La Cattedrale e l’Univeristà

Intervista all’Arcivescovo di Urbino Urabania Sant’Angelo in Vado, Mons Francesco Marinelli.

Dopo una lunga esperienza di docenza (Teologia Sacramentaria e Teologia Pastorale all’Università Lateranense), nel 2000 Mons. Francesco Marinelli è stato nominato arcivescovo di Urbino. Il suo ingresso nella Diocesi è stato assai inusuale: erano già cominciati i lavori di restauro della cattedrale e dell’episcopio, danneggiati
dal sisma del ’97…

«Fu per me una cerimonia indimenticabile. Grandissimo il concorso di popolo. Notai subito come la Chiesa urbinate fosse fatta innanzitutto di pietre vive e riscuotesse attenzione da parte delle autorità civili e dagli amici di Urbino. L’accoglienza della gente fu particolarmente commovente, venne a salutarmi Carlo Bo rettore magnifico dell’Università allora già novantenne: ne nacque una stupenda amicizia che introdusse a un fecondo rapporto tra me e il magnifico rettore, e tra l’Arcidiocesi e l’Università. Mi fermai ai piedi della facciata della cattedrale: all’interno erano ancora in atto i lavori alla cupola e alla pavimentazione. Pensai alla cattedra episcopale che non potetti vedere e alle reliquie di San Crescentino che non potetti venerare. La cerimonia di presa di possesso avvenne nella vicina chiesa di San Domenico, prospiciente alla Cattedrale. Pensai subito a San Domenico come parrocchia universitaria. La cosa si è potuta realizzare solo dopo due anni: il nostro è forse tra i pochi casi di parrocchia universitaria, cioè di parrocchia di categoria di cui parla il diritto canonico della quale studenti, insegnanti e personale universitario fanno parte, a prescindere dal luogo ove si trovino
nel territorio della diocesi. Urbino ha una forte tradizione culturale, sin dall’epoca dei Duchi, dal Rinascimento: tradizione che si respira nei monumenti, nelle opere d’arte e nel comune sentire della popolazione».

S.E.R. Mons. Francesco Marinelli
La facciata della Cattedrale di Urbino dopo il restauro.

La presenza del vicino Palazzo Ducale, oggi grandioso museo che domina la lunga piazza, non fa un poco ombra
alla cattedrale?

«Direi che questo oggi decisamente non avviene, come del resto non è mai stato in passato. La cattedrale ripulita nella facciata, restituita ad una funzionalità interna adeguata alla liturgia postconciliare, costituisce una presenza centrale sia fisicamente, che spiritualmente e culturalmente nella città; così pure l’episcopio con il suo museo arcidiocesano e l’imponente complesso dell’ex seminario con Palazzo Petrangolini e la chiesa di San Domenico, che ha una lunghezza
superiore a quella del Palazzo Ducale, ancora proprietà della diocesi ma oggi sede di facoltà universitarie e del centro pastorale universitario.Tutto fa corona alla cattedrale e alle cosiddette "grotte" sotto la cattedrale composte da quattro cappelle interessanti per arte, luminosità e storia ecclesiale. Inoltre nell’episcopio, sul fianco destro della cattedrale, è già
attivo un museo con significative opere d’arte».

Nello svolgimento dei lavori, come è stata la collaborazione tra il Vescovo e i tecnici preposti all’opera?
«Ho formato un équipe di giovani tecnici, ingegneri, architetti etc. sotto la direzione dell’ing. Alessandro Cioppi, perché si occupasse del coordinamento dell’opera, che peraltro era in parte già corso al momento del mio insediamento.
L’ing. Cioppi nominato direttore dell’ufficio tecnico ha lavorato e continua a farlo con grande passione e competenza, coinvolgendo anche tecnici che già in precedenza si occupavano dei lavori. L’opera si è svolta in piena sintonia con la Soprintendenza, al punto che abbiamo riservato a questa affianco della cattedrale dei locali uso ufficio, punto di riferimento anche per altri tecnici del territorio del nord Marche. Al momento attuale Cioppi e il suo gruppo stanno lavorando al monitoraggio di tutti gli edifici di proprietà della diocesi; stanno anche stendendo una planimetria del palazzo episcopale sulla base della quale decideremo come procedere per la sua ristrutturazione e per una sua maggiore
funzionalità ecclesiale».

In che modo la popolazione ha partecipato al travaglio della cattedrale?
«La lunga chiusura è stata sofferta da tutti quasi come una decapitazione della comunità. La riapertura è stata quasi come una rinascita, che ha coinvolto spiritualmente ed emotivamente tutta la popolazione. La cattedrale è stata riaperta il 1 giugno 2002, festa del patrono di Urbino, san Crescentino alla presenza del Card. Sergio Sebastiani e con molti eccellentissimi vescovi della regione e tutti i sacerdoti dell’arcidiocesi. Nel corso degli ultimi mesi prima dell’evento
il gruppo di tecnici e della maestranze avevano lavorato giorno e notte per concludere in tempo l’opera. La cerimonia di riapertura al culto fu grandiosa, vi presero parte tutti i sindaci dei diciotto comuni della diocesi, il prefetto, i parlamentari e le altre superiori autorità civili. Particolarmente commovente fu la lettura del lungo e caloroso messaggio inviato dal
Papa, in cui il Sommo Pontefice ricordava il significato della cattedrale per la vita diocesi, la sua storia passata, ma soprattutto apriva la comunità locale anche verso le prospettive future con questa forte espressione: “Chiesa di Dio che vivi in Urbino, prendi il largo, guarda con fiducia al futuro”. Sulla base di quell’impulso abbiamo riaperto il Seminario arcidiocesano al centro della città, vicino alla casa di Raffaello, e abbiamo dedicato particolare attenzione alla pastorale
universitaria. Stiamo riscoprendo il significato della presenza dei laici nella chiesa; ci si muove in maniera decisa per la pastorale giovanile».

L’arte e l’architettura della cattedrale sono usate anche come strumento di catechesi?
«Il papa ha insistito su questo punto. All’inizio del messaggio il Santo Padre è tornato sul rapporto fra arte e inculturazione del Vangelo affermando che restituendo all’edificio sacro la sua bellezza architettonica ed il suo splendore originario, nonché le mirabili opere d’arte che contiene, esso diviene non solo testimone della sua spiritualità e cultura cristiana trascorsa ma è anche spronata ad essere in futuro testimone singolare della sua fede di oggi. In cattedrale
abbiamo una "Ultima Cena" del Barrocci: pittura magnifica l’opera maggiore presente nel duomo. Sarà il logo della celebrazione del prossimo congresso eucaristico diocesano del 2005. Stiamo preparando, con l’ing. Cioppi, un opuscolo illustrativo che includa sia gli aspetti artistici sia quelli ecclesiologici dell’arte presente nell’edificio. Nelle sue navate abbiamo disposto delle didascalie delle opere d’arte presenti in chiesa che permettono al visitatore non solo una lettura
artistica ma anche liturgica e teologica. Per la cripta sono già attive visite guidate con volontari preparati ad hoc. E’ stata anche compiuta un’interessante esperienza, con l’aiuto del FAI (Fondo Ambiente italiano). Per due settimane gli alunni di alcune classi elementari sono stati preparati sulla storia della cattedrale e delle “grotte”. I bambini poi hanno fatto da
guida. E’ stata una grande emozione sia per me sia per le piccole guide».

(L.S.)

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)