La liturgia della vita

Tratto da:
Chiesa Oggi 48
Architettura e Comunicazione

Di Baio Editore

Il sagrato

Rev. Prof. Carlo Chenis


LA LITURGIA DELLA VITA
Il luogo dell’incontro, dove sacro e profano si uniscono, non contraddicendosi, ma intrecciandosi in un dialogo. Un tempo sul sagrato si svolgevano diverse attività, che in parte proiettavano all’esterno i riti che avvenivano dentro la chiesa. Nell’ambiente urbanizzato va recuperata la funzione del sagrato, non semplice luogo di sosta, ma autentico fulcro di attenzione. Lo spiega Carlo Chenis, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa.

Nel buon tempo antico sul sagrato di molte chiese avvenivano gli eventi più significativi della comunità. Era il luogo dell’incontro domenicale, della festa per i novelli sposi, del commiato ai defunti, delle compravendite domestiche. Questo intrecciarsi di interessi non sminuiva la sacralità del sagrato, bensì univa il culto divino alla liturgia della vita. Del resto, il cristianesimo assunse quale primo modello architettonico la basilica romana, che era sede di incontro, contrattazione, amministrazione. Nel complesso è evidente lo sforzo nell’architettura cultuale di operare un diaframma tra il luogo della quotidianità e quello della preghiera. Tale area è di rilevante importanza psicologica, poiché nobilita quanto in essa vi accade. Dispone dunque al raccoglimento spirituale chi sta per entrare in chiesa; incentiva la condivisione fraterna; sospinge alla missio dopo la celebrazione eucaristica; rileva i grandi momenti dell’esistenza umana; sottolinea i doveri ordinari; richiama all’osservanza della parola data. Il sagrato nelle varie forme assunte durante l’evolversi dell’architettura cristiana si è sempre posto come elemento di attenzione. Da esso il fedele ammira il portale della chiesa che si espande sulla facciata indicando il luogo dedicato al sacro. Da esso il fedele guarda la città di tutti i giorni arricchito dei buoni propositi presi nei momenti di preghiera. È dunque lo spazio in cui il credente è chiamato a coniugare la preghiera alla vita. Per quanto è possibile occorre rivalutare questo elemento nelle risistemazioni urbane, così che attorno e, soprattutto, davanti alle chiese sia ricavata un’area di rispetto ben definita spazialmente. È poi doveroso configurare un sagrato ben dimensionato nella progettazione delle nuove chiese. Nella progettazione del sagrato non si può dimenticare la visione che modellava l’architettura cultuale della civitas christiana. La Chiesa celeste era presente attraverso l’iconografia che proponeva le persone divine, la madonna, gli angeli, i santi. Coloro che lasciavano questomondo erano posti vicini al Signore, ma anche alla comunità cristiana, poiché le loro sepolture erano in chiesa e, soprattutto, attorno alla chiesa. I fedeli si sentivano così legati al cielo e ai defunti.
Rev. Prof. Carlo Chenis Segretario, Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa

Empoli, sagrato della collegiata di Sant’Andrea. Modello della nuova cattedrale di Los Angeles, vista sul sagrato (progetto di Rafael Moneo).

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