La dimensione antropologica dello spazio cultuale

Diretto da: Carlo Chenis
Periodico allegato a Chiesa Oggi architettura e comunicazione

La dimensione antropologica dello spazio cultuale

L’"imago" collettiva

L’architettura rappresenta l’intervento dell’uomo sull’ambiente, ne è l’imago. Essa registra l’evoluzione delle abilità e dei bisogni insiti nella comunità umana, tanto sul piano materiale, quanto su quello spirituale. Nelle formulazioni spaziali la collettività trascende se stessa, astrae la propria immagine, esterna l’immaginario, estetizza i bisogni, esprime i significati ultimi, dà corpo agli archetipi ideali, indica le attese soprannaturali, disegna le aree sacrali. L’architetto diventa dunque
l’ermeneuta che si fa interprete dell’immaginario collettivo visibilizzandolo spazialmente. Con il circoscriversi dello spazio naturale, gli elementi architettonici si corredano di valore simbolico, poiché alla funzione materiale si connette quella spirituale, avviando un regime di relazioni interpersonali che trovano riscontro nei volumi composti a "misura d’uomo".
L’architettura si pone come esternazione antropologica che codifica la progressiva presa di possesso dell’ambiente da parte della collettività. Essa partecipa della cultura come insigne e, abitualmente, duratura manifestazione. Non è estranea dal riportare in filigrana la visione del mondo sottesa a produttori e committenze; è un’affascinante narrazione di pietra dove diventa evidente l’impostazione filosofica di una cultura e, più ancora, di una religione; è il "termine"
che permette di risalire alle abilità tecniche e al tessuto ideologico di una civiltà. Nelle sue molteplici tipologie l’architettura presenta il rapporto tra uomo e ambiente, descrive società e cultura, distingue funzioni e bisogni, specifica ruoli e classi, indica religioni e spiritualità. Il palinsesto architettonico di una civiltà rappresenta il più consistente deposito della memoria dove ogni generazione firma il proprio passaggio stabilendo con il passato un rapporto di sviluppo, di conservazione, di sacralizzazione, di damnatio memoriae. Nel contempo, i programmi costruttivi configurano il tentativo titanico o nichilista di trasmissione delle proprie imprese ai posteri.

Il riscontro sensibile

Tutte le civiltà si specificano e si esemplarizzano nell’architettura e nell’arte che diventano segno sensibile del genius loci e dello ius loci. Nelle costruzioni civili e religiose la capacità socio-politica si coniuga al genio compositivo, tanto di artisti quanto di architetti. Non per nulla fortunate circostanze storiche hanno permesso in ogni parte del mondo costruzioni
monumentali o impianti urbani di straordinario valore artistico. In particolare, il cristianesimo ha attivato nei confronti dei popoli ai quali ha diretto l’evangelizzazione importanti processi di inculturazione ed acculturazione. Questi hanno cagionato il consistente sviluppo dell’architettura, intendendola come paradigma artistico e sacrale.
Nella mens cristiana l’architettura assume valenza antropologica sotto molteplici aspetti. Anzitutto la città deve essere a "misura d’uomo", così da riconoscere la dignità delle persone, sia nell’offrire dimore idonee al vissuto domestico, sia nel configurare servizi di pubblica utilità. Aree di particolare rispetto devono poi essere quelle dedicate al culto religioso,
poiché in esse i credenti si incontrano sacramentalmente con Dio. Si deve inoltre aggiungere una felice commistione
tra le case del vissuto domestico e le case della preghiera, così che nelle culture di ispirazione cristiana l’intero territorio urbano e rurale è abitualmente costellato di richiami religiosi – cappelle, sacelli, edicole, madonnelle, ecc. – che contrassegnano il riconoscimento della presenza divina e, nel contempo, la dedicazione a Dio delle opere dell’uomo. Anche se in tali edificazioni sono leggibili istanze encomiastiche, il fine principale rimane quello religioso anche in
riferimento alla loro fruizione, specie da parte delle generazioni posteriori all’impresa edificatoria.

Il simbolo religioso

Dovendo progettare a "misura d’uomo" l’architetto che si avventura ad esprimere il luogo cultuale deve comporre in sinfonia percezioni sensibili, impostazione ideologica, esigenze funzionali. La chiesa edificio va percepita come spazio antropologizzato, per cui occorre impostare sacralmente quanto del costruito è in visione al fruitore. Si tratta, anzitutto, di appagare la visione sensibile "correggendo" otticamente e prospetticamente il componimento architettonico. Inoltre, si devono intuire dalla natura naturans e dai simboli collettivi gli stilemi architettonici che stimolano nel fruitore stupore fascinoso. La chiesa edificio va impostata come figura antropomorfa. Nella ridondanza del simbolo e nell’originalità
dell’invenzione, si devono astrarre i connotati antropologici essenziali, oltre quelli relazionati al dimorfismo sessuale. Volumi e geometrie sono immagine ideale dell’uomo nel cosmo e della risoluzione del cosmo nell’uomo, così che l’uomo è artefice dello spazio architettonico ed in esso fissa i propri archetipi ideali. La chiesa edificio va configurata come simbolo cristiano. La religione dell’incarnazione si fonda su Cristo vero Dio e vero uomo, così che i segni sensibili esprimono i contenuti spirituali. Anche lo spazio architettonico è immagine di Cristo, per cui tanto in planimetria quanto in sezione il progetto va pensato in termini cristologici ed ecclesiali. L’edificio cultuale infatti è immagine del corpo mistico di Cristo,
in cui Cristo è il capo e i fedeli sono le membra. Non per nulla nel consolidato architettonico cristiano sovente ricorrono stilemi cruciformi unitamente a composizioni di cubo e sfera, onde significare il coniugarsi di umano e divino.
La chiesa edificio va progettata come luogo rituale. Essa è la casa del "popolo di Dio", dove la comunità cristiana è convocata in santa assemblea per celebrare i divini misteri. Si tratta di uno "spazio domestico", nel senso che il rapporto dei credenti con il divino è liturgicamente familiare.Nel cristianesimo viene superata la separazione tra sacro e profano, per cui tutti i convocati possono entrare nell’aula cultuale, anche se l’impostazione del sacro edificio è differenziata in
ragione dei ruoli ministeriali e delle esigenze rituali. La chiesa edificio viene così ad esprimere lo status symbol della comunità cristiana, denota il divenire culturale, agglomera nelle sue iconografie i processi di simbolizzazione, oltre che le diverse concezioni iconologiche.

Rev.Prof.Carlo Chenis, SDB

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