La Basilica di S.Ambrogio a Milano

La Basilica di S.Ambrogio a Milano
La luce sottolinea la sacralità del luogo, è metafora del divino, è luce della devozione: sono questi i motivi che hanno informato il progetto dell’installazione illuminotecnica, studiata per creare un’illuminazione tesa a valorizzare nella giusta misura, per i fedeli e per la città di Milano, il luogo in cui giacciono le sacre spoglie di Ambrogio, Gervaso e Protaso.

Impianto luce per la Basilica di Sant’Ambrogio Milano
Progetto: Arch. Gianni Forcolini, con la collaborazione dell’Ing. G. Bellomo (consulente tecnico OSRAM)
Promosso da: Comune di Milano
Sponsorizzato da: OSRAM
Installazione elettrica: AEM

Planimetria della Basilica, con l’indicazione dei punti luce

Il luogo in cui sorge la Basilica di Sant’Ambrogio conserva la struttura e la fisionomia dell’antico insediamento paleocristiano dedicato al culto delle salme dei martiri, l’originaria Basilica Martyrum nella necropoli che si trovava fuori dalle mura romane, verso la strada per Novara e Vercelli. Pur trovandosi oggi nella zona centrale di una grande metropoli europea come Milano, questo sito vive quasi appartato, protetto e custodito dagli edifici e dai monumenti che lo circondano su ogni fronte e che ne esaltano l’incanto di borgo medievale. Il progetto dell’illuminazione di Sant’Ambrogio ha inteso conservare il fascino di questa separatezza e, allo stesso tempo, offrire ai cittadini e ai visitatori delle immagini notturne in grado di mostrare tutta la bellezza del monumento romanico nel rispetto dei valori e significati che il complesso ha rappresentato nei secoli per i fedeli. Le soluzioni illuminotecniche realizzate ricollocano l’immagine della Basilica nella cornice della piazza e delle vie limitrofe mettendo in evidenza gli elementi architettonici salienti, in ordine alla simbologia liturgica e religiosa, nonché dal punto di vista artistico e culturale: il Portico di Ansperto, la grande facciata a capanna col Nartece e le ariose logge superiori, l’imponente Tiburio della cupola che sovrasta l’altare, i due Campanili, il Coro e l’Abside. Il progetto ripropone il ruolo simbolico che la luce ha sempre assunto nella tradizione dell’architettura ecclesiale. La luce del sole e del cielo, in particolare, è sempre stata interpretata come una metafora del divino. Nella sua apparenza di energia che proviene da orizzonti e da profondità di cui non si scorge l’origine, la luce ha simboleggiato la stessa divinità. E la penetrazione della luce nel Tempio ha acquisito il significato della presenza immateriale del Signore. Il progetto richiama questo concetto con una particolare distribuzione della luce, privilegiando le parti architettoniche che si trovano alle quote maggiori. Secondo questo orientamento, la copertura a falde del Tiburio, la copertura del coro e dell’abside, le coperture dei due Campanili, il culmine della copertura della navata centrale decorato con la croce, visibile dal largo prospiciente l’Atrio di Ansperto, sono gli elementi che ricevono luce degradante in luminanza dall’alto verso il basso. L’effetto è simile ad una grande velatura di luce che si adagia sulle membrature emergenti. L’immagine notturna dà corpo all’idea di una luce siderale che dall’alto si distende sulla Basilica, la copre e la protegge, ne mette in risalto i corpi più vicini alla volta celeste, lasciando viceversa in leggera penombra quelli prossimi alla base terrena. Un particolare significato si è inteso attribuire alla luce prodotta dall’uomo a imitazione della natura. La luce artificiale ha sempre accompagnato l’atto della devozione, in modi e forme disparate. Per secoli l’uomo ha rischiarato la Chiesa con la poca luce che le limitate risorse consentivano: i lumi a olio, i ceri, le candele. Sono fonti luminose rispettose dell’ombra Mai la chiesa è stata illuminata “a giorno”, come un teatro, bensì usando la povera luce portata dal devoto. E questa luce ha una sua dinamica: la fiammella del cero è tremolante, sente il respiro dell’orante, freme al movimento dell’aria, mentre si consuma la materia di cui è fatta. E’ una luce di consunzione che ricorda il volgere finito della vita. Nella luce delle candele si coglie l’esaltazione della penombra più che la volontà di illuminare. La luce prodotta dall’uomo è l’umile omaggio a Dio, neppure paragonabile alla potenza e allo splendore della luce del Sole e del cielo. In conclusione: la luce che sottolinea la sacralità del luogo, la luce metafora del divino, la luce della devozione, sintetizzano i motivi-guida che hanno orientato il lavoro dei progettisti nel creare un’illuminazione tesa a valorizzare nella giusta misura, per i fedeli e per la città di Milano, il luogo in cui giacciono le sacre spoglie di Ambrogio, Gervaso e Protaso.
Arch. Gianni Forcolini per Lighting Academy Planimetria della Basilica, con l’indicazione dei punti luce.

 

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