Servizio di: Tiziana M. Zanchi A Milano zona Ticinese “Un’artista innocente” così il critico Mario De Micheli ha intitolato la mostra personale del 1999 dove Susanna Lanati esponeva le sue sculture nella milanesissima ed importante Galleria Ada Zunino. E’ a dir poco strana questa definizione per un’artista che battezza le sue sculture “Sensi” “Amanti”, “Androgino”, “Gelosia”, “Triangolo”, “Passione”. Sebastiano Grasso sul Corriere della Sera le definisce “sculture vere e proprie di grandi dimensioni” e le definisce “amplessi” per la simbiosi dei due materiali che l’artista usa, il legno e il ferro, ma non solo. “L’uomo e la donna, i loro abbracci, avviluppi innegabilmente erotici…” così si esprime Gian Marco Walch su Il Giorno. “Corpi plastici e morbidi… sembra di assistere ad un rito iniziatico, a un Kamasutra indiano…” così Laura Dago per il settimanale Gioia. E su Grazia si ribadisce “Susanna Lanati crea figure dai toni erotici e sensuali.” Giulio Gallera per Il Secolo XIX “I materiali s’intrecciano creando figure e tagli dai toni sensuali”. Possibile che un decano della critica colto, attento e penetrante, come Mario De Micheli non abbia saputo leggere queste opere tanto da definirne l’autrice “un’artista innocente”? Niente affatto, anzi direi che ne ha focalizzato l’animus e l’intento che la muove. Parere che condivido. Di carattere esuberante e curioso, già da bambina nello studio del padre architetto aveva conosciuto la creatività e appreso la manualità, doti che poi le verranno utili nella sua professione. Dopo la maturità frequenta l’Accademia di Belle Arti di Carrara e sotto la severa guida del maestro Floriano Bodini si diploma con lode nel 1988. La scultura richiede un lungo tirocinio, e farsi un nome, è arduo. Elegante essenzialità dove domina la forte presenza dei “mobili scultura”, caratterizzata dalle linee curve che raggiungono l’apogeo nell’imponente camino . I materiali sono costosi: per una fusione in bronzo tanto vale rivolgersi ad un orefice e un marmo nero del Belgio o un Un corpo androgino funge da doppio tavolino e due corpi intrecciati formano una solida sedia dall’alto schienale. Le sue sculture sono tutte curvilinee: la perfezione delle cose rotonde l’affascina. L’idea del cerchio accompagna la storia degli uomini dai monoliti di Stonehenge alla cupola di epoca romana, fino all’ossessione rinascimentale di Bramante, Raffaello, Michelangelo per gli ambienti a pianta centrale. Per Freud il cerchio è la madre perfetta, la genitrice dal seno senza spigoli che tutti desideriamo. Se così è, dove se non nel corpo umano, specie femminile, l’artista meglio poteva esprimere tale concetto? Le sue opere non celebrano dei o eroi ma esseri umani, donne e uomini tatuati da misteriosi segni e indecifrabili alfabeti, che narrano le loro storie a volte di solitudine e angosce, altre di serenità e speranza. Lo si comprende anche dai titoli: “Oltre la nebbia”, “Pensiero”, “Dove comincia il giorno” e “Silenzio”. Nelle foto: Una scala interna porta al solaio trasformato in camera da letto, caratterizzata dalle travi e illuminata dalla lampada scultura in legno e ferro chiamata Eva. Questo è un aspetto della duplicità del suo animo, ma ve ne è un altro più sottile che si esplica nell’unione di due corpi. Queste sculture possono sì essere lette come amplessi da Kamasutra, ma mai volgari né osce |