La Biennale di Venezia

Servizio di Giuseppe Maria Jonghi Lavarini, architetto

La Biennale di Venezia propone edifici dalla forma fluida, espressione di una cultura intessuta di velocità. A certe condizioni sono suggestioni adatte anche alle case di campagna.

"Dare riparo e lasciare un segno sono gli scopi fondamentali della costruzione umana" scrive Kurt W. Forster nella sua introduzione alla 9. Mostra internazionale di architettura di Venezia. Una frase semplice ma efficace che riassume il senso dell’architettura: che non è edilizia. È qualcosa di più. "Proprio perché sono dovunque, gli edifici devono darci qualcosa di più della semplice, immediata realizzazione di uno scopo immediato" continua Forster. Ecco il nocciolo
della questione. Se nell’arte non ravvisiamo alcuno scopo al di fuori della sua stessa manifestazione: non c’è utilità nell’arte, ma solo estetica, solo impatto emotivo, solo comunicazione pura. Se nell’edilizia ravvisiamo l’utilità: cioè il fornire un riparo possibilmente solido e duraturo. Nell’architettura ricerchiamo entrambi questi aspetti: l’utilità dell’edificio ma anche, accanto a essa, la manifestazione della qualità estetica. Il punto è che in ogni epoca l’equilibrio che si realizza tra estetica e costruzione si sposta, in funzione delle capacità tecniche. Prima della torre Eiffel, chi mai avrebbe potuto pensare che veramente nel giro di pochi anni sarebbero sorti i grattacieli nelle grandi metropoli,
che si sarebbero sviluppate nuove forme estetiche per questi edifici torreggianti che sarebbero diventati i poli di riferimento per le grandi città del XX secolo? Il grattacielo segnò un passaggio epocale. Oggi stiamo assistendo
a un nuovo passaggio epocale. La 9. Biennale di Venezia ha testimoniato quanto già si sia diffuso nel mondo l’approccio alla progettazione basato sull’uso di superfici continue. La forma degli edifici sta assumendo sempre più l’aspetto della fluidità. Superficie continua vuol dire variazione continua: un tipo di progetto che ha la caratteristica di presentarsi
come continuamente variante, col mutare dell’angolo di osservazione. Se nell’edificio classico si distinguono chiaramente le quattro facciate, nell’edificio a superficie continua la forma assume la qualità di una scultura che cattura l’immagine di
un fluire. È l’espressione di quello che la sensibilità del tempo e le capacità costruttive attuali consentono.

Jyriki Tasa, casa Moby Dick, Espoo (Finlandia);
J. Tasa, casa Into, Espoo (Finlandia);

Ora poniamo il problema: che cose rappresenta tutto questo per le case di campagna? La qualità del panorama extra urbano è sempre più dipendente dalla qualità degli edifici che vi sorgono. Può sembrare che la responsabilità di chi progetta e costruisce una villetta, agli effetti del mantenimento della qualità del territorio, sia relativamente piccola. Ma non è così. Vediamo che per le città da tempo è in atto la ricerca di edifici dotati di grande forza espressiva, persino di valore simbolico, architetture capaci di notevole impatto per nel tessuto urbano (quali i musei o le chiese, o i grattacieli), progetti spesso affidati a grandi nomi dell’architettura internazionale, con frequenza crescente assegnati tramite concorsi che mirano a selezionare quanto di meglio possa offrire il gusto contemporaneo. Ma allo stesso modo oggi si sente la necessità che anche gli interventi di scala relativamente più contenuta nell’ambiente extra urbano, qual è una casa per le vacanze di una famiglia, possa essere espressione di una qualità architettonica tale da fornire un apporto positivo all’insieme del paesaggio. Che cosa vuol dire questo, alla luce delle nuove tendenze che si sono affermate nell’architettura contemporanea e che sono state chiaramente riflesse nella Biennale veneziana? Innanzi tutto che oggi i progettisti e i committenti hanno a disposizione una varietà amplissima di opzioni possibili per l’architettura della casa In secondo luogo che a essi spetta anche di testimoniare al meglio la sensibilità estetica corrente, ma rifuggendo dalle imitazioni o dagli inutili esibizionismi. Le imitazioni in tutte le epoche hanno significato (non sempre, ma spesso) espressioni non autentiche, fuori misura. Sia che fossero imitazioni di edifici passati, sia che fossero imitazioni di
progetti contemporanei di successo.

Caolina Contrera e Tomas Cortese,
barbecue con vista (Cile);
Moon Studio
(P. Nawara, e A. Szultk, collab. S. Zielinski),
Shingle house (Polonia).

Accanto ai grandi edifici emblematici, alla Biennale di Venezia abbiamo visto molte proposte di case unifamiliari che, senza rinunciare alla ricerca di una forma adatta alla sensibilità contemporanea, sapessero inserirsi bene nel sito. Le case progettate da Jyrki Tasa a Espoo sono esempi di inserimento di forme contemporanee entro il contesto naturale. Tra esse troviamo una facciata organizzata secondo un andamento ricurvo che recepisce le suggestioni della fluidità ravvisabile nelle più ardite megaarchitetture contemporanee, ma che riecheggia anche, nell’inclinarsi delle colonnine che ne scandiscono il prospetto, il declivio della collina. Questo, insieme con l’uso del legno nell’edificazione, garantisce un aggancio concreto, non solo con il trend del progettare più aggiornato, ma anche con la natura circostante. D’altro canto vediamo l’esempio della “barbecue con vista” progettata da Carolina Contrera e Tomas Cortese in Cile, un edificio-veranda che si inseriscecon grazia nell’intorno. O le due case a Ponte de Lima in Portogallo, opera di Edouardo Souto de Moura: forme semplici, linea
ri – ma così ricche di armonia. Sono proposte molto diverse. Le prime decisamente nuove, le seconde basate su un approccio che riecheggia il razionalismo.

Edouardo Souto de Moura, due casa a Ponte de Lima (Portogallo).

Eppure tutte egualmente compiute, capaci di essere elementi qualificati e qualificanti nel contesto. E lo stesso potrebbe dirsi del progetto di rifugio montano presso il ghiacciaio Palisades in California. Un disegno totalmente di avanguardia, una forma fluida, una struttura a superficie continua nella più pura manifestazione del virtuosismo tecnologico. Ma anche questa capace di inserirsi con coerenza nell’ambiente, perché assume un volto quasi da tenda da campeggio, seppure dalle forme decisamente inconbiennale suete: fluide come l’acqua del vicino lago; mosse come le chiome dei vicini alberi. Sono proposte diverse, ma tutte dotate di qualità. È questo lo scopo che chiunque decida di realizzare una costruzione nuova deve porsi: innanzitutto non stravolgere il sito; in secondo luogo – ma solo se è veramente possibile, solo se ha la chiara coscienza di saperlo fare – aggiungere qualità al territorio. Oggi l’architetto può operare con i registri più diversi. Da lui – e dalla cura del committente – si richiede che sappia ricercare le più preziose doti dell’architettura: la coerenza, la misura. E sappia rifuggire dai nemici peggiori: la banalità, la sciatteria. Il che consente di immaginare inserimenti capaci di soddisfare le esigenze della persona e allo stesso tempo la qualità del paesaggio, che va protetta da insediamenti che ne minaccino le caratteristiche sedimentate dal tempo.

Providing shelter and leaving a mark are the fundamental goals of construction’ writes Kurt W. Forster in his introduction to the 9th International Architecture Exhibition of Venice. ‘Precisely because they are everywhere, buildings must provide us with something more than simply achieving an immediate goal’ he continues. This is the nature of architecture: to create something that is immediately useful yet at the same time aesthetically worthwhile. History shows us how this balance between aesthetics and construction changes according to technical ability; the skyscraper of the twentieth century is an example of one such change, and today we are witnessing yet another. The 9th Venice Biennale illustrated the widespread application of continuous surfaces used in design, whereby buildings are increasingly fluid in appearance. ‘Continuous surface’ means continuous variation, whereby a design changes incessantly depending on the angle of observation. A classical building has four clearly defined sides, whereas a building with continuous surfaces looks more like a sculpture, the image of which seems to flow. So what does this imply for country houses? The quality of a country landscape is increasingly dependent on its buildings. At first sight, it may seem that the responsibility of an architect for a small country house, with regards maintaining the quality of the landscape, is relatively small. Not so. In the country, as has been the case in cities for some time now, architects are increasingly called upon to design buildings (even country houses) that provide a positive effect to the overall look of the landscape. So what does all this mean in the light of new trends in contemporary architecture, so clearly reflected in the Venice Biennale? First, that designers and commissioners have a huge variety of options for home design. Secondly, that it is largely up to them to represent as best they can current aesthetic appeal, without resorting to imitation or useless ostentation. History shows us how imitations have generally been somewhat out-of-place non-authentic expressions; this is true both of historical buildings and famous contemporary ones. Alongside landmark buildings, the Venice Biennale presented numerous onefamily homes that on the one hand fitted into their surroundings yet on the other hand illustrated contemporary appeal. Houses by Jyrki Tasa are examples of contemporary shapes inserted in a natural context; curved facades so often found in contemporary landmark architecture provide fluidity, with sloping columns mirroring the slope of the hillside.

Ocean D (T. Verebes, F. Robbins, D. Anderson, R. Elfer, K. Cespedes, M.
Wade, H. Stevens) rifugio montano (California, USA).

This, together with the use of wood for the construction, provides an anchor not only with the most modern design but also with the surrounding landscape. Carolina Contrera and Tomas Cortese’s ‘barbecue with a view’ is an example of a veranda type building that elegantly fits into its surrounding; and two houses in Ponte de Lima in Portugal, the work of Edouardo Souto de Moura, are simple and linear, yet perfectly harmonious. Although very different, the first decidedly new, the second based on a somewhat rationalistic approach, they are nevertheless equally complete and capable of being qualifying elements within their respective contexts. The same could be said for the mountain-shelter project on the Palisades glacier in California. The design is totally avant-garde, fluid, and with a continuous-surface structure; it is a perfect representation of technological bravura. Yet even this is capable of inserting itself coherently into its surroundings, given that it looks something like a tent, even though of a decidedly unusual shape: it is fluid like the water from the nearby lake, and moving like the surrounding tree tops. Different projects, yet all of high quality. Anyone deciding to create a new building should aim, first of all, to maintain (without disrupting) the existing landscape, and secondly (only if this is truly possible and only if one really has the expertise and knowhow) to add quality to the territory in question. Architects today can work with the most varied of registers. The architect, and indeed the commissioner, are called upon to seek out the most precious qualities of architecture, namely c
oherence and measure, while escaping its worst enemies: banality and sloppiness. This means that buildings will meet both the needs of the person and, at the same time, respect the quality of the landscape, which must be protected from constructions that might threaten the features left there by time.

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