La Cappella degli Scrovegni a Padova

Nuova luce per il blu di Giotto
Restaurata nel corso degli anni passati, la famosa cappella degli Scrovegni ha trovato ora anche un nuovo sistema di illuminazione artificiale che consente di riprodurre esattamente e progressivamente gli effetti della luce solare, pur nel rispetto delle necessità di conservazione. Gli antichi colori risplendono nella loro purezza.

Facciata della cappella a fine ‘800 Termografia della facciata Superficie dell’affresco “Il Giudizio Universale”

«Agli inizi del Trecento, Giotto lasciò nella Cappella degli Scrovegni di Padova l’espressione più alta della sua ricerca artistica. Un ciclo di affreschi di una straordinaria modernità, di una spiritualità profonda, tangibile» scrive Giustina Mistrello Destro, Sindaco di Padova, nell’introduzione del volume “Giotto agli Scrovegni. La Cappella restaurata” (Milano 2002). Sono parole che riassumono il significato di un’opera di valore sconfinato. Un’opera che perpetua nei secoli lo splendore e la grandezza del Trecento, secolo fecondo in cui l’arte e la poesia furono sublimate e divennero manifestazione di un cambiamento epocale per l’umanità. «L’Italia, patria delle arti – scrive Louis Godart, Consigliere del Presidente della Repubblica per la Conservazione del patrimonio artistico – ha conosciuto vari “secoli d’oro”. Il Trecento è uno di quelli. Mentre Giotto dipingeva la Cappella degli Scrovegni, Dante scriveva la Commedia e regalava all’Italia il libro di poesia che avrebbe fatto l’unità linguistica della nazione». Grazie al restauro compiuto sulla Cappella e ai nuovi impianti di illuminazione, oggi il visitatore può immergersi ancora nell’atmosfera di quell’epoca.

Tavola dell’indagine microclimatica I restauratori al lavoro Maria rende visita a Elisabetta sua parente, moglie di Zaccaria e prossima madre di Giovanni Battista

Il restauro della Cappella Degli Scrovegni è stato curato dal Prof. Giuseppe Basile che, nella sua presentazione dei lavori, scrive: «Le più antiche cause dei danni ai dipinti murali della Cappella vanno ricercate nello stato di abbandono in cui venne lasciato il Palazzo Scrovegni (e la contigua Cappella) tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, quando ormai da quattro secoli non apparteneva più alla famiglia del fondatore. Si giunse così al crollo del portichetto quattrocentesco antistante la facciata della Cappella (1817) e poco dopo alla demolizione dell’ormai cadente Palazzo (1824). La Cappella rimase pertanto nel giro di pochi anni priva di protezione su buona parte della facciata e sul fianco sinistro e senza l’appoggio del complesso abitativo cui era collegata in corrispondenza dell’attuale presbiterio…. Come se ciò non bastasse, nel 1885, su decisione unanime del Consiglio comunale… venne rimossa la decorazione a fresco della facciata, aggravando la situazione di permeabilità ai fenomeni di umidità del paramento murario in mattoni. Come conseguenza di tali eventi l’edificio…. risultava profondamente lesionato soprattutto in corrispondenza della volta, del primo registro della decorazione della parete destra… della controfacciata e dell’arco trionfale.

“Giuseppe, Maria e Gesù Bambino fuggono in Egitto” “Erode, per eliminare Gesù, ordina di uccidere tutti i bambini di non più di due anni” coretto che ricorda la funzione funeraria della Cappella

Questi danni della muratura avevano coinvolto anche le corrispondenti decorazioni pittoriche…».Diversi sono stati i restauri operati nel tempo.Tra questi, quello effettuato tra il 1957 e il 1963 da Leonetto Tintori, fu realizzato con l’uso di resine sintetiche, il cui effetto apparve eccellente sulle prime, ma si rivelò disastroso in seguito. Fu dopo il terremoto del Friuli del 1976 che venne affidato all’Istituto Centrale del Restauro (ICR) il compito di salvare l’opera giottesca.Vennero svolte indagini conoscitive dalle quali risultò che l’inquinamento atmosferico, causando il fenomeno della solfatazione minacciava la conservazione del dipinto. I primi interventi consistettero nella schermatura delle vetrate, nella sostituzione delle lampade a incandescenza con lampade a luce fredda, nel monitoraggio continuo delle condizioni microclimatiche e di inquinamento dell’aria. Si decise la costruzione di un corpo tecnologico attrezzato, un vano che fungesse da filtro tra ambiente esterno e ambiente interno della Cappella.

Vista verso l’altare; si noti la pedana tecnologica che ospita parte dell’impianto illuminotecnico Rilievo prospettico verso l’altare

«Gli interventi volti a rendere idonei alla conservazione delle decorazioni murali della Cappella l’ambiente e l’edificio ebbero inizio nel 1985 e furono portati a conclusione il 31 maggio del 2000, data dell’entrata in funzione del CTA» scrive Basile. Dopo il 1988 in fasi successive furono realizzati gli interventi volti a asportare lo strato alterato di fissativi sintetici e gli altri materiali depositatisi nel tempo sulle superfici, consolidamento delle superfici pittoriche e degli intonaci. «Quanto all’intervento di restauro in senso proprio – scrive Basile – quello cioè teso a restituire per quanto possibile… la forma del testo pittorico originario, si è cercato di ricostruire l’unità dei due elementi portanti dell’intero ciclo (la finta architettura dipinta e il fondo azzurro presente dovunque fuorché nello zoccolo e nell’Inferno), ricorrendo alle due diverse tecniche di reintegrazione delle lacune messe a punto più di mezzo secolo fa dal fondatore e primo direttore ICR Cesare Brandi». Il restauro ha anche permesso di recuperare lo sportello dove Giotto ha raffigurato “Dio Padre che ordina all’arcangelo Gabriele di annunciare a Maria la sua prossima maternità”.

Allegorie dei Sette Vizi Capitali: Disperazione, Invidia, Idolatria, Ingiustizia, Ira, Incostanza, contenuti nella fascia di base della parete affrescata

L’opera, posta a 10 metri di altezza, era poco visibile. Per questo è stato deciso di esporlo nella Sala delle Bandiere nel Palazzo del Quirinale, “la casa comune di tutti gli italiani”, secondo le parole del Presidente Carlo A. Ciampi. Parte sostanziale del recente intervento di restauro è stata la collocazione del nuovo impianto di illuminazione. Si tratta di un intervento non invasivo che rispetta e valorizza l’opera d’arte. Il progetto di illuminazione è stato curato dall’Ing. Lorenzo Fellin, membro della Commissione Interdisciplinare Scientifica della Cappella, presieduta dal Prof. Basile. Il progetto è stato messo a punto da Disano e Osram, che si sono aggiudicate la gara indetta dal Comune di Padova. Sono state utilizzate lampade a fluorescenza per illuminare le pareti e lampade a ioduri metallici per la volta, in modo tale da esaltare la resa cromatica degli affreschi e in particolare la percezione del “blu di Giotto”.

La pianta della Cappella mostra la collocazione della “pedana tecnologica” che serve tra l’altro per ospitare una parte degli impianti illuminotecnici Una parete durante i lavori di restauro

L’impianto consente di regolare l’illuminamento così da realizzare l’integrazione della luce solare. E’ stata collocata una pedana sopraelevata rispetto alla pavimentazione originale. Lungo il perimetro di tale “pedana tecnologica” sono stati posizionati i corpi illuminanti che compensano e integrano la luce naturale fino a un’altezza di 12,40 metri, al di fuori dello spazio visivo di fruizione degli affreschi. L’impianto consente un illuminamento medio uniforme e costante, regolato con sistemi elettronici, senza abbagliamenti o ingombri visivi, sia nelle ore diurne sia nelle ore notturne.

Cassonetto antiabbagliamento Alcuni apparecchi installati “Bacio di Giuda”, dopo il restauro

 

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