Accolti nella regalità Barocca
Una serie di interventi di restauro, portati avanti dagli anni ’80 e culminati nel 2000, hanno trasfomato la basilica regale, sede delle tombe sabaude, in centro di accoglienza e sito museale. L’architettura juvarriana raggiunge qui una delle sue massime espressioni e ispira grandiosità e raccoglimento, impegno organizzativo e tranquillità rurale.
Il complesso architettonico della Reale Basilica di Superga, opera dell’abate messinese Filippo Juvarra che la completò tra il 1717 e il 1731, rappresenta una delle più alte testimonianze dell’architettura barocca ed è il simbolo dell’apogeo della dinastia sabauda, che celebrò con la sua costruzione il passaggio di Torino da capitale di un ducato a capitale del regno. La tradizione la vuole costruita in adempimento ad un voto espresso da Vittorio Amedeo II nel 1706, alla vigilia della battaglia che lo vide fronteggiare le truppe franco-spagnole che assediavano Torino. La decisione giunse nel 1716, anno in cui presero il via i lavori di sbancamento della vetta della collina per costituire una solida piattaforma di appoggio per la Basilica ed il relativo complesso retrostante, a quota m 670.
Nelle foto:Il pronao avanza con maestosità classicheggiante verso l’ampio piazzale. La chiesa è a pianta centrale. Il pronao; l’innesto tra basilica e corpo conventuale; podio e balaustra; colonne del pronao.
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Basilica di Superga a Torino
Progetto e d.l. del restauro (chiostro emanica sud): Arch. Andrea Megna,Torino Illuminazione: I Guzzini Illuminazione Srl, Recanati (MC);Targetti Sankey Spa, Firenze Ascensore: Schindler Spa,Torino Opere Piazzale: Fantino Costruzioni Spa, Cuneo Rest. Convento: Garboli-Rep Spa, Roma Rest. Gallerie, Chiostro: Sicer Spa, Biella Recupero Podio: Gastone Guerrini Costruzioni Generali Spa,Torino
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Nelle foto:La pianta del complesso basilicale.
Nelle foto: Vista del chiostro. La galleria del chiostro dopo il restauro.
Il grande monumento, concepito come perno visivo della for te assialità determinata dal corso di Francia e culminante sulla collina del castello di Rivoli, ben testimonia l’opera dell’uomo tesa ad intervenire sull’assetto del paesaggio: lo sbancamento di quaranta metri del colle fu all’inizio del 1700 un’opera ciclopica, finalizzata alla celebrazione della fede e della magnificenza di casa Savoia. Si possono facilmente individuare i precedenti ideativi della Basilica sia nella realizzazione borrominiana di S.Agnese a Roma che nei disegni della chiesa dell’Anfiteatro Flavio del Fontana; il tema dei due campanili affiancati ad una cupola, in particolare, non è infrequente dall’epoca manieristica in poi: lo Juvarra lo adotta infatti già nel 1707 per il disegno di una chiesa dato in omaggio all’Accademia di S. Luca. Il criterio informatore del progetto originario, che secondo un’idea cara all’autore prende spunto dalla forte polarità generata dalla pianta centrale della chiesa, determina secondo linee di forza ortogonali e diagonali la dislocazione degli ambienti correlati. La cupola avanzata rispetto al corpo del convento ed ai due campanili laterali, e l’alto pronao che aumenta la proiezione in avanti dell’edificio, fanno pensare al tutto come ad un’enorme macchina scenica, ideata da un regista attento al movimento articolato delle masse. Nell’organizzazione spaziale delle maniche che delimitano il chiostro si evidenzia la grande attenzione posta dallo Juvarra alle necessità funzionali della vita conventuale: gli ambienti comunitari (refettorio, biblioteca, sale riunione e servizi) sono infatti ricavati nell’ala settentrionale, a due piani, mentre gli appartamenti dei religiosi trovano posto nella manica sud, disposta su cinque livelli con migliore irraggiamento solare. Le due maniche di fabbricato sono collegate da corridoi a loro ortogonali in corrispondenza delle testate, ed insieme a questi definiscono il perimetro del chiostro, sul quale si fronteggiano le quattro facciate scandite da paraste ad interassi regolari, racchiudenti un doppio ordine di archi a tutto sesto, delimitato superiormente dalle linee dei cornicioni. L’immagine del complesso doveva al contempo ispirare grandiosità e raccoglimento.
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Prospetto della manica sud, verso l’esterno. Sezione dellamanica sud.
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Il complesso è po
sto al di sopra di un rilievo che fino al 1758, anno di realizzazione della nuova strada di collegamento con la città, risultava difficilmente raggiungibile. Da quando fu possibile accedere agevolmente al sito, il colle di Superga divenne “meta di passeggiate amene”, luogo pubblico per eccellenza carico di valenze paesaggistiche e punto di aggregazione dove celebrare le ricorrenze. La Basilica aveva valore non solo in quanto splendido monumento architettonico, ma anche come fulcro irradiatore di spiritualità che si riverberava sul terreno circostante, dai confini ancora poco definiti, quale ce lo raffigurano le stampe dell’epoca. Ora, la presenza del Parco Naturale e del Bosco del Vaj assicurano un costante monitoraggio dell’area, e la riscoperta di alcune “rotte” di antico tracciato all’interno del bosco della collina, contribuiscono a diffondere il rinnovato interesse naturalistico. E a rendere la zona mèta di escursioni di gruppi sempre più numerosi. Il panorama montano presenta caratteristiche di bellezza unica: è possibile distinguere nettamente, nelle giornate limpide, le fenditure delle valli da cui arrivano al Po decine di affluenti alimentati da ghiacciai perenni. Come dal vicino colle della Maddalena, agli appassionati di alpinismo viene offerto un atlante completo della catena alpina, dal Monviso al Monte Rosa, aperto a ventaglio in una situazione rara e privilegiata. Il ruolo ricoperto da Superga all’interno del panorama torinese ha attirato l’interesse di operatori locali pubblici e privati che, riconosciuta l’importanza storica e architettonica della Basilica, hanno reputato opportuno riqualificare e rifunzionalizzare l’intero complesso. Dall’iniziale intento di restauro, partito nei primi anni ‘90 con il finanziamento dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino, ha preso il via a Superga un piano articolato di interventi a carattere manutentivo e funzionale; grazie all’inserimento della Basilica negli itinerari giubilari, nel solo 1999 si sono conclusi tre diversi cantieri, di cui due finanziati con fondi dell’Ufficio Roma Capitale (piazzale della Basilica e manica sud del convento), ed uno con i fondi della Regione Piemonte (restauro delle Tombe dei Savoia). Nel corso dell’anno 2000, un finanziamento congiunto di Regione Piemonte, Istituto S. Paolo e Provveditorato OO.PP. ha inoltre permesso il restauro delle maniche interne del chiostro e dei locali accessori, destinati a caffetteria, book-shop e sala conferenze. Si ricordano ancora nel 1996-97 il finanziamento della Soprintendenza ai Beni Architettonici per la deumidificazione delle Tombe dei Savoia, i lavori di manutenzione delle coperture a cura del Provveditorato alle Opere Pubbliche e l’intervento promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte nel 1997 per la manutenzione del piazzale, in occasione dell’Ostensione della Sacra Sindone. La manica sud del convento è stata sinora la realizzazione più impegnativa, con una superficie interessata di mq. 6400, per un volume totale pari a 140.000 mc., completata nell’arco di dieci mesi di lavori (gennaio – novembre 1999).
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Tombe dei Savoia. La sala delle regine, dopo il restauro.
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Il progetto, redatto e diretto dall’arch. Andrea Megna di Torino, ha avuto come scopo l’adeguamento dell’intera manica sud (dove è concentrata l’attività ricettiva vera e propria) alla legislazione antincendio, l’eliminazione delle barriere architettoniche. L’intervento è stato realizzato con la supervisione dell’ Arch. Valerio Corino, della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte. Per quanto riguarda le parti comuni, è stato inserito un ascensore Schindler sulla testata della manica al fine di rendere i servizi della Basilica fruibili anche da parte dei portatori di handicap. Tutto l’interno è stato ritinteggiato, e si è portata a termine la manutenzione della facciata esterna in mattoni, ripulita e consolidata. Si è provveduto alla messa a norma degli impianti, ed in particolare l’attività è stata dotata di un’adeguata rete antincendio. Al primo livello, destinato ad ostello, si sono rimossi tutti i tramezzi inseriti occasionalmente, per dare aria e luce ai locali. Il piano chiostro è stato individuato come parte del percorso museale, comprendente gli appartamenti reali e la Sala dei Papi con l’accesso alle Tombe Reali (per le quali si è portato a termine il completo restauro del materiale lapideo): la rilettura delle prescrizioni juvarriane ha inoltre permesso il ripristino delle cromie originali di finitura, estese fino al livello riservato ai residenti (piano nobile del chiostro, sede delle camere private e della biblioteca). Inoltre sono stati riadattati i locali situati in prossimità dello scalone principale, al fine di dotare il convento di una sala per manifestazioni o conferenze. La trasformazione da località conventuale destinata alla formazione ecclesiastica, a luogo di scambi, crocevia di presenze in un contesto suggestivo, è avvenuto senza traumi apparenti. I corridoi dello Juvarra testimoniano la sacralità scenografica del luogo, contrapposta al rumoroso traffico cittadino.
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