La città ideale rinascimentale

CHIESA DI SAN CARLO A ISOLA DEL LIRI (FROSINONE)

Una composizione di geometrico equilibrio che del moderno assume la purezza di linee mentre dall’antica tradizione riprende la ricchezza di colori che illuminano l’aula attraverso vetrate e mosaici. Un ampio porticato si pone come il primo diaframma che introduce alla progressione di spazi firmati da Danilo Lisi e Vincenzo Pessia.

Nel biancore diffuso sulle pareti si manifesta il richiamo al razionalismo, che in tale somma totale di luce ravvisava la semplicità astratta del volume.
Ma nell’aula celebrativa questo funge da sfondo: sulla sua uniformità risalta in alto la corona vetrata col suo affastellarsi di getti di colori, come tracce visibili di molteplici messaggi in cui si può liberamente ravvisare la sofferenza delle spine o l’anelito di salvezza, confermato nel disegno che il mosaico parietale canta nelle sue tessere presso l’altare, ove il gioco di irraggiamento stellare definisce due poli di attrazione visiva e di diffusione luministica – come
sottolineatura cromatica dell’eucaristia: resa sgargiante, trionfante, danzante in una dinamica vorticosità quasi abbagliante. Così si staglia l’altare, tra l’assialità data dalla fenditura che divide il soffitto e questa imponenza cromatica, che ne recupera la centralità pur nella prossimità al perimetro.

Il volume circolare che racchiude la chiesa ne rende ben visibile la presenza, emergente nel complesso architettonico organizzato secondo geometrie classicheggianti che derivano dall’accostarsi di cerchio e quadrato, partizioni simmetriche e colonnati.
L’assieme risulta equilibrato e significativo, con una composizione volumetrica gerarchizzata che verso l’esterno offre la zona-filtro (ma allo stesso tempo dotata di capacità comunicativa) del colonnato: questo completa il perimetro segnato dalle opere parrocchiali. Tale perimetro nel complesso costituisce sia un momento di separazione dal mondo profano, sia prodromo del tempio centrale. Il prospetto frontale, con la chiesa come elemento centrale cilindrico sovrastante, il colonnato e gli altri volumi di geometrica proporzionalità, non manca di rimandare all’immagine della “città ideale” del noto dipinto rinascimentale.

Dall’alto: da sinistra, piante del piano terra e del primo piano; l’angolo del colonnato perimetrale.
Pagina a lato: il sagrato visto dalla parte destra del colonnato. Si nota la partizione in quadrati della pavimentazione.
Nelle pagine precedenti, vista della chiesa dall’ingresso.
Si notano le vetrate istoriate nella corona e nel varco di luce assiale.

Qui i progettisti però inseriscono delle variazioni. Anzitutto il colonnato viola la simmetria, consentendo all’edificio coi locali per il ministero pastorale di avanzare (sul lato destro per chi guarda), mentre resta arretrato l’edificio sul lato sinistro, che ospita il salone parrocchiale. Nel completare il perimetro rettangolare esterno, che racchiude il complesso, il colonnato si prolunga sul fronte e sul lato sinistro: sul piano segnico, questo diventa espressivo della disponibilità all’apertura e all’accoglienza, mentre sul piano compositivo architettonico offre un motivo di variazione che apporta dinamicità all’assieme.
Il sagrato così definito è un quadrato: esattamente come quadrato di eguale lato è lo spazio entro il quale si inserisce l’eminente tamburo della chiesa.
Il gioco della proporzionalità non sfugge a chi sta sulla piazza della chiesa: pur nella progressione di soglie che separano il suo spazio chiuso dallo spazio aperto circostante, tale proporzionialità è annuncio di connessione e momento di raccordo.

Chiesa di San Carlo, Isola del Liri (Frosinone)

Committente: Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo
Progetto e Direzione lavori: Arch. Danilo Lisi, Arch. Vincenzo Pessia
Progetto strutture: Ing. Antonio Trento
Mosaici: Prof. Augusto Ranocchi
Vetrate istoriate: Prof. Ernest Tross
Arredi sacri: Arch. Roberto Mauti
Realizzazione mosaici, vetrate e bronzi: Domus Dei pddm, Albano Laziale (Roma)
Campane: Marinelli Pontificia Fonderia, Agnone (Isernia)
Copertura in legno lamellare: Holzbau, Bressanone (Bolzano)

L’apertura del porticato diventa progressivamente chiusura e i due setti murari che, a fascia, completano in alto il quadrato del sagrato, sul fronte della chiesa fungono da cerniera e congiunzione: aprendosi per lasciare in evidenza il prolungamento della vetrata assiale che fende superiormente l’aula, più che separare uniscono e, anzi, sembrano invitare, a mo’ di guida introduttiva. Questo gioco di volumi e di proporzioni (evidenziate dalle scansioni ritmiche, per esempio dei quadrati nella pavimentazione del sagrato, o della duplice fila di colonne nel porticato) sembra la parte meglio riuscita del progetto: quella che lo rende eloquente e, nel verdeggiante intorno arboreo, ne fa un’isola di geometrica precisione: disegno organico di linee ordinate, contro lo sfondo
della differente, prorompente, vitale organicità della natura. L’asimmetria del porticato diventa in tale contesto un elemento qualificante: offre prospettive differenti a chi si avvicina e apre una ipotesi di rotabilità alla vetrata superiore che attraversa come una cresta la copertura della chiesa: quasi evidenziando che, se pure l’orientamento di questa è chiaro, esso non preclude la possibilità di volgersi altrove. Nel commentare tale architettura, S.E. Mons. Carlo Chenis ha scritto: “Il fruitore è appagato nella visione delle forme spaziali, per cui il componimento architettonico è ‘corretto’ otticamente e prospetticamente. Gli stilemi architettonici sono desunti dalla natura naturans e dai simboli collettivi, al fine di stimolare nel fruitore uno stupore fascinoso. Lisi configura questo complesso come simbolo cristiano decodificabile dall’immaginario locale, pur non rinunciando a sperimentazioni contemporanee. Del resto, la religione dell’incarnazione si fonda su Cristo vero Dio e vero uomo, così che sono i segni sensibili a esprimere i contenuti spirituali. Anche lo spazio architettonico è immagine di Cristo, per cui tanto in planimetria quanto in sezione il progetto è pensato in termini cristologici ed ecclesiali. Difatti, nel consolidato architettonico ricorrono stilemi cruciformi insieme a composizioni di quadrato e cerchio, onde significare il congiungersi di umano e divino.

Il complesso architettonico generativamente ordinato sullo sfondo delle chiome arboree. Pagina
a lato, dall’alto: il fronte esterno, visto dalla copertura dei locali parrocchiali.La vetrata sull’ingresso laterale all’aula.

Il titolo dedicatorio di San Carlo induce a ricordare il grande riformatore tridentino, che con encomiabile zelo curò la liturgia, dando ‘istruzioni’ affinché le espressioni cultuali, tanto architettoniche quanto arredative, fossero idonee al mistero celebrato e alla pietas fidelium. Se ad accompagnare quanti desiderano riconciliarsi con Dio sono, anzitutto, i testimoni della ferialità e i moniti dello spirito, a visibilizzare gli approdi sono anche i monumenti della fede e i recinti dell’Assoluto…”. Così come, nell’accostarsi dei volumi visibili all’esterno, al bianco delle superfici si intercalano le ombre delle travi, delle colonne, degli sporti e dei setti, all’interno della chiesa i diversi luoghi liturgici sono evidenziati dall’introdursi del vario bagliore cromatico, che è molteplice nelle vetrate e nei mosaici, mentre è continuo nelle colonne che aprono due ambienti ai lati dell’altare.

Ma il contatto sensibile tra interno ed esterno è dato soprattutto dal fatto che il cerchio di base della chiesa si apre in quattro punti, come fossero i punti cardinali di una rosa dei venti. Questi, con la loro presenza rendono manifesta una invisibile croce che incardina, pur silenziosamente, tutto il luogo di culto.
Si disegna così un simbolo smaterializzato ma presente: nella trasparenza dell’aria si avverte che tra le quattro polarità “cardinali” si distende un’energia tale da individuare uno spazio interno a quello dell’aula, tanto autentico da non necessitare neppure la forza del colore o della forma. (L.S.) 

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