Purezza di volumi geometrici e apposizione di richiami simbolici: il complesso si articola in suggestioni architettoniche recepite dalla contemporaneità mentre cerca di mantenere un contatto visibile con la tradizione, raccogliendo immagini e riferimenti da diversi mondi. È il più recente tra i centri parrocchiali realizzati dall’architetto Danilo Lisi. Sullo sfondo del colle di Frosinone, nel quartiere di Cavoni, la nuova chiesa di San Paolo Apostolo si presenta con volumi di forma geometrica pura. Recependo una tendenza nella quale Mario Botta da tempo insiste, Danilo Lisi parte dall’astrattezza dei volumi, alla ricerca di una soluzione architettonica per l’annoso problema della riconoscibilità dell’edificio ecclesiastico come luogo distinto ma non separato entro il contesto della città, concepito secondo un disegno contemporaneo ma non avulso dalla tradizione. Se Botta nelle sue produzioni insiste sui volumi puri come universi a sé stanti, Lisi tenta, attraverso una rielaborazione delle superfici e delle aperture, di ricongiungersi a elementi significativi della tradizione che accentuino la riconoscibilità del luogo. Ed ecco che nel grande tamburo a pianta circolare che ospita l’aula – il volume principale, emergente al centro del complesso – si apre, in corrispondenza della zona “absidale”, un rosone inquadrato da una cornice tonda inscritta in un quadrato. Mentre, pur nella curvatura uniforme del volume, una vetrata verticale (entro la quale si evidenzia una intelaiatura che giunge a disegnare una grande croce centrale e due croci minori ai lati) diventa il segnale che indica e costituisce l’ingresso, mentre suggerisce l’idea della facciata, pur entro un’architettura per natura propria priva di tale elemento. Al cilindro della chiesa si avvicinano gli altri volumi che formano il complesso, in primis un cubo sdoppiato: da esso tramite una rotazione si genera un volume esterno vetrato. Un’interessante soluzione che, rendendo omaggio al “decostruttivismo”, mira a estrarre un momento di dinamismo da una forma per natura statica. Tale duplice cubo, secondo volume del complesso per altezza, ospita l’auditorio. Più basso, un edificio a “L”, consente di racchiudere la piazza-sagrato, facendone un ambiente riposto: aperto al quartiere – di cui la chiesa è luogo baricentrico – tuttavia ben individualizzato. Questo edificio, che ospita le opere parrocchiali e la canonica, è caratterizzato da un colonnato.
La presenza di tale elemento contribuisce a suggerire un carattere quasi “claustrale” alla piazza, esaltandone il senso di riservatezza e di raccoglimento. E il campanile svetta al di sopra del tutto, sorgendo dal volume cilindrico, annesso alla chiesa, ove è ospitato il battistero: esile nella sua metallica presenza di vessillo crocifero. Nel campanile risulta par ticolarmente evidente la diversità del materiale di superficie che peraltro problematizza la purezza di tutti i volumi del complesso. Il cilindro della chiesa presenta all’esterno un rivestimento in pietra nella parte bassa mentre è intonacato bianco in alto; nel cubo sdoppiato si evidenzia la grande vetrata trasparente. Se nella pietra si legge il richiamo al passato, nella vetrata si riscontra un’accettazione dei modi espressivi più consueti e diffusi nell’architettura contemporanea destinata ai luoghi pubblici.
I lucernari (tre allineati in asse) e la costellazione ordinata di aperture parietali, offrono uno slancio verticale espressivo, mentre la porzione “absidale” del perimetro si organizza in una gerarchia di vetrate: in alto il rosone attraversato da una croce e in basso una mega-lunetta, il rapporto tra i due essendo mediato dal crocifisso alla parete. La vetrata inferiore disegna come una “cupola” che sovrasta l’altare. Nelle chiese medievali il rosone si apriva in facciata e, essendo questa orientata, cioè volta a est, permetteva che la luce delle prime ore del giorno evidenziasse l’altare. Oggi invece spesso le aperture vetrate sono ubicate dietro l’altare, anche quando, come in questo caso, sono di notevoli dimensioni: il problema è il modo in cui tale presenza luminosa e simbolica interagisca nella relazione assemblea-altare. Qui l’altare resta evidenziato dall’asse centrale definito dai banchi e dalle due presenze laterali che lo inquadrano: a sinistra il leggio e, più distante, il tabernacolo, a destra la sede e la statua della Madonna. Scrive S.E. Mons. Carlo Chenis: “L’aula liturgica non devia dai parametri dell’actuosa partecipatio.
Chiesa di San Paolo Apostolo a Frosinone |