminile. Un convegno (settembre 2004) sarà dedicato a Caterina Fieschi, simbolo
della solidarietà cristiana nella Genova del ‘500, che, per la sua dottrina purgatoriale, viene indicata come possibile candidata al titolo di dottore della Chiesa. Altra donna protagonista nel 2004 sarà Edith Stein, la filosofa, teologa e martire ebrea convertita al cattolicesimo, cui verrà riservata una mostra tra ottobre e novembre.
Nel ricco programma di manifestazioni che la Chiesa Genovese propone per il 2004 sta il messaggio di speranza: dal passato una spinta per un futuro degno e capace di dare volto umano alla città, porte aperte non solo al Mediterraneo ma al mondo, per una nuova cittadinanza civile ed evangelica.

S.Em. Card.Tarcisio Bertone, SDB Arcivescovo di Genova

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